"Il libro che qui presento al pubblico nasce dalla mia volotà di agevolare la comprensione dell'arte contemporanea, ponendo domande utili all'intendimento delle risposte date dagli artisti attraverso le loro opere". Inizia così il libro "Galleria BHMP" scritto da Sergio Pesce, storico e critico d'arte, una vera e propria indagine sui percorsi intellettuali scelti quattro importanti artisti europei per manifestare le proprie tesi. Non si tratta dunque di un catalogo ove si descrivono i dipinti di una mostra in corso, ma di una "Galleria" che non si erge in nessun luogo preciso e che intende manifestarsi ogni qualvolta si vorrà aprire il libro.
Anzitutto partiamo dal titolo, sciogliamo la sigla e spieghiamone i motivi…
Il titolo nasce a seguito di una operazione critica che ho compiuto su alcuni artisti contemporanei europei. Una scelta del quale sono l'unico responsabile e che mi ha permesso di sottoporre all'attenzione del lettore quattro interessanti attori di diverse nazionalità. Galleria fa riferimento al luogo in cui è possibile ammirare le ventiquattro opere, con la possibilità di comunicare direttamente con i protagonisti, ed il sottoscritto, attraverso i contatti. BHMP richiama invece le iniziali dei cognomi (in ordine alfabetico) degli artisti e sono Barbara Brigola, Irmgard Hummitzsch, MvMarcus e Andrea Perissinotto. Personalità differenti che hanno saputo tradurre in opere le loro intenzionalità. Volontà che si basano su determinati concetti peculiari come il mito per Brigola, l'astrazione per Hummitzsch, la materialità artigianale per MvMarcus e la riflessione sull'iconografia di massa per Perissinotto.
Come nasce il libro e quali temi affronta?
In qualità di storico e critico d'arte ho partecipato a vari vernissage, conferenze e presentazioni, pubblicando libri e saggi. Attraverso queste esperienze ho consolidato la mia intenzione di far luce sulla complessa realtà dell'arte contemporanea spesso seguita solo da una ristretta cerchia di appassionati. Per ampliare il livello di interesse ho deciso di selezionare alcuni artisti, con alle spalle un rapporto con la tradizione e una buona fortuna critica. Si tratta di un libro di critica d'arte relativo alle loro opere, sei per ognuno di loro. Galleria BHMP non è un catalogo ove si descrivono i dipinti di una mostra in corso o già avvenuta, ma una galleria che non si erge in alcun luogo preciso e che intende manifestarsi ogni qualvolta si vorrà aprire il libro.
Per agevolare lo studio della "dimensione" contemporanea ho inserito una introduzione composta da tre paragrafi. Nel primo di essi mi sono concentrato sulla metodologia di ricerca quale utile strumento alla lettura delle opere d'arte e qui applicata a quelle contemporanee, utilizzando diversi esempi. Il secondo paragrafo l'ho dedicato alla critica d'arte, quindi agli elementi concettuali che la compongono. Dobbiamo ricordare che la continua riflessione su concetti che siano storici e artistici, assieme ad una accurata operazione ostensiva (dimostrativa) sull'opera sono l'unica metodologia valida per realizzare una critica corretta. Pur consapevole che un'opera non la si potrà spiegare pienamente solo a parole ho voluto soffermarmi su quali di esse è giusto usare. Se usassimo solo termini relazionati all'oggetto fisico la ricerca non indicherebbe quale interesse specifico ha per noi il dipinto o la scultura. Il terzo paragrafo si riferisce al mercato, indagando la sua struttura con citazioni storiche ed informazioni aggiornate. Una novità per un libro d'arte ma fondamentale per completare l'introduzione al contemporaneo e dunque agli artisti presentati.

