Castello di Masnago Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/castello-di-masnago/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 26 Feb 2021 16:20:05 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Castello di Masnago Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/tag/castello-di-masnago/ 32 32 Ravo, artista-collezionista che aiuta i giovani https://www.artevarese.com/ravo-collezionista-che-aiuta-i-giovani/ https://www.artevarese.com/ravo-collezionista-che-aiuta-i-giovani/#respond Fri, 26 Feb 2021 15:28:51 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59619 di Cristina Pesaro “Nel salotto del collezionista”, mostra in corso fino al 2 maggio al Castello di Masnago, il visitatore intraprende un appassionante e suggestivo viaggio di scoperta della Varese di fine Otto e inizio Novecento attraverso capolavori di Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Adolfo Wildt. Queste opere furono acquistate […]

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di Cristina Pesaro

“Nel salotto del collezionista”, mostra in corso fino al 2 maggio al Castello di Masnago, il visitatore intraprende un appassionante e suggestivo viaggio di scoperta della Varese di fine Otto e inizio Novecento attraverso capolavori di Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Adolfo Wildt. Queste opere furono acquistate dai importanti collezionisti dell’epoca con lungimirante mecenatismo e profonda visione filantropica.
La rassegna ha suscitato l’interesse dello street artist varesino Andrea Ravo Mattoni che riprende grandi opere del passato, su muro o su tela, usando solo le bombolette spray. Mentre ammirava la Tamar di Giuda di Hayez, ne abbiamo approfittato per parlare del suo lavoro e stimolato le sue riflessioni sull’arte: «A fine gennaio 2021 sono stato in Francia ad Ambois, presso il castello di un mio collezionista dove in dieci giorni ho realizzato dodici dipinti a spray su tela. Lì sono venuti a vedermi 25 miei collezionisti: in quel contesto mi sono sentito un po’ come un pittore di corte in chiave contemporanea. Lì ho realizzato tre traduzioni di Peter Paul Rubens di grandi dimensioni, opere di due metri per tre e lavorato su Caravaggio e Delacroix. Quindi mi sono spostato a Le Mans dove ho lavorato in due dimore e visitato un’abbazia del 1300 che è stata acquisita da un mio collezionista e che diventerà un grande centro culturale dove nel 2022 farò una grande esposizione personale. Nello stesso anno parteciperò invece a una mostra collettiva in un grande museo di Parigi e anche a una personale vicino a Colmar.
In Francia c’è un interesse per la street art da più di quarant’anni e collezionisti che acquistano opere: ecco perché il mio lavoro avviene per il 75% in quel Paese. Collaboro con gallerie d’arte, con privati e anche con enti museali che in Francia acquisiscono opere. La mia opinione è che essere conservato fa sì che il mio pensiero possa essere viaggiare nel tempo e la mia arte amata e rispettata sia in dimore private che in un museo. Mi piacerebbe che ciò avvenisse anche in Italia, che ci fosse la stessa lungimiranza. Gli appassionati sono molto attenti al mercato e guardano al futuro: questo movimento ha raggiunto quotazioni inaspettate ed elevatissime. Basti pensare a Banksy le cui opere valgono dieci milioni di euro. Io in Francia sono tra gli italiani più conosciuti in questo movimento e sono ancora molto accessibile a livello di quotazioni: per le opere di piccolo formato chiunque si può permettere una mia opera.
In Italia eseguo ancora grandi pitture murali ma non c’è ancora per questo tipo di cultura del collezionismo per cui si rischia che queste opere saranno principalmente all’estero. Ho anche galleristi e collezionisti italiani ma numericamente non sono paragonabili quelli francesi, inglesi o americani.
Oltre a essere un artista sostengo e colleziono gli artisti della provincia di Varese, italiani e francesi. Perché invece di acquistare una riproduzione del Bacio di Klimt non compriamo serigrafie di artisti locali che studiano a Brera? Non c’è interesse? Non c’è la cultura per farlo? Come io compro le opere di questi artisti perché non lo fanno altri? Perché non ci sono gallerie che portano avanti avanguardie come la street art?
Io sto combattendo per diffondere la cultura del collezionismo anche in Italia».

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Riapre il Castello di Masnago https://www.artevarese.com/riapre-il-castello-di-masnago/ https://www.artevarese.com/riapre-il-castello-di-masnago/#respond Tue, 02 Feb 2021 11:09:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59380 Il Castello di Masnago approfitta della Zona Gialla per restituire a Varese una grande opportunità culturale: “Arte e mecenatismo, tra Otto e il Novecento”, aperta al pubblico fino a 2 Maggio. Le misure di sicurezza sono rigide e inaggirabili: 20 visitatori alla volta, igienizzanti all’ingresso, prova della temperatura e immancabili distanziamenti.

