copertina del secondo cd CONCERTO dedciato a LuchesiCopertina del secondo cd CONCERTO dediato
a Luchesi

Come affermavamo nella prima parte dell'articolo (pubblicata la scorsa settimana), il destino degli artisti può essere veramente strano: celebri, o comunque noti in vita, dimenticati quindi dopo la morte, oppure è possibile che si trovino nell'esatto contrario.
Andrea Luchesi fu un compositore certo molto noto all'epoca, soprattutto in ambito tedesco, giacchè la carriera si svolse per lo più in Germania, a Bonn, l'area che vide l'espressione artistica dei progenitori di Beethoven, il quale, invece, diede i propri massimi frutti lontano dalla patria natale, in quella Vienna che resta, a tutti gli effetti, uno dei due poli attorno ai quali l'intera cultura europea si muoveva. L'altro, solo per ricordare, è Parigi.

Bonn, invece, agli occhi del grande atlante musicale europeo, potrebbe apparire come città decentrata, rispetto alle due capitali: ed, in effetti, nell'ambito della prima metà del XVIII secolo, era una cittadina decorosa nello sviluppo delle arti e della musica, ma non brillava di particolare luce propria, sebbene ci fosse una Cappella musicale già bene predisposta.
Proprio la Cappella del principe elettore di Colonia Max Friedrich a Bonn è il centro che assiste alla maturità artistica di Andrea Luchesi, il quale rappresenta un elemento significativo nella vita musicale del luogo.

A Bonn, Andrea Luca Luchesi, nato il 23 maggio 1741 a Motta di Livenza, nel Trevigiano, da una famiglia di origine toscana della zona di Lucca, da cui deriverebbe il cognome che si trova scritto, nei documenti dell'epoca, anche con il raddoppiamento della "c" gutturale, era giunto nel 1771, con una compagnia teatrale che diresse fino allo scioglimento della stessa (1774), dopo essersi perfezionato a Venezia con Cocchi, Paolucci, Saratelli e Domenico Gallo (del quale, a lungo, alcune pregevoli sonate furono attribuite a Pergolesi).
Divenuto familiare con Traetta, Bertoni, Sacchini e Galuppi, grazie a quest'ultimo, Luchesi poté prendere i contatti con la corte di Bonn.

Il "celebre maestro Luchesi della Motta" (così, in alcuni documenti dell'epoca), fu nominato ufficialmente nel 1774 Kapelmeister, "maestro di cappella", quale successore del nonno di Beethoven: nello stesso anno, fondò una scuola musicale che divenne tra le più apprezzate all'epoca, nella quale, successivamente, si formarono Ludwig van Beethoven, (a Vienna, per seguire le lezioni di Haydn, sarà solo nel 1792), Andreas e Bernhard Romberg ed Antonin Reicha.
Luchesi giungeva in Germania con una buona notorietà, ottenuta grazie ai successi veneziani, soprattutto nel campo operistico, che avevano accresciuto la popolarità dell'autore al punto che, a Vienna, al Teatro di Corte, nel 1765, debuttò con L'isola della fortuna, su libretto di Giovanni Bertati, pregevolissimo poeta di corte, autore, tra gli altri, del celeberrimo libretto de Il matrimonio segreto, capolavoro di Cimarosa.

roberto planoRoberto Plano

Sarebbe riduttivo, però, identificare la carriera italiana di Luchesi quale pura espressione operistica: ebbe modo di comporre, infatti, anche numerose pagine strumentali – soprattutto dedicate alla tastiera – quali alcune sonate nello stile italiano (ad un movimento, così come le coeve di Cimarosa) e concerti tra cui quello per cembalo / organo, ed archi in fa maggiore, che riveste per noi massima importanza, giacché nel 1771, incontrando a Venezia i Mozart, il compositore donò al giovane Wolfgang una copia del concerto stesso.
Luchesi lo pubblicò a Bonn soltanto nel 1773, l'anno delle 3 sinfonie op.2 che, però, non sono, ad oggi, ancora reperibili (si tratta del concerto inciso da Roberto Plano, con la cadenza "recuperata").

Del concerto rimangono un manoscritto incompleto ad Ellwangen – Jagst, dove Mozart lo eseguì il 28 ottobre 1777, ed a Trento, in versione per organo e orchestra.
Secondo Giorgio Taboga, che ha dedicato appassionati studi a Luchesi, la composizione potrebbe essere nata in occasione dell'inaugurazione dell'organo grande della Basilica di Sant'Antonio a Padova, per il Natale del 1768.
La pagina è interessante per il fatto che si tratta di un concerto per tastiera piuttosto elaborato rispetto ad altri coevi, nel quale spicca il meraviglioso andante, movimento di notevole purezza espressiva.

