L'oratorio di SolaroL'oratorio di Solaro

Una chiesa privata – L'oratorio di Solaro si inserisce in un tipo architettonico che si diffonde in Lombardia alla metà circa del XIV secolo: si tratta di piccoli edifici di culto privati, fatti costruire da nobili locali, che recano al loro interno ricche e ornate decorazioni, sintomo di una vicinanza con gli ambienti più aggiornati della cultura milanese del tempo e oggi punti di riferimento importanti per comprendere la pittura del Trecento lombardo.

La dedicazione
dell'oratorio dei SS. Ambrogio e Caterina di Solaro richiama i nomi dei committenti, Ambrogio Birago, consigliere di Bernabò Visconti, e la moglie Caterina degli Amizoni; a questa famiglia si collega il motivo araldico delle tre fasce contromerlate rosse in campo bianco, arricchite da trifogli, presenti sulla parete del presbiterio sotto l'affresco con la Crocifissione. Fatto erigere a partire dal 1363, anno di posa della prima pietra, l'oratorio doveva essere già in massima parte decorato entro il 1367 (un documento testimonia infatti per quell'anno l'esistenza dell'edificio); quello di Solaro costituisce dunque l'esempio cronologicamente più antico fra i cicli di affreschi trecenteschi delle cappelle gentilizie del contado lombardo (Albizzate, Lentate sul Seveso, Mocchirolo e Cislago). Rispetto al quasi coevo esempio di Lentate, l'edificio mostra caratteristiche lievemente più sobrie: l'impostazione è la medesima: una facciata assai semplice con profilo a capanna e un'aula rettangolare

L'absideL'abside

dotata di piccolo presbiterio, che si presenta all'esterno con volumi squadrati e con le pareti articolate solo dai contrafforti che trattengono le spinte delle volte. Nel caso di Lentate alcuni ricercati elementi gotici venivano a integrarsi alla semplice e tradizionale struttura dell'oratorio, mente in questo caso il carattere resta dimesso, quasi da architettura rurale.

L'interno. All'interno il panorama cambia, dando la sensazione di essere trasportati in un altro mondo: l'aula è coperta da graziose volte a crociera e da una volta a botte nella campata antistante il presbiterio; è dotata di una piccola abside piana, ma soprattutto è interamente affrescata con pregevoli dipinti della seconda metà del Trecento, che nella loro raffinatezza e ricchezza fanno contrasto con il tono semplice e privo di pretese dell'esterno. La parete di fondo del presbiterio è occupata dalla grande Crocifissione, affiancata dalle figure dei Santi Ambrogio e Caterina. Il programma iconografico degli affreschi contiene un sottile significato mariologico, secondo il quale viene sottolineato il ruolo di Maria come nuova Eva e la redenzione del peccato dei progenitori attraverso il concepimento virginale di Maria e il sacrificio di Cristo sulla croce.

I dipinti del presbiterio rivelano la conoscenza di schemi compositivi toscani, in particolare giotteschi, nella monumentale solennità delle figure degli Evangelisti, assisi su troni architettonici elaborati con fantasia e avvolti in larghi manti dai colori luminosissimi, e nell'ampia spazialità dell'impianto della Crocifissione, che presenta un'impostazione compositiva pressoché identica in tutti gli oratori lombardi, con la Maddalena e le pie donne a sinistra, il gruppo dei sacerdoti e dei soldati a destra. La capacità di individuare i diversi tipi umani, la volontà di caratterizzazione delle fisionomie ed il gusto per la descrizione dei particolari, come i costumi o le armature, qualificano però come lombardo questo artista, che parte della critica recente tende ad identificare con il pittore e miniatore milanese Anovelo da Imbonate, attivo a Milano (San Marco, Sant'Eustorgio), Viboldone (Storie di Cristo nell'ultima campata) e Lentate. Un diverso maestro è attivo negli affreschi delle pareti: le Storie di Gioacchino ed Anna e le Storie della Vergine sono caratterizzate da scenari architettonici assai semplificati; tuttavia l'artista vi manifesta una straordinaria capacità di suggerire l'intima quotidianità degli eventi narrati e la sobria bellezza dei semplici ambienti domestici nei quali si svolgono,

Storie della GenesiStorie della Genesi

rivelando più di un'affinità con la coeva produzione miniatoria (in particolare con il Libro d'Ore di Bianca di Savoia decorato da Giovanni di Benedetto da Como, oggi alla Staatsbibliothek di Monaco).

I brani qualitativamente più alti dell'intera decorazione si trovano nelle Storie della Genesi, che presentavano in origine un prezioso fondo blu realizzato in lapislazzulo, pigmento assai delicato che il tempo ha fatto cadere, scoprendo il bruno rossastro della stesura di preparazione dell'affresco. Questo artista delinea forme morbide, definite attraverso l'uso di colori luminosi e di un chiaroscuro delicatissimo; da notare in particolare gli straordinari nudi dei progenitori, distinti nel colore delle epidermidi (più chiara quella di Eva, secondo una comune convenzione iconografica) e come plasmati da un incessante sfumare di luci e ombre. Un probabile modello di riferimento, in questo senso, è dato dall'attività lombarda di Giusto de' Menabuoi (si pensi al Giudizio universale di Viboldone), un fiorentino lungamente attivo nell'Italia settentrionale che insieme con Giovanni da Milano costituisce il principale tramite fra la lezione giottesca e la pittura trecentesca lombarda.

Oratorio dei Santi Ambrogio e Caterina
Via Mazzini, 24 Solaro – Milano
Accessibilità: per informazioni tel. 02 9690067 (parrocchia)