"Entrato nel magnifico quadrilatero esulterò di gioia. […]
Guarderò al soffitto le decorazioni brillanti come gli astri giacché per l'abilità dell'arte e la bellezza dei cieli che risplende […] le nubi dei miei dolori si dissiperanno".
E per la prima volta nella storia, anche noi vedremo la Basilica della Natività di Betlemme così come la vide Sofronio nel lontano 603. Il merito va alla ditta pratese Piacenti, eccellenza italiana del restauro, e alla dottoressa Mariella Carlotti, curatrice della mostra "Restaurare il cielo", a Vedano fino al 24 ottobre.

"Quello di Betlemme è un lavoro che ha una doppia valenza: – afferma la professoressa Mariella Carlotti, curatrice dell'evento – la prima è la magnifica storia del genio italiano nel mondo, in particolare quello storico e artistico, che trova nel restauro della Basilica delle Natività la sua punta di diamante. La seconda – forse l'aspetto che in questo momento colpisce di più -, riguarda la portata di questi lavori in una zona calda come quella del Medio Oriente, in cui più che riabilitare si sta distruggendo l'eredità artistica della storia."

"Da un punto di vista tecnico – aggiunge Marcello Piacenti, titolare e restauratore della Piacenti s.p.a. – è stato un restauro difficile. Non solo per lo stato di conservazione dell'architettura e delle decorazioni, ma anche perché i mezzi a disposizione non erano certo quelli a cui siamo abituati in Europa. Oltretutto, non è stato facile nemmeno abituarsi all'ambiente e alla delicata situazione del posto; per fortuna, però, abbiamo costruito un team di esperti giovani e volenterosi e siamo arrivati a un risultato davvero soddisfacente. Avendo lavorato al restauro giorno e notte, l'impatto con i visitatori è stato quello di far rivivere un vero e proprio cantiere medievale, rifondare lo spirito delle botteghe di un tempo, in cui ogni problema veniva affrontato passo passo con l'impegno collettivo di grandi maestranze".

Tre anni di lavoro nello splendido Medio Oriente, in un edificio in cui da sempre hanno pregato insieme cristiani, musulmani e armeni. Un luogo di culto imprescindibile, il cui restauro ha richiamato l'attenzione di banche e istituzioni da tutto il mondo, indipendentemente da guerra e credo religioso. Perché sotto la cupola dorata della grotta di Betlemme, il messaggio è chiaro e semplice: non abbiamo futuro se non insieme.