Dama che suona organo portativo

Non capita spesso, visitando un museo, di trovarsi di fronte a qualcosa di totalmente inaspettato. Infatti chi visita la collezione permanente del museo del Castello di Masnago ammirare sculture e pitture di un periodo compreso tra il ‘500 e il 2000. Il complesso, certo è affascinante in sé, per quello che rappresenta: un castello appunto, costruito intorno a una torre di avvistamento del XI secolo che ha assunto la connotazione attuale di villa grazie alle aggiunte settecentesche.
Ma quello che il visitatore spesso non sa è che gran parte dell’ala quattrocentesca è affrescata con scene a carattere profano tra la poche conservate in Italia, a livello di quelle del Castello di Avio o del Castello del Buonconsiglio a Trento o della cappella di Teodolinda del Duomo di Monza dei fratelli Zavattari. Dal punto di vista tematico troviamo inoltre in Italia pochissime raffigurazioni della vita di corte e tra queste alcune sono in rapporto con Masnago: ricordiamo i Giochi del Palazzo Borromeo di Milano e le decorazioni della Casa degli Orrigoni di Azzate.

Caccia col falcone

Veramente d’impatto è entrare, al pianterreno, durante la visita al museo, in quello che è considerato l’ambiente principale del ciclo pittorico, riportato alla luce nel 1937, interamente decorato senza soluzione di continuità con i passatempi di corte e per questo denominato Sala degli Svaghi. Qui si distinguono il Signore e la Signora a cavallo e impegnati nella caccia col falcone seguiti dalla loro corte, alcune dame in barca e altre impegnate nel gioco dei tarocchi. Il fulcro della scena è rappresentato da una dama intenta a suonare l’organo portativo sotto una tenda riccamente ornata. Si pensa che si possa trattare di Maria Lampugnani, moglie di Giovanni Castiglioni, intellettuale e bibliofilo che si spense nel 1443, anno che ci consente di collocare la rappresentazione dopo tale data poiché la dama è vestita a lutto. L’emblema della famiglia Castiglioni, cioè un leone rampante che sorregge un Castello e una torre, inoltre, insieme ad altri stemmi, è collocato proprio sopra la tenda.

Sala dei Vizi e delle Virtù

Il motivo ricorrente dell’acqua, ci conduce, attraverso l’antica scala – oggi chiusa al pubblico – alla corrispondente Sala dei Vizi e delle Virtù al piano superiore.
L’apparato decorativo di questa sala presenta una singolare iconografica di ispirazione filosofica e morale. L’argomento trattato è il confronto tra i Vizi e le Virtù: un tema allegorico e didascalico attinto dalla cultura classica. Tra colonnine di gusto tardo gotico, l’artista colloca sette scene, ove sono raffigurate tre figure femminili ciascuna: si tratta in tutti i casi della personificazione di una virtù, che appare al centro incoronata, con ai lati due vizi che illustrano atteggiamenti equidistanti in eccesso o in difetto dalla aurea mediocritas – l’ottimale moderazione – che dovrebbe caratterizzare la vita dell’uomo saggio. L’ipotesi di una datazione alla metà del XV secolo contribuisce un particolare degli affreschi della stanza, infatti le monete sperperate dalla Prodigalità sarebbero dei Grossi milanesi, un conio che ebbe luogo nel capoluogo soltanto tra 1447 e 1450.

La Liberalità tra l’Avarizia e la Prodigalità

Da un punto di vista stilistico gli affreschi degli Svaghi e dei Vizi e delle Virtù si collocano nel contesto del revival della pittura gotica, il cosiddetto gotico internazionale, in voga a Milano, come in gran parte dell’Europa, nei decenni centrali del XV secolo mentre l’artista si concentra sulla restituzione realistica e vivace di splendidi dettagli naturalistici presi dal mondo vegetale o animale, – tra i brani di maggiore efficacia vi sono delle anatre raffigurate mentre si bagnano in uno stagno, lepri, feroci cani da caccia e fedeli cani da compagnia – e la sfilata elegante dei personaggi aristocratici, vestiti secondo la moda dell’epoca.

Sala della musica

Adiacente a questo ambiente troviamo la Sala della Musica, che prende il nome da alcuni dettagli dipinti, come lo spartito e alcuni strumenti musicali effigiati sulla destra dell’ingresso. Nella sala, più tarda rispetto alle altre, decorata all’inizio del XVI secolo con spiccato gusto rinascimentale, è rappresentato uno zoccolo su cui poggiano diversi oggetti dipinti. Al di sopra, una serie di quadrature architettoniche restituisce allo spettatore l’illusione di un loggiato aperto sull’esterno, che nelle varie arcate presenta la raffigurazione di scene a carattere mitologico, sacro o simbolico. Possiamo ipotizzare che la sala fosse destinata a ospitare uno studiolo ma sfugge alla comprensione il filo conduttore che lega questa enigmatica sala.

La Sala della Crocifissione, decorata con motivi geometrici, comprende, in una piccola nicchia, una Crocifissione con santi.Da questa presunta cappella si accede infine a un ultimo ambiente caratterizzato da una finta architettura, composta da ampie arcate, sotto le quali sono ancora visibili le tracce di pittura, forse i resti di alcuni paesaggi dipinti. In quella che è conosciuta come Sala delle Colonne il pittore ha immaginato alcune possenti colonne che si innalzano a sostenere un finto architrave ornato da medaglioni con ritratti alternati a stemmi e figure mitologiche.

Sala della Crocefissione
Sala delle colonne

 

 

 

 

 

 

 

Cristina Pesaro

Castello di Masnago
Via Cola di Rienzo 42 – Parcheggio in via Monguelfo
Aperto da martedì a domenica: 9.30-12.30|14.00-18.00