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Il Castello di Masnago approfitta della Zona Gialla per restituire a Varese una grande opportunità culturale: “Arte e mecenatismo, tra Otto e il Novecento”, aperta al pubblico fino a 2 Maggio.
Le misure di sicurezza sono rigide e inaggirabili: 20 visitatori alla volta, igienizzanti all’ingresso, prova della temperatura e immancabili distanziamenti.

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Nella primavera del coronavirus colpisce la «bambina coi fiori» e il suo sguardo https://www.artevarese.com/nella-primavera-del-coronavirus-la-bambina-coi-fiori/ https://www.artevarese.com/nella-primavera-del-coronavirus-la-bambina-coi-fiori/#respond Thu, 23 Apr 2020 13:22:35 +0000 https://www.artevarese.com/?p=55386 Il quadro Bambina coi fiori di Giacomo Balla, esposto al Castello di Masnago a Varese, appare di una attualità sconcertante. In questo periodo di grande precarietà e di privazioni delle nostre libertà, tra cui quella del contatto con la natura, di cui forse i bambini più ne soffrono, lo sguardo malinconico di questa fanciulla, non può che […]

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Il quadro Bambina coi fiori di Giacomo Balla, esposto al Castello di Masnago a Varese, appare di una attualità sconcertante. In questo periodo di grande precarietà e di privazioni delle nostre libertà, tra cui quella del contatto con la natura, di cui forse i bambini più ne soffrono, lo sguardo malinconico di questa fanciulla, non può che fare pensare a loro. I tanti bambini che oggi non possono, certo per la salvaguardia della propria salute e di coloro che gli stanno intorno, uscire in giardino, scorrazzare in un prato e raccogliere i fiori che la primavera ci offre. E sì, perché lo sguardo penetrante di Luce, così si chiama la nostra interprete e portavoce di un generazione, sembra fissarci e domandarci perché non può fare quello che ha sempre fatto, semplicemente stare all’aperto e portare tanti fiorellini alla mamma.
La riflessione si fa qui più universale: mai come quest’anno la natura è così rigogliosa, insieme agli animali si riprende i propri spazi e diventa la vera protagonista del creato ridimensionando la nostra esistenza.
Il dipinto del 1902, uno dei capolavori della collezione, è giunto ai Musei Civici di Varese grazie al lascito di Amelia Bolchini De Grandi del 1965, “per dare decoro e lustro alla sua cara città natale” insieme a molti altri quadri. E così, questa munifica donazione, oggi conservata al Castello di Masnago diede vita alla collezione varesina di dipinti e fece da incentivo per altri collezionisti.
Il quadro è significativo per l’appartenenza al periodo prefuturista di Balla – che noi più conosciamo – quando, originario di Torino si era trasferito a Roma con la madre che fin da subito sostenne la formazione del figlio che aveva frequentato l’Accademia Albertina di Torino. In questi anni l’artista si dedicò con passione a una pittura di cromatismo vivace e incentrato su tagli ispiratati dalla vita moderna, anche sulla scorta di quanto aveva appreso a Parigi in un viaggio nel 1901 dove aveva preso conoscenza delle più aggiornate esperienze artistiche e dell’evoluzione della fotografia, grande passione giovanile e primo impiego del pittore.
Bambina coi fiori sembra un esempio efficace a questo riguardo, poiché la tela riconduce alla tecnica in bilico tra divisionismo e postimpressionismo. L’immagine della bambina, la figlia Luce, si segnala per un’inquadratura particolare: la figura si staglia su uno spazio di giardino segnato solo da alti ed esili tronchi e, ripresa nella sua visione frontale, sembra fissarci ed uscire dalla tela e presentarsi, con le mani colme di fiori allo spettatore. Il linguaggio divisionista si sfalda per lasciare spazio a una pennellata libera e informale a  complesse trasparenze e delicati effetti luministici che contribuiscono ad conferire alla bambina un’espressione straniante.