Nell'introduzione lei spiega "come si legge un'opera d'arte", un argomento potremmo dire quasi "spinoso". Ripercorriamo un po' le linee guida…

In primis diciamo che per leggere un'opera serve avvicinarsi alla stessa e per questo dobbiamo provare piacere nel farlo. Un godimento che si dovrà intendere quale punto di partenza e non certo di arrivo. Il passo successivo sarà trasformare questo diletto in piacere per la conoscenza, concentrandosi sull'opera quale documento, affrontando le specificità che più ci hanno colpito nella visione. In secundis dovremmo considerare il dipinto quale soluzione (risposta) ad un determinato problema (quesito) che il committente ha assegnato all'artista o che quest'ultimo si è auto-imposto. Attraverso le nostre indagini, tra le quali la conoscenza della tradizione artistica e la comprensione delle fonti, assieme all'esamina delle capacità tecniche dell'attore, comprenderemmo se la sua intenzionalità concretizzata nella soluzione (opera) è stata esaudiente e priva di banalità. Il vedere è una cosa che deve essere appresa, come disse Wölfflin.
Qual è il ruolo del critico d'arte oggi ?
Il progressivo distacco delle opere dal loro aspetto meramente visivo per concentrarsi sugli aspetti mentali ha reso gli scritti sempre più necessari per introdurre e spiegare. Il ruolo del critico sarà dunque quello di riflettere in forma scritta le sue osservazioni sull'opera, mediando tra l'artista e il pubblico, eliminando dal suo lavoro qualsiasi forma di pregiudizio e impegnandosi a giustificare ogni sua scelta. Per questo motivo è fondamentale produrre una critica metodologicamente corretta. Ricordo che una critica positiva ma mal sviluppata può danneggiare l'artista soggetto dell'affondo.
Che tipo di pubblico è quello che si avvicina o frequenta il mondo dell'arte oggi?
Dobbiamo necessariamente dire che esiste un pubblico da museo ed uno da galleria e che i frequentatori del primo sono numericamente superiori a quelli che decidono di visitare le seconde. Sono rare le presenze di uno stesso soggetto in entrambi gli spazi. Il motivo ricade sulla legittimazione artistica che il museo (quale istituzione) conferisce alle opere che contiene e quindi ai loro esecutori. Le gallerie proponendo spesso (ma non sempre) nuovi artisti richiama evidentemente un pubblico minore in quanto gli stessi attori, pur confermati, non hanno ottenuto quella legittimazione alla quale fa riferimento il grande pubblico. Fattore che spesso si scontra con l'azione di vendere le loro opere. Peculiarità che produce, in talune occasioni, quel senso ipercritico (che spesso si concretizza in un pregiudizio) da parte del possibile compratore.
In entrambe le sedi risulta difficile determinare quanta gente decida di avvicinarsi per soddisfare il proprio godimento sensoriale e quanti riescano a perseguire un intimo piacere per la conoscenza. In questo secondo caso parlerei di una élite, nella quale chiunque può decidere di entrare a patto che sia fornito di sensibilità artistica e volontà di studio.
Parliamo del problema dell'arte contemporanea e del perché il pubblico tende a non capirla o a distaccarsene…
Ritengo che le risposte, a grandi linee, si possano trovare in certa critica mancante, nel protagonismo, spesso immotivato di alcuni artisti che spesso si rivelano solo dei creativi e infine nell'incapacità di un certo pubblico di eliminare il pregiudizio. Credo siano questi i fattori principali che tendono ad allontanare. Nel primo caso perché gli astanti non comprendono il significato e le intenzioni dell'artista, poiché chi scrive non giustifica criticamente i suoi giudizi; nel secondo dobbiamo ammettere che il voler impersonare, a tutti i costi, la figura dell'artista "contrario", lo trasforma (in alcuni casi, oggi più rari) in un provocatore, spesso non sostenuto dalla sua preparazione culturale e abilità tecnica; infine il pregiudizio che impedisce all'osservatore di vedere il dipinto, non permettendogli di staccarsi dalle sue conoscenze a priori sul soggetto ritratto. Il "vero" oggettivo della natura non potrà mai essere il "vero" soggettivo dell'artista.
Un ulteriore problema è dato dalla mancanza di domande (committenza) alle quali l'artista rispondeva (e risolveva) attraverso le opere. In questa assenza di rapporti l'artista sceglie da solo cosa risolvere a discapito di una immediata comprensione.
