Busto Arsizio – Salita drammaticamente alla ribalta in quest’ultimo periodo e ancor più in queste ultime convulse ore, Odessa è una città storica dell’Ucraina, famosa in tutto il mondo per lo splendore dei suoi monumenti ottocenteschi e delle sue incantevoli spiagge, così belle da farle guadagnare il titolo di perla del Mar Nero. La maggior parte di noi la ricorda anche per la famosa scena del film La corazzata Potemkin del regista lettone di nascita ma russo di adozione, Sergej Ejzenstejn. In quei fotogrammi i soldati dello zar, chiamati a reprimere la rivolta dell’equipaggio, scendono l’enorme scalinata che dal mare conduce alla Città schierati su diverse file e con le baionette puntate contro la popolazione inerme. Tutti la ricordano, ma forse non tutti sanno che quella scalinata, resa famosa dal film e realizzata dall’inglese Upton tra il 1837 ed il 1841, fu progettata dall’architetto italiano Francesco Boffo.

Le origini Italiane: una città coloratissima, innamorata della bellezza, della cultura e della libertà

Sicuramente favorita dalla sua posizione geografica e dall’ampio entroterra in cui sfociano diversi fiumi, tra i quali il Danubio, Odessa nel suo intenso seppur breve passato è stata una città cosmopolita e multiculturale, importante crocevia tra oriente ed occidente, porto cruciale dell’impero russo e luogo di grande interesse per artisti e letterati, ma soprattutto italiana di nascita. Le prime incursioni italiane in quei territori risalgono al Duecento, quando Genova ed i genovesi stabilirono proprio lì un loro avamposto navale chiamato Ginestra. Il primo insediamento ufficiale risale però al 1794, quando il napoletano di origini spagnole Giuseppe de Ribas rinominò un villaggio locale, Khadjiebev, in Odesso trasformato in seguito in Odessa per volere della zarina Caterina II. A metà dell’Ottocento, nel periodo della sua massima espansione, la colonia italiana contava oltre tremila abitanti: cartelli stradali, documenti, passaporti e atti giudiziari erano scritti in italiano, considerata da tutti la lingua degli scambi commerciali. Anche numerosi palazzi storici della città di Odessa furono progettati e costruiti da architetti Italiani. Odessa ebbe il soprannome di piccola Napoli. De Ribas per favorire lo sviluppo la Città chiamo a sé dall’Italia uomini illustri ed istruiti: ingegneri, architetti, insegnanti capaci di far crescere e prosperare le attività del porto. La presenza italiana in quelle terre influenzò non solo l’archittettura e l’economia, ma anche la gastronomia e la cultura tutta, sino al punto che sul finire del diciannovesimo secolo la Città adottò l’italiano come seconda lingua ufficiale. Probabilmente non tutti sanno che la famosissima canzone napoletana “O sole mio” simbolo universale dell’italianità e dell’identità partenopea fu scritta da Edoardo di Capua nel 1898 proprio ad Odessa. Noi oggi, e probabilmente tutto il mondo, siamo attoniti di fronte a quel che sta accadendo in questo luogo ricco di storia e meraviglia e guardiamo al suo destino con il fiato sospeso per la terribile minaccia di distruzione e morte che incombe sui suoi cieli.

“Il sole splendeva nel cielo come la lingua rossa di un cane assetato,
un mare possente schiumava lontano contro Peresyp,
gli alberi delle navi lenti oscillavano sull’acqua smeraldina nel golfo di Odessa.
Il giorno sedeva in una barchetta colorata,
il giorno navigava verso la sera, e verso sera, solo alle cinque,
tornò Liubka dalla Città”.
Racconti di Odessa Isaak Babel (1894 – 1940)

 

M. Giovanna Massironi