Cristina Pesaro

 

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Castello di Masnago, viaggio tra gli affreschi https://www.artevarese.com/gli-affreschi-del-castello-di-masnago-lo-stupore-che-suscita-il-luogo-in-cui-vivi/ https://www.artevarese.com/gli-affreschi-del-castello-di-masnago-lo-stupore-che-suscita-il-luogo-in-cui-vivi/#respond Fri, 17 Jan 2020 11:15:41 +0000 https://www.artevarese.com/?p=54234 Non capita spesso, visitando un museo, di trovarsi di fronte a qualcosa di totalmente inaspettato. Infatti chi visita la collezione permanente del museo del Castello di Masnago ammirare sculture e pitture di un periodo compreso tra il ‘500 e il 2000. Il complesso, certo è affascinante in sé, per quello che rappresenta: un castello appunto, […]

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Dama che suona organo portativo

Non capita spesso, visitando un museo, di trovarsi di fronte a qualcosa di totalmente inaspettato. Infatti chi visita la collezione permanente del museo del Castello di Masnago ammirare sculture e pitture di un periodo compreso tra il ‘500 e il 2000. Il complesso, certo è affascinante in sé, per quello che rappresenta: un castello appunto, costruito intorno a una torre di avvistamento del XI secolo che ha assunto la connotazione attuale di villa grazie alle aggiunte settecentesche.
Ma quello che il visitatore spesso non sa è che gran parte dell’ala quattrocentesca è affrescata con scene a carattere profano tra la poche conservate in Italia, a livello di quelle del Castello di Avio o del Castello del Buonconsiglio a Trento o della cappella di Teodolinda del Duomo di Monza dei fratelli Zavattari. Dal punto di vista tematico troviamo inoltre in Italia pochissime raffigurazioni della vita di corte e tra queste alcune sono in rapporto con Masnago: ricordiamo i Giochi del Palazzo Borromeo di Milano e le decorazioni della Casa degli Orrigoni di Azzate.

Caccia col falcone

Veramente d’impatto è entrare, al pianterreno, durante la visita al museo, in quello che è considerato l’ambiente principale del ciclo pittorico, riportato alla luce nel 1937, interamente decorato senza soluzione di continuità con i passatempi di corte e per questo denominato Sala degli Svaghi. Qui si distinguono il Signore e la Signora a cavallo e impegnati nella caccia col falcone seguiti dalla loro corte, alcune dame in barca e altre impegnate nel gioco dei tarocchi. Il fulcro della scena è rappresentato da una dama intenta a suonare l’organo portativo sotto una tenda riccamente ornata. Si pensa che si possa trattare di Maria Lampugnani, moglie di Giovanni Castiglioni, intellettuale e bibliofilo che si spense nel 1443, anno che ci consente di collocare la rappresentazione dopo tale data poiché la dama è vestita a lutto. L’emblema della famiglia Castiglioni, cioè un leone rampante che sorregge un Castello e una torre, inoltre, insieme ad altri stemmi, è collocato proprio sopra la tenda.

Sala dei Vizi e delle Virtù

Il motivo ricorrente dell’acqua, ci conduce, attraverso l’antica scala – oggi chiusa al pubblico – alla corrispondente Sala dei Vizi e delle Virtù al piano superiore.
L’apparato decorativo di questa sala presenta una singolare iconografica di ispirazione filosofica e morale. L’argomento trattato è il confronto tra i Vizi e le Virtù: un tema allegorico e didascalico attinto dalla cultura classica. Tra colonnine di gusto tardo gotico, l’artista colloca sette scene, ove sono raffigurate tre figure femminili ciascuna: si tratta in tutti i casi della personificazione di una virtù, che appare al centro incoronata, con ai lati due vizi che illustrano atteggiamenti equidistanti in eccesso o in difetto dalla aurea mediocritas – l’ottimale moderazione – che dovrebbe caratterizzare la vita dell’uomo saggio. L’ipotesi di una datazione alla metà del XV secolo contribuisce un particolare degli affreschi della stanza, infatti le monete sperperate dalla Prodigalità sarebbero dei Grossi milanesi, un conio che ebbe luogo nel capoluogo soltanto tra 1447 e 1450.

La Liberalità tra l’Avarizia e la Prodigalità

Da un punto di vista stilistico gli affreschi degli Svaghi e dei Vizi e delle Virtù si collocano nel contesto del revival della pittura gotica, il cosiddetto gotico internazionale, in voga a Milano, come in gran parte dell’Europa, nei decenni centrali del XV secolo mentre l’artista si concentra sulla restituzione realistica e vivace di splendidi dettagli naturalistici presi dal mondo vegetale o animale, – tra i brani di maggiore efficacia vi sono delle anatre raffigurate mentre si bagnano in uno stagno, lepri, feroci cani da caccia e fedeli cani da compagnia – e la sfilata elegante dei personaggi aristocratici, vestiti secondo la moda dell’epoca.

