La tesi di laurea – Sarà una tesi di laurea a dare sostanza al progetto della Via Lucis, al Sacro Monte. Una tesi da concludersi presumibilmente entro l'anno in cui saranno ipotizzate alcune soluzioni estetiche ed urbanistiche che di immediato riflesso sull'eventuale realizzazione dei Misteri luminosi lungo il tratto di strada alle Pizzelle.
Un progetto cui si stanno dedicando tre studenti del Politecnico di Milano, all'interno del dipartimento in cui da mesi si lavora a predisporre un masterplan di massima e successivamente un ulteriore progetto dettagliato, nei minimi particolari, nel lungo iter verso l'approvazione definitiva.

Le stroncature e i fraintendimenti – Nonostante le stroncature, le ultime delle quali quelle sbracate di Sgarbi, il progetto va avanti, nonostante i tempi ancora più dilatati di quanto si potesse prevedere. Nell'attesa di altri artisti in sopralluogo dopo quelli già pervenuti, Tadao Ando in particolare, la necessità è quella di estendere il novero anche ad alcune figure italiane e di approfondire i dettagli dell'operazione.
Che continua tuttora ad avere difficoltà ad essere comunicata nella sua esattezza, almeno così come è stata fin qui elaborata; difficoltà ad essere compresa.  Complice il modo un po' affrettato con cui è stata presentata giusto un anno fa e le polemiche in alcuni casi fuorvianti che ne sono seguite.

L'eco-museo diffuso – L'idea delle installazioni è racchiusa, in realtà, in un discorso più articolato e rientra in una possibile declinazione del concetto di eco-museo diffuso: il Sacro Monte e suoi dintorni; il suo habitat, la sua frequentabilità, il suo decoro, soprattutto, la sua sopravvivenza, perchè no, come generatore di economia. All'interno di questo, e probabilmente solo all'interno di questo orizzonte allargato e finalizzato ad una riprogettazione globale di quell'area, l'inserto di cinque o più 'segnali' visivi, inscritti sotto l'insegna di un nome persuasivo come Via Lucis. Di questo progetto il masterplan è già stato redatto ed ha sezionato metro per metro l'area, individuandone i punti critici, quelli in cui nulla potrebbe cambiare e altri in cui potrebbe succedere qualcosa: una modifica, una miglioria, un assestamento, un intervento d'artista.

L'immagine coordinata – Si va così definendo meglio anche il possibile ruolo di Tadao Ando; non solo regista delle scelte artistiche, ma piuttosto ideatore di una immagine coordinata di questo futuro ecomuseo; capace dunque, di valorizzare una particolare zona boschiva, di progettare la panchina di un'area ristoro, da lì in giù reinterpretare, ad esempio, il piazzale Pogliaghi, cercando di farne quello che oggi non è ancora: dal punto di vista estetico e da quello comunicazione, un luogo coerente di informazioni e di invito, da una parte alla via del borgo dall'altra ad un nuovo spazio tutto da ripensare. Con un atteggiamento che si rileva via via più soft e moderato rispetto alle prime impressione avute. Costi enormi, quelli già prospettati, permettendo.