Milano – Ha origini nobili la teoria del colore, prima gli esperimenti su tonalità e luce di Newton a inizio ‘700 poi Goethe, un secolo dopo, che accostò lo spettro cromatico ad aspetti morali, psicologici e biologici.

Le radici profonde di quei postulati paiono essere giunti sino a noi ben distinti dalla singolarità creativa dell’artista tedesca Nataly Maier attraverso “La forma del colore”, personale in corso presso la Nuova Galleria Morone a cura di Cristina Casero con alle spalle l’occhio clinico di Diego Viapiana.

Inserita all’interno del programma Palinsesto 2020 “I talenti delle donne” dedicato al protagonismo delle donne nella cultura e nel pensiero creativo, promossa e coordinata da Comune di Milano /Cultura, la mostra rivela la ricerca pluridecennale della Maier iniziata in gioventù presso la Scuola Fotografica di Monaco dopodiché il suo trasferimento a Milano nel 1982 la porta a collaborare, come fotografa, per alcune importanti riviste di architettura.

La scintilla magica scocca durante un servizio alla cave di Carrara; per l’occasione le viene regalato un blocco di marmo.

Da qui nasce l’interesse per la materia e la possibilità di strutturare un percorso di studio tale da portare l’artista a connaturare pittura, fotografia e materia.

Dai lavori esposti si comprende come gli elementi della natura uniti ai sentimenti umani siano pervasi da lieve liricità.

Nel dittico “Aurora” (2004) paiono germinare tonalità tali da fare presagire la cadenza temporale che separa la notte dal sorgere del giorno.
Il passaggio dal “fuori” al “dentro” è dato dal conseguente dittico “Nostalgia”, sempre dello stesso anno.
Il gigantismo riservato a “HandMap” suona come il disegno della vita, del resto da secoli si leggono le trame sul palmo delle mani al fine di comprendere il futuro nell’illusorio tentativo di sovvertire la sorte segnata dagli Dei.

A definire come Nataly Maier sia riuscita a elaborare connessioni tra fotografia, pittura e scultura concorre il dittico “Fetta di limone/arancio” sapientemente accostato a “Limone, fotoscultura” e “Arancia, fotoscultura” tutte datate 2018, eseguite in smalto su acciaio e fotografia.

Ma se si vuole scorgere l’anima profonda dell’artista, non si può prescindere dalla serie di tempere all’uovo su carte intelaiata definite “Sconfinitudine”, dove gli accostamenti cromatici compongono spazi i cui confini sbavati si insinuano nei campi vicini come un sussurro che non vuole svanire.

Milano – Nataly Maier – “La forma del colore” – Nuova Galleria Morone, Via Nerino 3. Fino al 5 marzo. Orari: lunedì-venerdì 11-19

Mauro Bianchini