Sala della musica

Adiacente a questo ambiente troviamo la Sala della Musica, che prende il nome da alcuni dettagli dipinti, come lo spartito e alcuni strumenti musicali effigiati sulla destra dell’ingresso. Nella sala, più tarda rispetto alle altre, decorata all’inizio del XVI secolo con spiccato gusto rinascimentale, è rappresentato uno zoccolo su cui poggiano diversi oggetti dipinti. Al di sopra, una serie di quadrature architettoniche restituisce allo spettatore l’illusione di un loggiato aperto sull’esterno, che nelle varie arcate presenta la raffigurazione di scene a carattere mitologico, sacro o simbolico. Possiamo ipotizzare che la sala fosse destinata a ospitare uno studiolo ma sfugge alla comprensione il filo conduttore che lega questa enigmatica sala.

La Sala della Crocifissione, decorata con motivi geometrici, comprende, in una piccola nicchia, una Crocifissione con santi.Da questa presunta cappella si accede infine a un ultimo ambiente caratterizzato da una finta architettura, composta da ampie arcate, sotto le quali sono ancora visibili le tracce di pittura, forse i resti di alcuni paesaggi dipinti. In quella che è conosciuta come Sala delle Colonne il pittore ha immaginato alcune possenti colonne che si innalzano a sostenere un finto architrave ornato da medaglioni con ritratti alternati a stemmi e figure mitologiche.

Sala della Crocefissione
Sala delle colonne

 

 

 

 

 

 

 

Cristina Pesaro

Castello di Masnago
Via Cola di Rienzo 42 – Parcheggio in via Monguelfo
Aperto da martedì a domenica: 9.30-12.30|14.00-18.00

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Leonardo al Castello di Masnago https://www.artevarese.com/leonardo-al-castello-di-masnago/ https://www.artevarese.com/leonardo-al-castello-di-masnago/#respond Tue, 28 May 2019 07:19:08 +0000 https://www.artevarese.com/?p=50968 A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, anche Varese si attiva con una serie di iniziative storiche, artistiche, didattiche e culturali dedicate al suo ineguagliabile genio. Al Castello di Masnago, sabato 25 Maggio, è stata inaugurata una mostra che affianca al prodigio vinciano il valore simbolico e poetico dell’acqua, declinato lungo i secoli: dalla Genesi, […]

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A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, anche Varese si attiva con una serie di iniziative storiche, artistiche, didattiche e culturali dedicate al suo ineguagliabile genio. Al Castello di Masnago, sabato 25 Maggio, è stata inaugurata una mostra che affianca al prodigio vinciano il valore simbolico e poetico dell’acqua, declinato lungo i secoli: dalla Genesi, passando per Dante.

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Microstorie di Archeologia Contemporanea: l’arte nella discarica https://www.artevarese.com/microstorie-di-archeologia-contemporanea-larte-nella-discarica/ https://www.artevarese.com/microstorie-di-archeologia-contemporanea-larte-nella-discarica/#respond Fri, 25 May 2018 05:20:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45250 Alberto Bortoluzzi ci racconta la mostra che presenta 84 foto in un’insolita visione dei rifiuti che dimostra come, con una lettura ironica e poetica e con un occhio attento, il bello si possa trovare ovunque. “Questo progetto è nato in due tempi diversi: il primo nasce dalla ricerca in un centro che si occupa di […]

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Alberto Bortoluzzi ci racconta la mostra che presenta 84 foto in un’insolita visione dei rifiuti che dimostra come, con una lettura ironica e poetica e con un occhio attento, il bello si possa trovare ovunque.

“Questo progetto è nato in due tempi diversi: il primo nasce dalla ricerca in un centro che si occupa di riciclare la carta alla Schiranna che così compressa e legata da filo d’acciaio a volte creava l’idea di finestre sulla vita contemporanea. Così ho cominciato per circa due anni questo lavoro che poi è stato fermo. L’anno scorso quando ho deciso di riprendere il discorso dei rifiuti, questa volta in un centro di raccolta di Aspem, sono riuscito a recuperare anche il lavoro precedente perché diciamo che il riciclo della carta è l’atto finale della raccolta differenziata.

Mi sono concentrato sull”ingombrante, sull’inerte e soprattutto sui sacchi della raccolta indifferenziata e ci ho trovato un sacco di cose. Certamente i sacchi sono chiusi ma quando vengono movimentati da benna e ragno per caricarli sul camion che li porterà al termovalorizzatore di Brescia per essere inceneriti e questi si rompono, capita che fuoriescano le cose più disparate. E così io piano piano ho cominciato una caccia al tesoro: per me ogni viaggio è un’emozione e quello che stavo iniziando era veramente emozionante.

