Si racconta che, nel 250 d.C., durante la persecuzione cristiana ad opera dell’imperatore Decio, sette giovani cristiani di Efeso furono chiamati davanti al tribunale a causa della loro fede. Rifiutandosi di sacrificare offerte agli idoli pagani, i sette furono condannati a morte ma prima dell’esecuzione, riuscirono a fuggire. Per evitare un nuovo arresto, si nascosero in una grotta dalla quale, uno di essi, di nome Malco, vestito da mendicante, andava e veniva ogni giorno per procurare il cibo ai compagni.

Vennero però scoperti dalle guardie imperiali e vennero murati vivi nella grotta stessa. Ai sette giovani non rimase che addormentarsi nella loro prigione in attesa della morte.
Furono tuttavia risvegliati da un gruppo di lavoratori che sfondarono per errore la parete della grotta, poiché stavano costruendo un ovile di fianco al sepolcro.
Convinti di aver dormito per una sola notte, inviarono Malco, come ogni mattino, ad acquistare delle provviste.
Arrivato alle porte della città, Malco si meravigliò molto di vedere esposto dovunque il simbolo della Croce: la città ai suoi occhi apparve completamente mutata. Anche se era preoccupato, avendo molta fame, il giovane decise di andare a comprare del pane, ma quando tirò fuori le sue monete d’argento per pagare, i venditori, increduli, lo portarono direttamente dal Vescovo.
In verità i sette giovani avevano dormito per ben duecento anni: il mondo intanto era cambiato e il Cristianesimo non solo era ormai tollerato, ma era divenuto religione dell’Impero. I giovani, scambiati dapprima per folli, vennero creduti soltanto quando il Vescovo e tutti i cittadini salirono alla grotta, constatando l’attendibilità di quanto narrato.
Quei giovani furono considerati un esempio del Miracolo della Resurrezione; perirono lo stesso giorno del loro risveglio e vennero in seguito sepolti, per ordine dell’imperatore Teodosio II, in una vera tomba ricoperta di pietre, che divenne luogo di profonda venerazione.

L’incredibile vicenda dei Sette Dormienti si ritrova narrata da molteplici fonti, quali ad esempio Historia Francorum di Gregorio di Tours (574-593 d.C.), la Historia Longobardorum di Paolo Diacono (789 d.C.) e la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine (1260-1298).

La tradizione dei dormienti non è però esclusiva del mondo cristiano. Anche nella letteratura religiosa islamica ha un ruolo centrale, essendo addirittura il racconto che dà il titolo ad una Sura del Corano, la diciottesima, detta per l’appunto “Ahl al-Kahf”, La Sura della Caverna. Il medesimo scritto contiene altri due importanti nuclei narrativi: uno dedicato al Profeta Elia (Khidr), una delle figure più rilevanti dell’Antico Testamento ebraico e l’altro che parla di Alessandro Magno (Dhu al-Qarnayn), l’eroe più celebre del mondo ellenistico. Questo passo rappresenta quindi un forte elemento di connessione tra tradizioni coraniche mediorientali e miti cristiani o anche più antichi, di origine mediterranea.

Moschea dei Sette dormienti, Chenini, Tunisia.

«E li avresti creduti svegli, mentre invece dormivano e li voltavamo sul lato destro e sul sinistro, mentre il loro cane era accucciato con le zampe distese, sulla soglia. […] Rimasero dunque nella loro caverna trecento anni, ai quali ne aggiunsero nove» (Corano, XVIII. 18, 25).
Questa storia rappresenta quindi ciò che si definisce un meme d’altri tempi, cioè uno di quegli aneddoti che finiscono per essere trasmessi tra le varie culture per imitazione e sopravvivono, pur nelle diverse versioni, attraverso i secoli.
La storia dei Sette Dormienti è quindi una narrazione di viaggio: le loro gesta si rintracciano in Egitto, in Serbia, nei paesi scandinavi, in un racconto berbero della Cabilia, una regione dell’Algeria e più ad est, fino in Cina.

Siamo ad Al Raqim, una collina calcarea nei pressi del villaggio di Abu ‘Alanda, otto chilometri a sud-est di Amman. Incuranti dell’arsura, sgusciamo a fatica fra le pietre, fin dentro la grotta. Tutto buio. Si percepisce subito una grande energia. Illuminiamo con le torce le nicchie scavate e i frammenti di pitture. Contiamo le cavità: sono sette.

Una “versione mussulmana” della vicenda è ambientata proprio tra queste rocce della Giordania ma il suo mistero è destinato a non rivelarsi mai. Quale sarà la vera grotta della tomba? Amman? Efeso, in Turchia? Naxçıvan in Azerbaijan? Turpan nel deserto cinese? Molti paesi ne hanno una e tutti reclamano l’originale.

Questa storia, così diffusa in regioni lontanissime tra loro, ci regala però un messaggio, un’immagine di come tante nazioni e culture possano essersi scambiate un racconto, anche attraverso le diversità, percorrendo millenni di guerre, più o meno sante.
La storia dei Sette Dormienti ci riporta ad epoche in cui si viaggiava molto più lentamente di ora, ma tutto si mescolava davvero e la letteratura correva veloce.
E siamo convinti di averla inventata noi, la globalizzazione.

Il Viaggiator Curioso
Amman, Giordania,
Domenica 23 Aprile 2017