Mozart tenne in repertorio per alcuni anni il concerto e lo utilizzò non solo in ambito pubblico. Le Contesse Lodron, a Salisburgo, ancora nel 1778, giacchè in alcune lettere indirizzate alla sorella, il Salisburghese indica a Nannerl questa pagina luchesiana come particolarmente adatta per lo studio degli allievi.
Appartenente con molta probabilità, al periodo di Bonn, invece, è l'altro concerto per fortepiano, che, allo stato attuale, possiamo indicare come Secondo concerto in fa maggiore, databile attorno al 1773 per alcuni tratti caratteristici che permettono di accostarlo allo stile "consueto" dei concerti coevi, come i due di Salieri (entrambi del 1773), od al linguaggio del "prossimo" Mozart – ad esempio pensando al Concerto KV 271 (1777).
Si colloca, così, entro l'area linguistica chiaramente definibile degli anni Settanta – Ottanta del XVIII secolo, la quale era alla ricerca di una scrittura maggiormente densa ed elaborata, di un'incisiva eccitazione ritmica, della tensione armonica, sposate al gusto per il particolare, nell'ambito di un discorso equilibratamente sviluppato.

Sono gli anni in cui Luchesi, sposatosi nel 1775 con Giuseppe Anthonetta d'Anthoin, figlia di un influente consigliere del principe, è personaggio di spicco nel mondo musicale d'area austro tedesca, tanto che, per ottemperare agli impegni, gli viene affiancato Christian Gottlob Neefe, per sostituirlo nelle assenze, come avvenne durante il viaggio che il Nostro effettuò a Venezia, tra la primavera del 1783 e quella del 1784, dove Luchesi produsse il suo capolavoro teatrale, l'opera seria Ademira che, vicina alle riforme di Gluck e di Traetta, si pone quale diretta anticipazione di un altro incisivo lavoro che debutterà, dodici anni dopo, nella città lagunare, Gli Orazi ed i Curiazi di Cimarosa, opera la cui parte dell'eroina fu vestita da una cantante tra le più celebri ed apprezzate dell'epoca la varesina Giuseppina

presunto ritratto di Andrea LuchesiPresunto ritratto di
Andrea Luchesi

Grassini.
Il rientro precipitoso a Bonn per la morte del principe Maximilian Friedrich segna una battuta d'arresto nell'attività del compositore, che manterrà il proprio ruolo, all'interno di una cappella musicale ridotta, per motivi economici, dal principe successore Maximilian Franz che, nel 1794 fuggirà dalla città occupata dai Francesi, abbandonando i propri dipendenti. Così Luchesi dovette vivere di un "certificato di indigenza" fino al 1797, quando la nuova amministrazione gli riconobbe il diritto alla pensione.

Il 21 marzo 1801, due mesi prima del sessantesimo compleanno, Luchesì morì.
Parte della sua produzione è sparsa in diversi archivi (Stoccolma, Dresda, Praga, Genova, Mantova e Venezia), e nelle biblioteche del Conservatorio di Musica di Parigi, del Conservatorio di Napoli, nel fondo musicale della Library of Congress di Washington, poiché, nel 1826, probabilmente venduto dalla vedova, fu disperso quello personale di Luchesi.
Per quanto riguarda la produzione strumentale, sono identificate una decina di sinfonie come sicure (si tratta, per lo più, di composizioni in tre movimenti appartenenti al periodo veneziano), ma ne esistono alcune altre (anche in 4 movimenti) attribuibili, oltre alle Sonate per clavicembalo con l'accompagnamento di violino op.1 ed a numerose sonate per organo/cembalo, cui si aggiunge la Sonata facile del 1796.

Di sicuro interesse per lo studio comparato e per le attribuzioni (da porre ad un attento vaglio, evitando troppa disinvoltura) è il fondo che si trova presso la Biblioteca Estense di Modena, dove parte della musica giace anonima, poiché a Bonn, come in altre cappelle religiose, il Kapellmeister metteva in archivio i suoi lavori anonimi e gratuiti: si intestavano solo a fine rapporto.
Il violinista trevigiano Agostino Granzotto iniziò un'importante opera di riscrittura ed attribuzione dei lavori di Luchesi, oggi conservati a Motta di Livenza presso la Fondazione Giacomini, ma la sua dipartita ha lasciato incompiuto il lavoro.
Senza eccessi, e con una valutazione oggettiva, dettata dalla volontà di arricchire e completare il vasto panorama musicale del XVIII secolo, il periodo più fecondo nella Storia della musica, è giunto il tempo di tentare una classificazione corretta delle composizioni di Luchesi, tra quelle certe e quelle attribuibili, la quale attesti, così, il fervore dello scambio culturale nell'Europa dell'Illuminismo e della Massoneria che indicarono nell'arte la libera espressione della fratellanza tra i popoli che, guarda caso, sarà suggellata proprio dal pensiero musicale di Beethoven.