 

Mi sentivo quasi in colpa se qualche giorno non potevo andare perché mi chiedevo cosa mi ero perso. I camion per caricare il materiale arrivano la mattina verso le 7.00 e mezza e le 8.00. Io andavo lì per le 9.00 e rimanevo fino alle 12.00 tutti i giorni. Così mi sono procurato un’enorme quantità di materiale. A quel punto bisognava decidere che tipo di lavoro avrei voluto sviluppare: sono un po’ stufo del tipo di fotografia che si fa oggi che spesso documenta situazioni violente o negative.

Io invece ho pensato che bisognerebbe invertire un po’ la tendenza e siccome esiste il bello delle cose e a me piace tutto quello che è usurato, in questo “regno” ho trovato il mio piccolo paradiso. Ho deciso di fare un recupero di tipo sociologico: in fondo le cose che noi buttiamo rappresentano la nostra vita e quindi ho messo insieme il materiale fotografato negli anni precedenti con gli oggetti trovati in quei pochi istanti prima che venissero demoliti e ho creato le Microstorie di Archeologia Contemporanea perché questo lavoro è molto simile a quello di un archeologo che però indaga sulla contemporaneità. Inoltre le immagini sono collegate l’una all’altra in una sorta di dialogo.

Nella mostra e nel catalogo ho voluto raccontare il ciclo della vita e proprio per questo che il libro termina su un momento molto duro: è quello che documenta l’arrivo dei sacchi neri che provengono dai cimiteri, luogo dove prima o poi finiremo tutti. Questo lavoro offre numerosi spunti di riflessione: i rifiuti sono il vissuto di ognuno di noi e diventano un vero e proprio archivio umano. Questo progetto è stato una grande fonte di arricchimento. Dopo questa esperienza mi piacerebbe moltissimo avere l’occasione di andare in paesi diversi dal nostro e fare un lavoro analogo così da creare uno spaccato di vita.

Un accenno a parte è quello sulla copertina: non proviene da una discarica ma comunque è un rifiuto. Quando sono venuti gli imbianchini a casa mia, tra il materiale usato per proteggere che stavano per buttare via, ho visto in un bidone e da una fessura, una Gioconda che mi spiava e che ho subito immortalato con la macchina fotografica. E’ diventata l’emblema della mostra e così l’opera più famosa al mondo è entrata a far parte della mia collezione privata!”

Cristina Pesaro

Microstorie di Archeologia Contemporanea

Castello di Masnago, Varese

26 maggio – 30 settembre 2018

Inaugurazione sabato 26 Maggio alle 17

Aperto da martedì a domenica: 9.30 -12.30 / 14.00-18.00

Ingresso: intero 4 euro, 2 euro ridotto, 1 euro scuole.

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La splendida Tamar di Giuda al Castello di Masnago https://www.artevarese.com/la-splendida-tamar-di-giuda-al-castello-di-masnago/ https://www.artevarese.com/la-splendida-tamar-di-giuda-al-castello-di-masnago/#respond Mon, 30 Apr 2018 11:29:50 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44607 http://video.artevarese.com/servizi-artevarese/2018/04/30/tamar.mp4   La Tamar di Giuda di Francesco Hayez – uno dei massimi rappresentanti della pittura italiana dell’Ottocento – è forse il più bel dipinto e il più importante, sia dal punto di vista pittorico che economico, conservato presso il Museo civico d’arte moderna e contemporarea del Castello di Masnago di Varese. Nei giorni scorsi […]

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La Tamar di Giuda di Francesco Hayez – uno dei massimi rappresentanti della pittura italiana dell’Ottocento – è forse il più bel dipinto e il più importante, sia dal punto di vista pittorico che economico, conservato presso il Museo civico d’arte moderna e contemporarea del Castello di Masnago di Varese.

Nei giorni scorsi lo street artist varesino Ravo, apprezzato in tutto il mondo, aveva raccontato in un’intervista ad ArteVarese di voler realizzare proprio su un muro della città di Varese questa bellissima opera di Francesco Hayez, la Tamar di Giuda.

Il quadro fa bella mostra di sé proprio nella sala dedicata all’Ottocento: una bellissima sede dove, sotto i soffitti a volta, sono esposti altri significativi dipinti e sculture dell’epoca: il Libro di preghiere di Eleuterio Pagliano, il Ritratto di gentildonna di Giuseppe Molteni, il Busto di Girolamo Ghirlanda di Vincenzo Vela, Raffaello e la Fornarina di Francesco Valaperta, Chiedo di potermi fidanzare con te di Luigi Buzzi Giberto solo per citarne alcune.

