La Tamar di Giuda di Francesco Hayez – uno dei massimi rappresentanti della pittura italiana dell’Ottocento – è forse il più bel dipinto e il più importante, sia dal punto di vista pittorico che economico, conservato presso il Museo civico d’arte moderna e contemporarea del Castello di Masnago di Varese.

Nei giorni scorsi lo street artist varesino Ravo, apprezzato in tutto il mondo, aveva raccontato in un’intervista ad ArteVarese di voler realizzare proprio su un muro della città di Varese questa bellissima opera di Francesco Hayez, la Tamar di Giuda.

Il quadro fa bella mostra di sé proprio nella sala dedicata all’Ottocento: una bellissima sede dove, sotto i soffitti a volta, sono esposti altri significativi dipinti e sculture dell’epoca: il Libro di preghiere di Eleuterio Pagliano, il Ritratto di gentildonna di Giuseppe Molteni, il Busto di Girolamo Ghirlanda di Vincenzo Vela, Raffaello e la Fornarina di Francesco Valaperta, Chiedo di potermi fidanzare con te di Luigi Buzzi Giberto solo per citarne alcune.

Daniele Cassinelli, direttore dei Musei Civici di Varese, ci racconta i particolari dell’opera:

“Il dipinto – donato al Comune di Varese da Massimo Vita nel 1971 – è da considerarsi uno dei massimi capolavori della prima maturità artistica del pittore veneziano. Alcuni documenti contribuiscono a datare l’opera al 1847 e a collocarla nella collezione di un connaisseur d’eccezione come Gaetano Taccioli, proprietario di altre opere dello stesso Hayez imperniate su temi quali l’esotismo e la malinconia, che a quelle date erano al centro di molta produzione italiana.

In questo senso la vicenda biblica sembra passare in secondo piano rispetto alle meravigliose scioltezze stilistiche e all’eleganza formale messe in scena dal pittore.

Hayez raffigura il manto bruno, la veste bianca e delicata, l’oro dei monili, l’anello e il bastone, oltre al copricapo sui toni del rosso che adorna la fronte di Tamar, utilizzando una pittura in grado di rendere magnificamente le diverse consistenze dei materiali. Al tempo stesso l’incarnato della donna e la restituzione del nudo illustrano le incredibili capacità di pittore del maestro di Brera.

Ma questa la storia della nostra  Tamar: nel libro della Genesi si narra che Tamar sposò i primi due figli di Giuda: Er e Onan, che tuttavia per motivi diversi caddero in disgrazia agli occhi del Signore che li fece morire. Giuda incolpò Tamar e non volle darle in sposo, come voleva la tradizione ebraica, Sala, il proprio terzo figlio. Tamar allora decise di mascherarsi da prostituta e circuire Giuda che, sedotto, le promise un agnello e lasciò in pegno all’amante il suo bastone, un cordone e l’anello. Tamar rimase incinta di due gemelli e Giuda la condannò al rogo, ma, una volta scoperto l’inganno e saputo che i bambini erano nati dal loro rapporto, la lasciò vivere. Nell’opera di Hayez la sensuale Tamar è raffigurata proprio con il pegno d’amore lasciatole dall’amante”.

 

Cristina Pesaro

 

Museo civico d’arte moderna e contemporanea-Castello di Masnago

Aperto da martedì a domenica: 9.30 -12.30 / 14.00-18.00

Ingresso: intero 4 euro, 2 euro ridotto, 1 euro scuole.

Chiuso 1° maggio