Immagine lavoriImmagine lavori

Troppo importante per distruggerla – Ad Arsago vi sono fonti sommerse di ricchezza per la nostra cultura che sembrano inesauribili. Uno di questi tesori, di fondamentale importanza per una conoscenza sempre più approfondita della storia del nostro territorio e delle nostre origini, consiste in una vasca romana trovata pochi mesi fa, che ha rischiato recentemente di essere distrutta per volere della Sovrintendenza di Roma. Una perdita che il Comune di Arsago ha ritenuto troppo grande, vista l'importanza della struttura, tanto da incentivare il recupero, almeno parziale, della vasca. I lavori di documentazione e recupero si stanno svolgendo quindi sotto la direzione scientifica di Barbara Grassi, ispettrice di zona della sovrintendenza, e la direzione tecnica di cantiere di Cristiano Brandolini, arsaghese che lavora per la SCA Società Cooperativa Archeologica di Milano, coadiuvati da volontari dell'associazione DLF (dopolavoro ferroviario) di Gallarate e con la supervisione di Luisa Alpago Novello Ferrerio, conservatrice onoraria del Museo archeologico di Arsago.

Maggiori dettagli – Abbiamo chiesto al direttore tecnico dei lavori, Cristiano Brandolini, di raccontarci alcuni dettagli relativi al ritrovamento e ai lavori che si stanno compiendo per la salvaguardia dela struttura: "Il ritrovamento è avvenuto un paio di mesi fa – specifica Brandolini – nel cantiere edile di via Cattaneo, nell'ambito dei controlli di routine affidatimi dalla sovrintendenza. All'inizio non si capiva bene di cosa si trattasse, ma procedendo con gli scavi abbiamo riconosciuto una vasca per la raccolta dell'acqua piovana, risalente al II secolo d.C., dalle dimensioni interne abbastanza grandi, 2 x 2,80 metri".

Quali sono stati i lavori effettuati e cosa avete trovato?
"Il lavoro di scavo è consistito nel documentare la struttura della vasca e svuotarla; essa era infatti stata riempita con detriti di epoca romana, probabilmente ricavati da demolizioni di un edificio nelle vicinanze della vasca o dall'alzato della vasca stessa, che probabilmente doveva essere recintata da un muretto. Tra questi detriti abbiamo ritrovato tegoloni romani e pietrame squadrato; la maggiore sorpresa sono stati però i resti di ceramica da abitato: non quella quindi legata alle sepolture, di cui abbiamo molti esempi in questa zona, ma ceramica utilizzata nella quotidianità delle abitazioni romane. Sono molti i frammenti di queste ceramiche, e tra questi molti combaciano, perciò probabilmente sarà possibile anche recuperare interamente alcuni di questi utensili"

Come è costruita la vasca?
"Il paramento della vasca è molto interessante. Consiste in un muro a sasso con pietre in file regolari; e ogni tre file di pietre ve n'è una di tegoloni. Strutture di questo tipo erano molto comuni attorno al II sec. d.C.; le pareti così formate venivano poi intonacate di coccio pesto, che abbiamo trovato in alcuni angoli e sul fondo della vasca. Abbiamo documentato anche la profondità della vasca, che misura 80 cm; in realtà però si pensa fosse più alta perché probabilmente fu demolita al piano della campagna e riempita con i materiali che abbiamo trovato, forse appartenenti all'abitato circostante e risalenti al IV / V sec. d.C., periodo posteriore a quello a cui risale la costruzione della vasca stessa".

La vasca romanaLa vasca romana

Cosa ne sarà della vasca romana?
"Per quanto riguarda il destino del ritrovamento, l'Amministrazione Comunale ha da subito espresso la volontà di recuperare interamente la vasca e il suo contenuto. Purtroppo vicino al cantiere in cui è stata ritrovata non vi è un luogo adeguato in cui posizionare il resto archeologico, perciò abbiamo stilato un progetto per smontare la vasca e spostarla interamente al museo di via Vanoni a spese interamente nostre, del Comune e dell'architetto che si occupa della costruzione dell'edificio in via Cattaneo, e l'abbiamo poi presentato alla Sovrintendenza di Milano per ottenere i permessi necessari. Milano però ha demandato qualsiasi decisione alla Sovrintendenza di Roma, la quale non ha ritenuto la vasca un bene di grande interesse archeologico e quindi ne ha disposto la demolizione, pur auspicando il recupero di una parte significativa della struttura stessa".

E quindi come vi state muovendo?
"Da qualche giorno quindi stiamo procedendo al recupero di due muri, un lato lungo e uno corto, e parte del fondo della vasca. Una parte verrà collocata al centro della corte che l'impresa edile sta costruendo, come testimonianza del ritrovamento; l'altra parte invece verrà portata al Museo Archeologico di Arsago, e posta accanto al lapidario; il paramento murario e parte del fondo della struttura serviranno così essenzialmente come apparati didattici per esaminare la larghezza dei muri del II sec. d.C., e verranno corredati da pannelli esplicativi in cui saranno presenti le foto del ritrovamento".

Qual è l'importanza di questo ritrovamento per Arsago?
"Questo ritrovamento è molto importante perché ad Arsago prima di questi ultimi anni non era stato trovato nulla relativo all'abitato; questo perché le costruzioni hanno continuato a persistere nello stesso punto della città e le continue sovrapposizioni hanno cancellato i resti delle epoche precedenti. Già alcuni anni fa nel centro storico di Arsago ho scoperto che alcune abitazioni si sviluppano su fondazioni molto più antiche, probabilmente altomedievali. Anche nella zona sopra il colle, dove c'è la torre dell'acquedotto, vi sono stati ritrovamenti di abitato risalente all'Età del Bronzo finale e alla prima Età del Ferro, ma fin'ora di romano e longobardo non era mai stato scoperto nulla relativo a centri abitati".

Quindi pensa che ne pressi del ritrovamento ci fosse un centro abitato?
"Sicuramente nei pressi della vasca ci saranno anche i resti dell'abitazione che la utilizzava; e il fatto che esistesse nel nostro territorio un'abitazione, non per forza nobile ma anche rurale, che potesse permettersi una vasca per la raccolta dell'acqua piovana larga quasi 3 metri può portare a nuove interessanti considerazioni".