Daniele Cassinelli, direttore dei Musei Civici di Varese, ci racconta i particolari dell’opera:

“Il dipinto – donato al Comune di Varese da Massimo Vita nel 1971 – è da considerarsi uno dei massimi capolavori della prima maturità artistica del pittore veneziano. Alcuni documenti contribuiscono a datare l’opera al 1847 e a collocarla nella collezione di un connaisseur d’eccezione come Gaetano Taccioli, proprietario di altre opere dello stesso Hayez imperniate su temi quali l’esotismo e la malinconia, che a quelle date erano al centro di molta produzione italiana.

In questo senso la vicenda biblica sembra passare in secondo piano rispetto alle meravigliose scioltezze stilistiche e all’eleganza formale messe in scena dal pittore.

Hayez raffigura il manto bruno, la veste bianca e delicata, l’oro dei monili, l’anello e il bastone, oltre al copricapo sui toni del rosso che adorna la fronte di Tamar, utilizzando una pittura in grado di rendere magnificamente le diverse consistenze dei materiali. Al tempo stesso l’incarnato della donna e la restituzione del nudo illustrano le incredibili capacità di pittore del maestro di Brera.

Ma questa la storia della nostra  Tamar: nel libro della Genesi si narra che Tamar sposò i primi due figli di Giuda: Er e Onan, che tuttavia per motivi diversi caddero in disgrazia agli occhi del Signore che li fece morire. Giuda incolpò Tamar e non volle darle in sposo, come voleva la tradizione ebraica, Sala, il proprio terzo figlio. Tamar allora decise di mascherarsi da prostituta e circuire Giuda che, sedotto, le promise un agnello e lasciò in pegno all’amante il suo bastone, un cordone e l’anello. Tamar rimase incinta di due gemelli e Giuda la condannò al rogo, ma, una volta scoperto l’inganno e saputo che i bambini erano nati dal loro rapporto, la lasciò vivere. Nell’opera di Hayez la sensuale Tamar è raffigurata proprio con il pegno d’amore lasciatole dall’amante”.

 

Cristina Pesaro

 

Museo civico d’arte moderna e contemporanea-Castello di Masnago

Aperto da martedì a domenica: 9.30 -12.30 / 14.00-18.00

Ingresso: intero 4 euro, 2 euro ridotto, 1 euro scuole.

Chiuso 1° maggio

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TRA SVAGHI, VIZI E VIRTU’… https://www.artevarese.com/tra-svaghi-vizi-e-virtu/ Fri, 27 Oct 2017 09:33:29 +0000 http://varesearte.it/?p=40716 Gli affreschi cortesi del Castello di Masnago, oggi Museo di Arte Moderna e Contemporanea della città di Varese. Tutto ebbe inizio nel lontano Medioevo quando una grande costruzione, inizialmente concepita come una fortificazione – come testimonia l’imponente torre quadrata di avvistamento, risalente al XII secolo – cresceva e si elevava sull’altura di Masnago. L’omonimo Castello allora costruito subì, nel corso […]

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Gli affreschi cortesi del Castello di Masnago, oggi Museo di Arte Moderna e Contemporanea della città di Varese.

Tutto ebbe inizio nel lontano Medioevo quando una grande costruzione, inizialmente concepita come una fortificazione – come testimonia l’imponente torre quadrata di avvistamento, risalente al XII secolo – cresceva e si elevava sull’altura di Masnago. L’omonimo Castello allora costruito subì, nel corso dei secoli, aggiunte e ampliamenti che ne modificarono gradualmente il suo aspetto originale rendendolo sempre più simile a una grande villa.

Di proprietà della famiglia Castiglioni dal XIV secolo passò nei primi anni del Novecento alla famiglia Mantegazza e più tardi ai Panza che lo cedettero al Comune di Varese che lì vi insediò la sua celeberrima Pinacoteca.Ma, è il vasto ciclo affrescato della sala di rappresentanza al pian terreno e di una stanza al primo piano del Castello ad attirare, con curiosità e stupore, la nostra attenzione.
I dipinti, noti a tutto il “mondo dell’arte”, scoperti nel 1937 e fatti restaurare dall’allora proprietario Angelo Mantegazza, risalgono al Gotico Cortese o Internazionale, l’appendice ultima del grande periodo del Gotico diffusosi in tutte le corti d’Europa, che va dalla fine del Trecento alla metà del Quattrocento.

