La Mummia del Similaun, nota anche come “Uomo venuto dal ghiaccio”, è un reperto antropologico scoperto nel 1991 sulle Alpi Venoste, ai piedi ghiacciaio del Similaun, a 3.213 m s.l.m., lungo il confine fra Italia ed Austria.

Nel 2008 venne effettuata la datazione al radiocarbonio, che attribuisce al ritrovamento un’età compresa tra il 3300 e il 3200 a.C., ponendolo nell’Età del rame, il momento di transizione tra il Neolitico e l’Età del bronzo. Si tratta dunque del più antico esemplare mummificato di Homo Sapiens.

Insieme al corpo furono rinvenuti anche resti degli indumenti e vari oggetti personali di grande interesse archeologico, come un arco in legno di tasso, una faretra con due frecce pronte e altre in lavorazione, un pugnale di selce, una perla in marmo, alcune esche, un acciarino, uno zaino per contenere gli oggetti e un’ascia in rame, dalla quale si evince un’estrazione medio-alta dell’uomo, dato che il rame a quei tempi era un materiale assai pregiato, che poteva avere anche attribuzioni rituali.

Come spesso accade per tutti i ritrovamenti archeologici di una certa eccezionalità, anche attorno a Ötzi sono state formulate molteplici di teorie riguardo chi sia stato, come avvenne la sua morte, cosa facesse nel luogo del ritrovamento.

Recenti analisi hanno evidenziato la presenza di una punta di freccia in selce all’interno della spalla sinistra e alcune ferite e abrasioni, tra cui un taglio sul palmo della mano destra, che spinge ad ipotizzare una morte violenta, piuttosto che per cause naturali, come si era pensato in un primo momento. La postura innaturale del corpo parrebbe infatti far supporre ad un tentativo di estrarre una freccia dalla schiena. Ulteriori elementi fanno pensare ad un gruppo, di cui Ötzi faceva parte, scampato ad un agguato, con un probabile compagno che lo avrebbe trasportato a spalla fino al luogo del ritrovamento.

Ötzi è considerato inoltre il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza: sul suo corpo si trovano ben 61 tatuaggi di varie forme e dimensioni. La tecnica utilizzata nel Calcolitico appare molto diversa da quella moderna: non venivano usati aghi, ma erano praticate delle piccole incisure della pelle, poi ricoperte con carbone vegetale per ottenere l’immagine scura. I tatuaggi dell’uomo del Similaun consistono in semplici punti, linee e crocette che si trovano essenzialmente in corrispondenza della parte bassa della colonna vertebrale, dietro il ginocchio sinistro e sulla caviglia destra. Recenti esami radiologici hanno individuato forme di artrite proprio in quei punti, si presume perciò che tali immagini avessero una funzione di tipo spirituale, magica, religiosa o quantomeno curativa, forse un tentativo di alleviare i dolori. Altri studiosi hanno proposto che i tatuaggi siano state indicazioni per la pratica dell’agopuntura. I punti di pressione dell’agopuntura moderna, che è rimasta invariata per millenni in Cina e in Asia in generale, combaciano infatti con quelli dei tatuaggi di Ötzi.

 

L’uomo affiorato dai ghiacci eterni si è fatto trovare lì per raccontarci la sua storia. Come ad un appuntamento ben programmato, ha lasciato con sapienza alcuni indizi in modo che noi potessimo passare il tempo a ricostruire la sua vita, le sue abitudini i suoi gusti, forse i suoi ultimi pensieri, ma sarà custode per l’eternità del suo muto segreto. 

Museo Archeologico dell’Alto Adige, Bolzano