Castellanza, Villa PominiCastellanza, Villa Pomini

Nell'ambito dell'iniziativa dal titolo: Il buio della Memoria, mostra di locandine storiche di film sulla resistenza, del collezionista Domenico Gavella, promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Castellanza, l'Archivio Fotografico Italiano propone un reportage fotografico realizzato da Emanuela Colombo, su commissione della Cooperativa Libera Terra Sicilia che si occupa della riassegnazione e dell'utilizzo dei beni sequestrati alla mafia, trovando nel lavoro il riscatto sociale.

Non è un Paese per tutti, ma…
"Tutti i ragazzi in età scolastica qui si dichiarano e sono contro la mafia… è quando finiscono la scuola e iniziano ad aver bisogno di lavorare che le cose cambiano…". Comincia così il racconto di Salvo Vitale, amico intimo di Peppino Impastato (la cui storia è balzata all'attenzione collettiva dopo il film "I cento passi") e che dalla sua morte anima l'associazione a lui dedicata… "anche solo per lavorare in un call center con uno stage di tre mesi qui c'è bisogno della raccomandazione "di quelli che contano!!"".
Si perchè è inutile negarlo, quassù, sulle montagne alle spalle di Palermo e più esattamente nell'Alto Belice Corleonese, la mafia resiste e anche se sta ben attenta a non balzar più all'attenzione generale con gesti ecclatanti e violenti come successe negli anni Novanta, permea le vite di chi quassù è nato e da questi posti non vorrebbe spostarsi.

Uno dei lavori di Emanuela ColomboUno dei lavori di Emanuela Colombo

Uso il condizionale poichè moltissime volte, invece, per trovare da lavorare e quindi da vivere la gente di qui è costretta ad andarsene.
È per questo che da queste parti è molto più facile imbattersi in vecchi e bambini che in adulti in età lavorativa, tanto che un paese di 15.000 abitanti come era San Giuseppe Jato, ora vanta solo 9.000 residenti. Tutti i giovani sono stati costretti ad andarsene.

Se poi ci si ferma a chiacchierare con un anziano, si scopre che anche lui è stato al nord, in Svizzera, in Germania o in Canada a lavorare finchè gli è stato possibile e che adesso suo figlio, suo fratello o suo nipote sono là, dato che qui per loro non c'è nessuna possibilità e tornano solo, qualche volta, per le vacanze.
Ci troviamo proprio a pochi passi da Portella della Ginestra dove fu perpetrata il 1 maggio 1947 la prima strage del dopo guerra, a danno dei contadini poveri della zona che manifestavano contro il latifondismo e a favore dell'occupazione delle terre incolte da parte di chi avrebbe potuto lavorarle e viverci.
Sono passati più di 60 anni e ai latifondisti siciliani si è sostituita la mafia, che da queste parti ha dato i natali ad alcuni dei suoi più alti esponenti, per esempio Totò Riina e Giovanni Brusca, ma fino ad alcuni anni fa per i contadini del posto la situazione non era cambiata.
Moltissime terre erano in mano mafiosa e rimanevano incolte, mentre i lavoratori locali non avevano campi da lavorare per vivere.

Oggi, grazie all'impegno di soggetti istituzionali, quali la prefettura di Palermo e il consorzio Sviluppo e Legalità (che include i comuni di Altofonte, Camporeale,

Uno dei lavori di Emanuela ColomboUno dei lavori di Emanuela Colombo

Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato) e dell'associazione Libera Terra, che si occupa della redistribuzione e della promozione delle terre confiscate alla mafia, questi luoghi tornano lentamente a vivere, e a dar da vivere alla loro gente.

È nel novembre del 2001 infatti, che la Coop. Sociale Placido Rizzotto inizia la coltivazione di 155 ettari di terreni confiscati a boss mafiosi (es.Brusca e Riina) e a loro prestanome. Si tratta ad oggi di 12 giovani, un tempo disoccupati anche se con alta preparazione universitaria o nel lavoro agricolo, che rimettono in marcia i trattori, anch'essi confiscati e rimasti inutilizzati per lungo tempo, e accendono di nuovo la speranza. Motivati dalla consapevolezza di star facendo una cosa importante per la loro terra, per i suoi abitanti e anche per loro stessi che si stanno costruendo nella cooperativa un futuro in Sicilia e armati di ferrea volontà e di una buona dose di olio di gomito, coltivano secondo i dettami dell'agricoltura biologica, ispirandosi alle tradizionali e storiche scelte culturali dell'entroterra. Prevedono quindi la rotazione quinquennale di grano duro, ceci, lenticchie, cicerchie, melone e pomodoro e il ripristino di vigne ormai distrutte con il reimpianto di uve autoctone come il Cataratto e il Grillo per i bianchi e Nero d'Avola e Perticone per i rossi ed alloctoni come lo Chardonnay per i bianchi e il Cabernet Sauvignon, il Sirah e il Merlot per i rossi.

I risultati in tutte le gamme produttive sono eccellenti, tanto che i prodotti sono sempre più richiesti ormai su tutto il territorio italiano e il vino bianco Placido Rizzotto ha ricevuto la menzione per il miglior rapporto qualità prezzo al vinitaly del 2007.
Grazie a tutto questo la cooperativa riesce ogni giorno a dar lavoro a qualcuno in più e funziona da esempio per la creazione di nuove organizzazioni in altre zone con caratteristiche storiche simili. Proprio nel 2007 è nata, per esempio, la cooperativa Pio La Torre che della Rizzotto segue da vicino le orme.

"All'inizio", raccontano i soci fondatori della Coop. Placido Rizzotto, "tutti avevamo paura, per noi e per le nostre famiglie, paura di essere isolati dai nostri compaesani, guardati con sospetto da chi nel clima mafioso era sempre vissuto ed aveva sempre abbassato la testa e "portato rispetto", ma poi ci siamo accorti che la gente qui aveva capito che il nostro lavoro era importante anche per loro, per i loro figli e il futuro delle loro famiglie e della loro terra. Gli operai che dapprima non volevano avere a che fare con noi, si sono fatti avanti e vengono sempre più numerosi a chiederci lavoro. Questo ci rende orgogliosi e ci fa sperare di essere soltanto i primi di molti che lavoreranno qui, in questa meravigliosa terra da sempre maltrattata".

NON E' UN PAESE PER GIOVANI, MA… / Coop Placido Rizzotto – Libera Terra
Mostra fotografica
di Emanuela Colombo
Dal 14 al 28 aprile 2013
Castellanza, Villa Pomini
Inaugurazione: domenica 14 aprile, 11.00
Orari: venerdì e sabato dalle 15.00 alle 19.00
domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle19.00
Ingresso libero
Per maggiori info.: Archivio Fotografico Italiano
Castellanza, Via Don Luigi Testori 14
Tel. 347 5902640
e-mail : claudio.argentiero@alice.it
www.archiviofotografico.org
Claudio Argentiero T.347 5902640 / e-mail: claudio.argentiero@alice.it