Tipici passatempi di corte nella Sala degli Svaghi… le cui pareti, affrescate senza soluzione di continuità, con un effetto illusionistico che raggiungerà il suo apice nella Sala dei Vizi e delle Virtù, raffigurano scene quali la Caccia col falcone con i suoi due personaggi a cavallo – la dama in abito rosso e l’uomo in una giubba orlata di ermellino sulla cui mano serra gli artigli un elegante falcone bianco – la Gita in barca della dama con le sue due ancelle, il Gioco dei tarocchi a bordo di una nave su cui sventola lo stemma Castiglioni, la Colazione sull’erba di un gruppo di gentiluomini e

l’immagine di una dama intenta a suonare l’organetto, elegantemente adagiata sotto una decoratissima tenda sulla cui cima sventola, di nuovo, lo stemma della famiglia Castiglioni. C’è chi ha voluto riconoscere nella dama con l’organetto Maria Lampugnani, la sposa di Giovanni Castiglioni, nel cui Castello di famiglia a Legnano si trovano affreschi di carattere cortese databili intorno alla metà del XV secolo… è forse una coincidenza? Io non credo: nel Quattrocento, infatti, Varese visse un’intensa stagione decorativa ove le famiglie più importanti sentirono la necessità di dotare le pareti delle loro dimore di cicli affrescati, con esiti assolutamente interessanti.I dipinti, in linea con altri esempi coevi di pittura lombarda di gusto cortese – poco distante il ciclo della Sala nuziale di Casa Orrigoni ad Azzate – si distinguono per l’attenta resa del dettaglio e per la caratterizzazione fisionomica di alcuni volti, testimoniando e confermando così la fortuna delle tematiche aristocratiche e profane nella Lombardia della metà del Quattrocento.
Nella Sala dei Vizi e delle Virtù al piano superiore la soglia tra architettura reale e dipinta è pressoché inesistente: l’espediente delle porte dipinte evita, infatti, l’interruzione della decorazione da parte delle reali aperture.
Le pareti della stanza sono organizzate ritmicamente in gruppi di tre figure femminili – una Virtù e i due Vizi corrispondenti – incasellate entro partiture architettoniche di colonnine dipinte che, poste sotto le travature del soffitto, intendono porsi in rapporto con l’architettura reale della sala.
Ma, quali sono le personificazioni di Vizi e Virtù qui rappresentate? 

Incontriamo, ad esempio, la Castità tra Lussuria, in abito eccessivamente scollato, e Vanità, intenta a guardarsi allo specchio ; la Liberalità tra Avarizia e Prodigalità; la Sollecitudine tra Pigrizia, con una scarpa e una calza nelle mani, e Accidia, con le vesti stracciate e i capelli in disordine; la Carità tra Invidia e Ipocrisia;

l’Umiltà, con l’agnello ai suoi piedi, tra Superbia e Arroganza

Nonostante questi dipinti siano stati ritenuti più deboli da un punto di vista stilistico e attribuiti ad aiuti della bottega del Maestro della Sala degli svaghi, hanno da sempre attirato l’attenzione degli studiosi soprattutto dal punto di vista iconografico. Le diverse teorie che sono state formulate nel corso degli anni presentano tutte un conduttore fil rouge: gli interessi culturali della famiglia committente, la famiglia Castiglioni.
Giulia Lotti

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I SEGRETI DELL’UNIVERSO… https://www.artevarese.com/i-segreti-delluniverso/ Fri, 20 Oct 2017 14:11:36 +0000 http://varesearte.it/?p=40862 Venerdì 20 ottobre – ore 20,30  FABIO PERI “Scrittura universale: i codici del cosmo” con brani dallo spettacolo “Planetario” Introduce LUCA BUZZI Ricercatore dell’Osservatorio Astronomico Schiapparelli Fabio Peri, laureato in Fisica all’Università degli Studi di Milano, si dedica alla Astronomia extragalattica, alla Cosmologia, collaborando con la University of British Columbia, Vancouver, Canada e con l’Osservatorio […]

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Venerdì 20 ottobre – ore 20,30 

FABIO PERI
“Scrittura universale: i codici del cosmo”
con brani dallo spettacolo “Planetario”


Introduce LUCA BUZZI

Ricercatore dell’Osservatorio Astronomico Schiapparelli
Fabio Peri, laureato in Fisica all’Università degli Studi di Milano, si dedica alla Astronomia extragalattica, alla Cosmologia, collaborando con la University of British Columbia, Vancouver, Canada e con l’Osservatorio Astronomico di Milano-Brera. 

