C'erano una volta le favole, quelle di La Fontaine, nate per insegnarci cosa è bene e cosa è male. Oggi i tempi son cambiati e lo percepiamo dalle favole ironiche di un cantastorie dei nostri giorni, Massimo Caccia, e di quelle leggere e surreali di Alice Zanin, ospiti alla galleria Punto sull'Arte di Varese.

Nata in parallelo con un'altra doppia personale – che nello stesso periodo vede Zanin e Caccia anche a Biella, a Palazzo Ferrero – questa mostra si snoda intorno alla riflessione sul nostro rapporto con gli animali, non tanto quanto altro da noi, ma piuttosto come riflesso delle nostre paure, delle nostre ansie e delle nostre idiosincrasie; attraverso due autori diversissimi per temi e linguaggi, sebbene simili nella scelta di un tono pop e di una decisa stilizzazione formale.

Enigmatiche e surreali, le sintetiche rappresentazioni di Massimo Caccia, scandite da cromie potenti e campiture piatte, sono fotogrammi di situazioni ironiche e inaspettate di uno spaesato mondo animale.
Scrive Alessandra Redaelli nel saggio introduttivo del catalogo: "Massimo Caccia ci dà degli spunti, dei frame da una storia di cui si è già compiuto l'antefatto e di cui noi siamo invitati ad immaginare la conclusione. E' una storia semplice, all'apparenza, ma in realtà densa di insidie e trabocchetti, una storia che si presta a mille letture diverse per ognuno di noi, perché ognuno di noi ha un vissuto che immancabilmente a questa storia si aggancia. E allora se il gorilla che fissa negli occhi il pesce rosso come un consumato ipnotista nella mia mente diventa un gioco di riconoscimento e di accettazione delle differenze, magari per qualcun altro ha significati completamente diversi. Così come la sventurata chiocciola che si trova a scivolare lungo un rasoio o la tartaruga in bilico sul muso di una foca. Quello che tutti hanno in comune è quel senso di sospensione, di apnea".

Alice Zanin, nella produzione di opere in cartapesta offre un vero e proprio zoo surreale e surrealista, pieno di bestie e bestiole che sono aeree coma la carta di cui sono fatti e forti come l'armatura di ferro all'interno.

"All'inizio, da autodidatta, lavoravo la terracotta. Per circa cinque anni ho realizzato figure umane, erano bianche e molto allungate. Alla cartapesta sono arrivata in modo del tutto casuale: mi serviva realizzare un'opera (si trattava di un cavallo) molto grande e in poco tempo. È stato così che ho pensato all'anima in ferro da ricoprire con la carta. Quando ho visto il lavoro finito, il risultato estetico mi è piaciuto moltissimo e di conseguenza ho iniziato a lavorare sempre di più con la cartapesta. Ho mantenuto, dal punto di vista formale, l'allungamento della figura, e la struttura in ferro mi ha dato la possibilità di fare progetti molto più accurati per creare l'effetto che volevo. La scelta del soggetto è stata dunque parzialmente dettata dal materiale che ho deciso di portare avanti. L'altra principale motivazione attiene all'ironica connessione umano/animale che desideravo inizialmente imprimere al mio lavoro: la parola umana della carta da giornale a costruire animali senza parole. Procedendo in questa direzione potrei forse dire che da un ermetismo stampato e leggibile sto provando a crearne uno situazionale, in cui il travestimento delle superfici si trasformi in travestimento interpretativo".

Apnea
Massimo Caccia e Alice Zanin

8 maggio – 4 giugno 2016
Galleria Punto sull'arte, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990
info@puntosullarte.it www.puntosullarte.it 
Orari: Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Apertura Domenica15 maggio: h 15-19