Luogo di memorie, di incontri, di oggetti e opere d’arte donate da amici e artisti ospitati o acquistate in viaggi in differenti continenti, liberi pensieri e velate nostalgie, questo scorre nelle pagine de “La casa dei mandorli” (Minerva Edizioni, pp.117, Euro 19,50) di Tonino Guerra, a cura di Rita Giannini con fotografie di Luciano Liuzzi e prefazione di Giancarlo Mazzucca.

A cadenzare brevi brani in prosa concorrono intime poesie estrapolate da alcune tra le raccolte più significative.

Sceneggiatore di fama internazionale, ha scritto per Federico Fellini arrivando all’Oscar con Amarcord, per Michelangelo Antonioni, i fratelli Taviani, Vittorio De Sica, Theo Anghelopoulos, Andrej Tarkovskij, solo per citarne alcuni, ma la sua spinta creativa lo ha portato ad esprimersi anche attraverso la pittura, la ceramica, la poesia e la narrativa.

Nel testo, immagini e scrittura procedono cadenzando i silenzi del pensiero, la lontananza degli sguardi, il flusso dei ricordi quando nella casa dei mandorli venivano ospitai scrittori, poeti, pittori e registi tra questi lo stimatissimo Paradzanov.
A scandire la misura del tempo in quella casa è il fiorire dei mandorli nel loro più esteso bagliore e in eguale misura il cadere dei petali che arrivavano a coprire per intero il prato come una copiosa nevicata.

Così Tonino Guerra nell’affacciarsi al muretto al confine dell’abitazione, lasciava lo sguardo libero di vagare nella valle sottostante aprendo la mente ad immaginifiche relazioni con luoghi lontani da lui visitati con la moglie Lora conosciuta a Mosca, sino a far si che la Russia divenisse la sua seconda patria.

Anche i silenzi portavano lontano il poeta sino a una “… lunga e definitiva sosta…rientrare in casa e stare chiuso là dentro per mettermi a guardare gli orizzonti della memoria”.

Tonino Guerra – “La casa dei mandorli” ( Minerva Edizioni, pp. 117, Euro 19,50)

Mauro Bianchini