Il quadro Bambina coi fiori di Giacomo Balla, esposto al Castello di Masnago a Varese, appare di una attualità sconcertante. In questo periodo di grande precarietà e di privazioni delle nostre libertà, tra cui quella del contatto con la natura, di cui forse i bambini più ne soffrono, lo sguardo malinconico di questa fanciulla, non può che fare pensare a loro. I tanti bambini che oggi non possono, certo per la salvaguardia della propria salute e di coloro che gli stanno intorno, uscire in giardino, scorrazzare in un prato e raccogliere i fiori che la primavera ci offre. E sì, perché lo sguardo penetrante di Luce, così si chiama la nostra interprete e portavoce di un generazione, sembra fissarci e domandarci perché non può fare quello che ha sempre fatto, semplicemente stare all’aperto e portare tanti fiorellini alla mamma.
La riflessione si fa qui più universale: mai come quest’anno la natura è così rigogliosa, insieme agli animali si riprende i propri spazi e diventa la vera protagonista del creato ridimensionando la nostra esistenza.
Il dipinto del 1902, uno dei capolavori della collezione, è giunto ai Musei Civici di Varese grazie al lascito di Amelia Bolchini De Grandi del 1965, “per dare decoro e lustro alla sua cara città natale” insieme a molti altri quadri. E così, questa munifica donazione, oggi conservata al Castello di Masnago diede vita alla collezione varesina di dipinti e fece da incentivo per altri collezionisti.
Il quadro è significativo per l’appartenenza al periodo prefuturista di Balla – che noi più conosciamo – quando, originario di Torino si era trasferito a Roma con la madre che fin da subito sostenne la formazione del figlio che aveva frequentato l’Accademia Albertina di Torino. In questi anni l’artista si dedicò con passione a una pittura di cromatismo vivace e incentrato su tagli ispiratati dalla vita moderna, anche sulla scorta di quanto aveva appreso a Parigi in un viaggio nel 1901 dove aveva preso conoscenza delle più aggiornate esperienze artistiche e dell’evoluzione della fotografia, grande passione giovanile e primo impiego del pittore.
Bambina coi fiori sembra un esempio efficace a questo riguardo, poiché la tela riconduce alla tecnica in bilico tra divisionismo e postimpressionismo. L’immagine della bambina, la figlia Luce, si segnala per un’inquadratura particolare: la figura si staglia su uno spazio di giardino segnato solo da alti ed esili tronchi e, ripresa nella sua visione frontale, sembra fissarci ed uscire dalla tela e presentarsi, con le mani colme di fiori allo spettatore. Il linguaggio divisionista si sfalda per lasciare spazio a una pennellata libera e informale a  complesse trasparenze e delicati effetti luministici che contribuiscono ad conferire alla bambina un’espressione straniante.

Cristina Pesaro