I rifiuti di TradateI rifiuti di Tradate

Dejà-vu – Da qualche tempo tra Venegono Superiore ed Inferiore sono comparse per le strade delle strane macchie nere e gialle, animalier, spruzzate da un militante ignoto dello spray sui grigi "armadi" della Società dei Telefoni: atto vandalico esteticamente tollerabile (piacerebbe a Gillo Dorfles), anche se il nostro sprayer ( nato morto… ) forse non sa che le sue maculazioni simil mortadella costituiscono un deja-vu  dei celebri morbilli fluxus o pois della giapponese Yayoi-Kusama (Nagano, 1929), Premio Imperiale 2006. Un caso di "graffitismo" che non graffia più, ridotto a decorazione narcisista, da parte di un prodotto del secondo ‘900 ormai scarico, epigono e che magari neppure sa di essere tale: sbiadita fotocopia di altre fotocopie.

Epigono dada – A Tradate invece un mucchio di monnezza accumulato di fronte ad un palazzo del centro, che presto – causa "malcostume edile" – verrà demolito, in modo da farlo sembrare sul punto di scoppiare, è operazione dichiaratamente e consapevolmente debitrice dell'Internazionale Situazionista di Guy Debord & C., un movimento un-artist risalente a quasi mezzo secolo fa, con tanto di titolo e griffe: "Casa del malconsumo" by Moreno Di Trapani; qui, a differenza della suddetta situazione "macchiaiola" venegonese, siamo nell'ambito della mimesi avvertitiva (si avvertono i cittadini che i R.S.U. non sono solo un problema napoletano imitando, simulando a Tradate, ciò che invece a Napoli è cronaca tragicamente quotidiana…) e del trash, dell' "emulazione fallimentare" ( dicendola con Tommaso Labranca ) di un movimento neo-avanguardista del XX sec. come il Situazionismo, peraltro già esso stesso epigono dell'avanguardia Dada. Un caso, insomma, di retroguardia di terzo grado, di scopiazzatura (ve lo ricordate l'Enrico Baj riguardo la discarica di Vergiate?), meritoriamente finalizzata all'educazione civica ma che, sotto il profilo dell' inventiva, non va oltre la "trovata" provocatoria fatta per solleticare le cronache locali. Più che un fatto un ‘notiziabile fattoide'.

L'eco-avvertimento – Rimanendo on the road in quel di San Vittore Olona, a Villa Adele, dal 7 giugno prossimo ci si imbatterà invece in una "situazione Ur-pittorica ed Ur-fotografica" di Livio Borghi intitolata "Ombra a tre tempi": anche qui, sia pure autorizzato e voluto dal Comune, come nelle anonime macchie venegonesi "fuori legge" il pittorico non è finalizzato alla pittura ma ad una azione in situ, ad una situazione, con funzioni di decoro urbano, ("coprire il serbatoio anonimo e incombente del filtro dell'acquedotto", come dichiara il Sindaco ). Anche in questo caso, però, come a Tradate ma con una maggiore profondità d'intenti, l'autore ci vuole non solo eco-informare o eco-avvertire ma anche rendere coscienti che tutto e tutti si appartiene alla Natura. Solo che le ‘ombre colorate' degli Impressionisti che qui si fanno ‘colore impresso' – dipinto da Livio Borghi in una sorta di meridiana non più cronologica ma cairetica e al cui statico gnomone egli sostituisce i vivi rami di un pino, di un cipresso e di un liliodendro – non sono né ‘macchiette belline' né ‘brutture provocatorie' ma ricerca di una

L'opera di BorghiL'opera di Borghi

qualità di "ripensamento" del reale che va aldilà delle epifenomeniche estetiche del bello e/o del brutto, dell'orrido e/o del sublime, per giunta frutto – come le sopra elencate venegonesi e tradatesi – di consapevole e perciò trash o inconsapevole e dunque grottesco già visto, rivisto e stravisto che lascia il tempo che trova e le cose come stanno.

Patafisico – Questa muralista "meridiana di Kairos" dipinta dall'un-artist Livio Borghi – differentemente dalle "meridiane di Chronos" che coi loro nichilistici motti ci ricordano sempre il discontinuo tempus fugit del vivere, l'annichilente brevità caduca dell'esserci – il tempo divorato da Cronos ce lo restituisce caireticamente con ciò che del tempo costituisce il dinamico divenire dell'Essere; un'operazione site specific, come direbbero quei curatori internazionali che non si curano affatto di ciò che avviene nel mondo, che sarebbe piaciuta all'Alfred Jarry di "Essere e Vivere": quello della "Patafisica" autentica però, non della sua aberrante ed apocrifa vulgata novecentesca. Insomma, un Ur-fotografico quello di Livio che, come ci insegnerebbe il "paleorganologo della fotografia" Italo Zannier, in quanto tale è Ur-pittorica scotografia, platonico disegno d'ombre, "tracciato scotogenico" tra immagini (eidola) ed ombre (skias); policrome sciagrafie: colore che fissando l'ombra di un ramo ne estrae-astrae l'incolore ed invisibile linfa; operazione naivette di un outsider un-artist, più vera ed autentica, nella propria ingenuità, di quelle di molti scafati insider dell'attuale ma ancora fordista glamfashion industry.