di Cristina Pesaro

“Nel salotto del collezionista”, mostra in corso fino al 2 maggio al Castello di Masnago, il visitatore intraprende un appassionante e suggestivo viaggio di scoperta della Varese di fine Otto e inizio Novecento attraverso capolavori di Francesco Hayez, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Adolfo Wildt. Queste opere furono acquistate dai importanti collezionisti dell’epoca con lungimirante mecenatismo e profonda visione filantropica.
La rassegna ha suscitato l’interesse dello street artist varesino Andrea Ravo Mattoni che riprende grandi opere del passato, su muro o su tela, usando solo le bombolette spray. Mentre ammirava la Tamar di Giuda di Hayez, ne abbiamo approfittato per parlare del suo lavoro e stimolato le sue riflessioni sull’arte: «A fine gennaio 2021 sono stato in Francia ad Ambois, presso il castello di un mio collezionista dove in dieci giorni ho realizzato dodici dipinti a spray su tela. Lì sono venuti a vedermi 25 miei collezionisti: in quel contesto mi sono sentito un po’ come un pittore di corte in chiave contemporanea. Lì ho realizzato tre traduzioni di Peter Paul Rubens di grandi dimensioni, opere di due metri per tre e lavorato su Caravaggio e Delacroix. Quindi mi sono spostato a Le Mans dove ho lavorato in due dimore e visitato un’abbazia del 1300 che è stata acquisita da un mio collezionista e che diventerà un grande centro culturale dove nel 2022 farò una grande esposizione personale. Nello stesso anno parteciperò invece a una mostra collettiva in un grande museo di Parigi e anche a una personale vicino a Colmar.
In Francia c’è un interesse per la street art da più di quarant’anni e collezionisti che acquistano opere: ecco perché il mio lavoro avviene per il 75% in quel Paese. Collaboro con gallerie d’arte, con privati e anche con enti museali che in Francia acquisiscono opere. La mia opinione è che essere conservato fa sì che il mio pensiero possa essere viaggiare nel tempo e la mia arte amata e rispettata sia in dimore private che in un museo. Mi piacerebbe che ciò avvenisse anche in Italia, che ci fosse la stessa lungimiranza. Gli appassionati sono molto attenti al mercato e guardano al futuro: questo movimento ha raggiunto quotazioni inaspettate ed elevatissime. Basti pensare a Banksy le cui opere valgono dieci milioni di euro. Io in Francia sono tra gli italiani più conosciuti in questo movimento e sono ancora molto accessibile a livello di quotazioni: per le opere di piccolo formato chiunque si può permettere una mia opera.
In Italia eseguo ancora grandi pitture murali ma non c’è ancora per questo tipo di cultura del collezionismo per cui si rischia che queste opere saranno principalmente all’estero. Ho anche galleristi e collezionisti italiani ma numericamente non sono paragonabili quelli francesi, inglesi o americani.
Oltre a essere un artista sostengo e colleziono gli artisti della provincia di Varese, italiani e francesi. Perché invece di acquistare una riproduzione del Bacio di Klimt non compriamo serigrafie di artisti locali che studiano a Brera? Non c’è interesse? Non c’è la cultura per farlo? Come io compro le opere di questi artisti perché non lo fanno altri? Perché non ci sono gallerie che portano avanti avanguardie come la street art?
Io sto combattendo per diffondere la cultura del collezionismo anche in Italia».