La facciata dell'edificio sacroLa facciata dell'edificio sacro

Corsi e ricorsi – La piccola chiesa di San Michele a Gornate Olona ha appena tagliato il traguardo plurisecolare. Con la sua ricca e lunghissima vicenda storica, l'edificio sacro racchiude preziose testimonianze artistiche da conoscere, proteggere e valorizzare. Oggi, la chiesa che secoli fa certamente appariva inserita lungo le principali arterie viarie della valle del fiume Olona, si trova in posizione assolutamente isolata ma dominante un paesaggio di alta qualità. La dedicazione al più noto dei santi della cultura longobarda, suggerisce di rintracciarne il primo impianto in quei secoli lontani e così fiorenti per la vasta area del Seprio, luogo che non finisce di stupire per la ricchezza di memorie e residue persistenze storico-artistiche. Ci parlano della storia plurisecolare dell'edificio, i lacerti di affreschi nell'interno, attribuibili a diverse epoche.

Mano al portafogli – I ritrovamenti pittorici consentono di

San Michele, absideSan Michele, abside

ricostruire in parte la scena con il frammento del volto di un grande 'Cristo' reggente un libro con la scritta: 'Ego sum lux mundi vera'. Nella fascia sottostante, parti di una scena, molto dettagliata, con due pastori e un gregge sul lato sinistro, due angeli o santi sul lato destro ai quali sono stati sovrapposti, con il ripristino dell'abside dopo il crollo, due santi di almeno un secolo posteriori. Sullo zoccolo, l'inizio residuo della teoria dei 'mesi' con la rappresentazione del solo Giano bifronte. Si tratta di testimonianze pittoriche e storiche di grande rilevanza che, pur nella loro più limitata estensione, sono confrontabili con altre opere presenti in altri notissimi edifici religiosi come S.Vincenzo a Galliano. I restauri sono stati affidati all'équipe di Pinin Brambilla Barcilon.
L'opportunità di ridare all'edificio una sua integrità con la rimozione di alcuni interventi murari estranei alla sua consistenza più significativa, la necessità di indagini archeologiche nell'area circostante, ma soprattutto – a breve – la non rinviabile esigenza di salvaguardare e ricomporre i lacerti pittorici del XII° secolo con l'Agnello dell'arco trionfale, creano problemi economici rilevanti al parroco don Maurizio Canti, che senza un'adeguata disponibilità non potrà affrontare la spesa necessaria. Si dovrà avviare ogni iniziativa possibile per ottenere i necessari contributi, confidando nella sensibilità di Enti e Amministrazioni (senza trascurare benefattori privati) che già hanno dimostrato attenzione per i lasciti preziosi della nostra storia.

Particolare del campanileParticolare del campanile

La vera storia si legge sui documenti – Gli scavi documentari condotti sin qui, inoltre, hanno permesso di scoprire che le visite pastorali di Carlo Borromeo e quelle successive documentano lo stato della consistenza dell'edificio e le modifiche apportate dopo il '500. Nel luglio del 1570, durante la sua visita, l'illuminato cardinale rilevava un edificio "privo di sagrestia e della casa parrocchiale, con il campanile diroccato, senza campane, le pareti lesionate, il tetto fatiscente, cui puntelli lignei evitavano la caduta, l'oratorio circondato da sepolture…". Già a distanza di tre lustri, nel 1606, il cardinale Federico Borromeo veniva accolto al suono della campana, nella chiesa con il tetto riparato e resa più luminosa dall'apertura di una finestra nella parete meridionale. Molte altre sono le informazioni reperibili dai documenti storici: nel 1607, forse in seguito alle esortazioni dello stesso Borromeo, viene affrescato l'arco trionfale con le figure dell'Annunciazione e, ai lati, di S. Agata e un altro santo e i quattro evangelisti nel sott'arco. In seguito le sorti della chiesa peggiorarono nonostante qualche sporadico intervento di manutenzione, l'esecuzione dell'affresco di S. Michele nella seconda metà del XVIII secolo e la costruzione del sepolcro dei nobili Martignoni che andò così a sostituire l'altare di S. Rocco. Nel 1825 il campanile viene demolito e le pietre vengono riutilizzate per la costruzione del muro di cinta del nuovo cimitero in posizione più prossima all'abitato.

Avvenimenti recenti – Forse l'abbandono della chiesa di San Michele coincise con la devastazione e la distruzione della vicinissima Castelseprio. Ma venendo ad anni più vicini, negli anni '80 del secolo scorso, con un intervento diretto dall'architetto Sandro Mazza, la parrocchia affrontava, grazie ad un contributo regionale, i lavori di rifacimento della copertura in legno e tegole, della pavimentazione interna e altri minori interventi conservativi. La ripresa delle opere di consolidamento e di restauro degli affreschi seicenteschi data 1989. Così sono stati intercettati gli affreschi precedenti ed è stata avviata una più approfondita lettura delle vicende e dei significati più antichi del monumento. Si è arrivati a determinare che il catino dell'abside era totalmente affrescato prima di un esteso crollo avvenuto in epoca imprecisata, ma probabilmente tra il XIII° e il XIV° secolo.