Il fruscio di una vecchia cinepresa, con il suo funzionamento a scatti, che interrompe aritmicamente la continuità del suono, quasi come se volesse far vibrare il silenzio: questo è ciò che accoglie il visitatore entrando nella galleria milanese, al pian terreno, della nuova mostra di Rosa Barba intitolata "The Mute Veracity of Matters".

Ci si trova infatti fin da subito immersi in ambienti immateriali, fatti di parole, di luci, di suoni e di immagini in movimento, scomposte e reinterpretate, con nastri avvolgenti che disegnano traiettorie immaginarie e alterano la percezione del tempo.

Molti sono i temi della poetica di Barba
, dalla riflessione sul concetto di tempo, come i segni che lascia nel paesaggio, a quella sul linguaggio, ai salti temporali attraverso la storia. Ma l'interesse principale dell'artista è quello di astrarre il medium cinematografico per analizzarne limiti e potenzialità.

La mostra, la seconda personale dell'artista, è stata allestita alla Galleria Giò Marconi di Milano: in essa l'artista Rosa Barba, come gli strutturalisti, indaga soprattutto gli aspetti intrinseci del film – i meccanismi di funzionamento del proiettore, la percezione nello spazio, la materialità del mezzo e come questa si esprima non soltanto a livello visivo, ma nel suono e nel tempo.

Queste le pellicole
e le opere presentate alla mostra: Time as Perspective (2012), una grande scultura in feltro The Contemplative or The Speculative (2013), sculture cinetiche come Still Anchored in One Point from which They Emerge (2013), Footnotes (2013), Color Clocks: Verticals Lean Occasionally Consistently Away from Viewpoints (2012) e l'installazione Color Studies (2013).

Time as Perspective
, è stato presentato per la prima volta nel 2012 in occasione della personale di Barba alla Kunsthaus Zürich organizzata in collaborazione con la Kunsthall Bergen dove la mostra, proposta qui come un ulteriore capitolo, si è appena conclusa (Marzo 2013). Il film è girato nel deserto del Texas e mostra gigantesche trivellatrici che ripetono tutte costantemente lo stesso

movimento meccanico. Questo video, oltre a mettere in risalto le qualità poetiche e scultoree del paesaggio, tocca forti questioni sociali e po litiche con i suoi riferimenti allo sfruttamento delle risorse naturali.

Rosa Barba è sempre stata affascinata dagli ambienti vasti e aridi e dal deserto in particolar modo, proprio per la dimensione senza tempo insita in questo luogo. La collocazione temporale di questo video non è chiara, le immagini che vediamo potrebbero essere avveniristiche visioni del futuro o documenti storici.

I film di Rosa Barba hanno a che fare con il concetto di tempo, inteso dall'artista non solo come movimento lineare e progressivo ma anche come qualcosa che si apre a livelli più profondi. Dice Rosa Barba: "gli intervalli di tempo impilati uno sopra l'altro in una sorta di ‘profondo tempo' geologico sono alla base della mia riflessione sul mezzo filmico". Così il film diventa una traccia della profondità del tempo, dove si può vedere o avvertire una struttura spaziale all'interno della storia, con tutti i suoi strati e le sue trasform azioni.

The Contemplative or The Speculative è un grande feltro nero, sospeso al soffitto e illuminato da un proiettore. Sul feltro è inciso un testo che il tessuto stesso rende illeggibile: le parole si distinguono chiaramente soltanto nella loro ombra sul muro. Dice l'artista: si crea così "una sala di lettura segreta".

In Color Studies Rosa Barba utilizza i tre colori primari e

li fa dialogare tra loro attraverso la condivisione dello stesso schermo di proiezione, dando vita ad infinite possibilità di colore.

Le tre sculture Color Clocks: Verticals Lean Occasionally Consistently Away from Viewpoints sono definite dall'artista come "dipinti cinetici". Sono tre grandi strumenti meccanici dove pellicole 35mm, sulle quali sono stampate delle lettere, si muovono in continuazione e ogni nastro riproduce in parola un colore, rosso, blu e giallo. Queste sculture ricordano il meccanismo interno di un orologio, con la differenza che non definiscono il tempo, ma anzi lo annullano in un loop senza fine. E' una meditazione sul colore, sul tempo, sulla percezione e sul linguaggio, sul significato che assume una parola se ripetuta all'infinito.

Rosa Barba nasce ad Agrigento nel 1972 ma è cresciuta in Germania. Ha studiato all'Academy of Media Arts a Colonia, per poi completare la sua formazione con la residenza presso la Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam. Attualmente vive e lavora a Berlino.
Il suo lavoro è presente in numerose co llezioni pubbliche, tra cui: Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (GAM), Torino; Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlin; Kunsthaus Zürich, Zürich; Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek; Mart – Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto; Museo Centro de Arte Reina Sofía, Madrid.

Rosa Barba
The Mute Veracity of Matters
Dal 28 maggio al 26 luglio 2013
Milano, Galleria Giò Marconi, via Tadino 15
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso sabato e domenica
Ingresso libero
Info: tel. 02 29404373
info@giomarconi.comhttp://www.giomarconi.com/