Inoltre l'idea falsamente democratica che chiunque produca arte non aiuta. Si pensi a quante brutture della pittura contemporanea sono frutto di una eccessiva e conveniente reazione polemica contro il virtuosismo e la tecnica. Discorsi che in alcuni casi servono a giustificare la pigrizia di taluni sedicenti artisti.
La domanda è piuttosto generica e non pretendiamo di avere una risposta completa… ma di poterci avvicinare a capire: che cosa determina il valore di un'opera d'arte?
L'opera è ricca di valori dal momento stesso in cui la definiamo quale soluzione di una operazione artistica, quindi arte. Se si sta parlando del valore economico allora dovremmo prendere in considerazione alcune specificità che coinvolgono al tempo stesso anche l'artista. Schematizzando potremmo affermare che dovranno esser analizzate; la formazione dell'artista, il periodo di attività, la fortuna critica e le mostre fatte. Mi preme sottolineare come spesso il prestigio del luogo dell'esposizione assuma maggior importanza rispetto al numero di eventi svolti. A queste si possono aggiungere ulteriori informazioni che sono diverse caso per caso.
Diamo uno sguardo anche al mercato d'arte, la sua natura e la funzione oggi…
Il mercato oggi come in passato è dipeso dall'interesse del pubblico verso l'oggetto artistico. Negare la sua funzione o sottacere sull'influenza che esso ha avuto nel corso della storia dell'arte significa mancare di obiettività. Si tratta di una propensione dell'essere umano. Sappiamo infatti che chi ama segue l'amata (opera) la quale emerge proprio grazie a questa attrazione. Sarà questo interesse a permetterne la traduzione anche in un valore economico, il quale dipende dalla tendenza del gusto, registrata dai critici e successivamente studiata dagli analisti del mercato per sfruttarla laddove la si consideri funzionale alle vendite. Parliamo di una struttura che negli ultimi anni ha mosso circa 15 miliardi di $. Nonostante le crescenti polemiche per le cifre esorbitanti che posso raggiungere determinate opere, possiamo constatare che circa il 64% di queste vengono vendute per meno di 5000$. Questa apparente democratizzazione del mercato riflette la società che lo ha così modificato, permettendo a quante più persone di poter intervenire come consumatori. L'estensione delle vendite anche attraverso le piattaforme on line ne sono un esempio. Egli vive in un equilibrato sistema di considerazioni ed indici economici basati essenzialmente sulla tendenza del gusto. La sua funzione la si percepisce sopratutto in quel livello in cui l'artista emergente si trova riconosciuto il suo lavoro, non solo dal punto di vista morale ma anche economico. Se così non fosse, al di là di alcune reminiscenze romantiche oggi anacronistiche, egli non potrebbe più produrre.
Infine ricordo che quando si affronta il tema del mercato dell'arte dobbiamo tener presente che gli indici economici di un'opera cambiano con maggior frequenza (nel bene e nel male) rispetto al giudizio critico.
Un'ultima domanda, tornando all'arte contemporanea, secondo lei quale direzione sta prendendo, quali gli spunti e il ruolo all'interno dell'epoca che stiamo vivendo.
In periodo come il nostro l'arte risente fortemente della necessità dell'uomo contemporaneo di vedere e comprendere nell'immediato il significato. Rispetto dunque ad altre forme di "comunicazione" ha bisogno di tempo per essere capita. La mancanza di questi momenti ne ostacola la comprensione, essendo di natura quanto più distante dal banale. Quindi possiamo dire che nonostante alcune felici eccezioni essa vive ai margini dell'attuale interesse contemporaneo.
In generale mi sento di poter affermare una sostanziale rivalutazione della tecnica, il che è un dato positivo. In questo ambito primeggia certamente la pittura seguita dalla scultura e dalla fotografia a discapito della stampa dei video e delle installazioni.
Possiamo convenire che le azioni artistiche d'oggi stanno lievemente superando quello che in passato è stato il trionfo della deformazione, abbandonando (sensibilmente) la necessità ad ogni costo di ricercare la novità, come in effetti fa la moda. Questa imposizione di cambiare continuamente la propria maniera, senza la scelta critica giustificante, ha contribuito a rendere alcune opere più simili a risposte pubblicitarie che non artistiche.