Partic. dopo il restauroPartic. dopo il restauro

Il climax sacromontino – Sono terminati i lavori di restauro della Cappella Martingnoni nel Santuario di Santa Maria del Monte. Al venerato percorso sacro si aggiunge l'ennesimo recupero artistico. Dopo la presentazione dell'anconetta lignea quattrocentesca esposta nel mese di luglio del 2008 al Museo Baroffio; dopo il ricollocamento in Santuario della Madonna trecentesca presentata al Museo Baroffio nel mese di ottobre; dopo l'apertura del Rustico di Casa Pogliaghi a novembre con l'esposizione di una parte della collezione del poliedrico artista varesino, il Sacro Monte dà ancora voce e corpo alle sue bellezze. Alla lunga storia di un luogo raro – che muove quattrocento anni fa dal genio dell'architetto Bernascone – si aggiunge una rivalutazione che riconfermare i meriti del protagonista dei rinnovamenti del Novecento: Lodovico Pogliaghi. Un lungo lavoro – interrotto più volte – ha portato al compimento di un intervento delicato e poco invasivo, ma risolutivo per i problemi di conservazione reiterati proprio a causa di un precedente lavoro di restauro non proprio eccelso.

Il restauro del restauro – E' ancora il restauratore Piero Lotti a dirigere i lavori, incaricato dalla Sovrintendenza, confermando la particolare attenzione della dott.ssa Marelli – ultimamente sempre più presente a Varese – e dalla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte che grazie all'aiuto di Ubi (Fondazione Unione Banche Italiane per Varese onlus) e Fondazione Cariplo ha coperto l'intera spesa dell'intervento conservativo per un ammontare totale di circa 82.000 euro. Un investimento oneroso, giustificato dall'utilizzo di tecnologie di alto livello. L'intera cappella di fine Seicento versava in una situazione di conservazione precaria e soprattutto gravavano sulle decorazioni murarie gli interventi del restauro del 1964 realizzato dallo Studio Rossi di Varese. "La cupola interamente decorata da Federico Bianchi – ci spiega Lotti – è stata in quell'occasione interamente coperta da un protettivo vinicolo (una colla) che ha causato l'assembramento sopra l'intonaco di polveri, muffe causando una copertura grigiastra all'intero ciclo affrescato".

Partic. cupola dopo il restauroPartic. cupola dopo il restauro

Il rispetto per Pogliaghi – Lotti e la sua squadra, composta da cinque persone in tutto, hanno effettuato sulla cupola un intervento mirato di pulitura con laser eliminando gli interventi precedenti, ma senza andare a toccare le integrazioni pittoriche che erano state fatte sulle scene originali. Ci spiega Lotti: "La decisione di non eliminare le ridipinture successive alla cromia originale è strettamente collegata alla decisione di preservare l'aspetto iconografico delle scene affrescate, troppe sono infatti le lacune che sono state colmate con interventi successivi che si sono accavallati nei secoli e eliminarle oggi avrebbe portato a un'ulteriore necessita di reintegro da parte mia". La difficoltà maggiore riscontrata dal restauratore riguarda anche altre parti della decorazione muraria, ma è da ricondurre ad una scelta preventiva: il restauro prevedeva il recupero dei risultati ottenuti dal Pogliaghi nell'ampio intervento di recupero realizzato nel 1901. "Non è stato facile, ma siamo riusciti a ridare consistenza ai suoi interventi che tecnicamente non erano perfetti – prosegue Lotti – Pogliaghi non ha proprio utilizzato la tecnica dell'affresco, non ha rispettato tecnicamente l'originale sottostante e seguire le sue scelte senza ricostruire ha richiesto tempo, soprattutto per i colori degli stucchi".

La pala del LegnaninoLa pala del Legnanino

L'affinità iconografia – Durante i lavori il restauratore ha potuto notare delle affinità iconografiche tra gli angeli della cupola, realizzati appunto dal Bianchi e le due tele collocate nel tamburo. "Effettuando un lavoro di prassi non invasivo – spiega Lotti – rifoderando il telaio originale e effettuando una integrazione pittorica minima ho potuto constatare da vicino la somiglianza delgi angeli sulle tele con quelli affrescati". Un'attribuzione già avanzata che trova oggi una conferma importante e che sarà comunque indagata dalla stessa Marelli. Il restauratore si è occupato anche della Pala del Legnanino (Stefano Maria Legnani 1661 – 1713) raffigurante il Compianto di Cristo restaurata sempre dallo Studio Rossi nel 1964 in maniera non proprio opportuna, come sottolinea Lotti: "anche in questo caso  – in accordo con la Sovrintendenza – abbiamo deciso di alleggerire l'intervento Novecentesco ma senza eliminare le integrazioni pittoriche per non perdere la lettura di un'immagine ormai tradizionalmente entrata nella conoscenza e nella venerazione comune".

Celebrazioni ufficiali –
La Cappella Martignoni sarà ripresentata in tutto il suo splendore in occasione delle celebrazioni per il Lunedì dell'Angelo, presiedute da Monsignor Stucchi, ma i restauratori e chi è stato coinvolto nei diversi lavori di recupero artistico assicurano che proveranno a proporre un secondo momento – prettamente tecnico-artistico – presso il Museo Baroffio per presentare l'intero intervento di conservazione.
Sempre nella giornata di lunedì 13 aprile è prevista anche la vestizione della Madonna lignea trecentesca posizionata a lato dell'altare maggiore del Santuario.

Il programma è il seguente: lunedì 13 aprile ore 16, 30 S. Messa in santuario presieduta da S. E. Mons. Luigi Stucchi; ore 17, 30 inaugurazione restauro (seguirà rinfresco).