Dal 1999 è Direttore del Civico Planetario “U. Hoepli” di Milano e si occupa della conduzione scientifica dell’Istituto. È stato fondatore e presidente dell’Associazione dei Planetari Italiani (PlanIt) e membro di varie associazioni italiane ed internazionali (IPS, SAIt).
Per scoprire i segreti dell’universo accompagnati dalle emozioni della musica, ha realizzato, insieme ai Deproducers (Vittorio Cosma, Max Casacci, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia) il progetto “Planetario, musica per conferenze spaziali”, un CD e un concerto/spettacolo teatrale.
Per info:
Claudio Benzoni
cell. 348.4124460

 

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ART-FEST Varese https://www.artevarese.com/art-fest-varese/ Fri, 01 Sep 2017 15:19:58 +0000 http://artevarese.com/?p=41167 Settembre porterà una stimolante novità nel mondo della cultura varesina e non solo. Gli spazi del Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, presso il Castello di Masnago, ospiteranno infatti la prima edizione di ART-FEST Varese, un percorso esplorativo all’interno della ‘scrittura artistica’, alla scoperta dei diversi linguaggi creativi, fatto di incontri e appuntamenti tematici con […]

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Settembre porterà una stimolante novità nel mondo della cultura varesina e non solo. Gli spazi del Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, presso il Castello di Masnago, ospiteranno infatti la prima edizione di ART-FEST Varese, un percorso esplorativo all’interno della ‘scrittura artistica’, alla scoperta dei diversi linguaggi creativi, fatto di incontri e appuntamenti tematici con artisti ed esperti.

Nell’era delle nuove tecnologie digitali c’è un crescente bisogno di capire il senso dei segni, dei caratteri e delle parole, il cui fascino va al di là delle mode e del tempo, perché sono una forma di comunicazione che appartiene a tutti, colti e meno colti.
La capacità di produrre segni accomuna gli uomini e li rende simili al di là delle lingue, delle etnie, delle religioni e delle appartenenze territoriali. ART-FEST intende proprio porre l’accento sul momento primordiale e puro, ancestrale, relativo al segno: un gesto semplice, istintivo, che oggi diamo per scontato o spesso carichiamo di significati inutili.
ART-FEST prende il via il 9 settembre alle ore 18,00 con l’inaugurazione di IDEOSCRIPTURA, 90 lavori frutto della più recente ricerca artistica di Claudio Benzoni.
“È una ricerca che è nata osservando la configurazione delle nostre lettere alfabetiche, che non sono affatto arbitrarie o convenzionali – sottolinea Claudio Benzoni – Ogni lettera, generata a partire dall’arte preistorica, è un disegno “decaduto” o stilizzato la cui origine va rintracciata proprio nelle primitive immagini e nei singolari segni del paleolitico e del neolitico. Con l’uso dei nuovi media abbiamo perduto l’unità di scrittura: le parole si sono separate dalla loro figura, si sono “s-figurate”, diventando astratte e autonome. La figura si è svuotata della presenza originaria che l’abitava, significandola: il mondo, la vita. Il risultato – continua l’artista varesino – ha dato origine a due forme espressive visive, il VIRUS e l’IDEOSCRIPTURA, un linguaggio che lega Grafica e Arte, fatto di incomunicabili e inaccessibili scomposizioni, sovrapposizioni e cesure, forme inaspettate, stranianti e attraenti allo stesso tempo: linee che si intersecano in una dissonanza visiva, ma creano un tracciato compositivo integrato e un insieme unitario”.
Da settembre alla conclusione di ART-FEST, tanti i relatori, artisti, critici ed esperti di multimedialità che interverranno sui temi della scrittura, nelle sue varie forme, storica e contemporanea. Tra gli altri:
EMILIO ISGRÒ – artista, poeta e scrittore
GIORGIO ZANCHETTI – storico e critico dell’arte
ANDREA BALZOLA – sceneggiatore e regista multimediale
LUCA BARCELLONA – grafico e calligrafo
ALFREDO RAPETTI MOGOL (in arte CHEOPE) – pittore e scrittore
GIULIA VENUTI – direttrice del Museo Officina della Scrittura di Torino
ROBERTO CARRARO – autore multimediale e artista digitale
GIÒ FUGA – graphic & type designer
FABIO PERI – astrofisico
Alcuni artisti, che creano opere utilizzando la scrittura, saranno invitati ad esporre i loro lavori, a rotazione, per relazionarsi e dialogare con le opere di Ideoscriptura.

per info
Claudio Benzoni

cell. 348.4124460
claudio@benzoni.it
www.ideoscriptura.com

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