L'affresco di via NovaraL'affresco di via Novara

Il nucleo di Olona, assieme alla Chiesa di San Pietro in Silvis, è il contenitore più cospicuo di Induno per quanto riguarda l'arte dell'affresco. Tra i conservati in loco, gli strappi o i ricoperti, se ne contano all'incirca una decina. Di essi i più importanti e i meglio sono conservati sono quello dei Mulini Trotti, di cui parleremo in un prossimo intervento, e quello di via Novara, del quale entriamo subito in argomento.

Questo affresco è stato miracolosamente ritrovato sulla parete di uno scantinato. In origine faceva parte di un sottoportico ed era visibile dall'esterno. I santi effigiati sono, da sinistra: San Rocco, San Cristoforo e San Martino.
San Rocco è accompagnato dalla tipica figura del cane accucciato ai suoi piedi, purtroppo in questo caso molto rovinata. San Cristoforo regge sulle spalle Gesù Bambino, il quale, a sua volta ha nella propria mano sinistra una sfera, simbolo del mondo. Con realismo un po' ingenuo ma molto simpatico, il pittore ha poi immerso San Cristoforo in un fiume distinguibile non solo per il corso d'acqua ben delimitato fino alle ginocchia del santo, ma soprattutto per gli scogli posti ai bordi e per i pesci di specie differenti l'una dall'altra. La parte naturalistica continua anche nel San Martino dove, oltre alla elegante figura del cavallo, troviamo un serpente che avviluppa il corpo dell'ignudo.

L'affresco è stato datato come opera della fine del XV secolo, una datazione che si basa non solo sugli elementi iconografici e stilistici, ma anche su un dato storico ben preciso: negli anni 1485-86 in Lombardia scoppiò una epidemia di peste. Questo fatto assume rilevanza in questo caso in quanto San Rocco e San Cristoforo facevano parte di quella schiera di santi ausiliatori che venivano invocati in occasione di gravi calamità. Il dipinto, in quanto votivo, potrebbe perciò essere di poco posteriore a quella data.

L'opera, di ignoto pittore, risente della maniera pittorica locale e si può confrontare con l'affresco della Crocifissione dipinta sulla parete abidale della chiesa di San Pietro in Silvis. In entrambe le opere ritroviamo alcuni requisiti in comune: le aureole identiche; la prevalenza di certe tonalità quali il giallo caldo nei panneggi e l'azzurro negli sfondi; la decorazione dei colli e delle maniche dei personaggi; l'uguaglianza delle cornici a racemi. Naturalmente spettava poi al pittore e alla sua abilità sviluppare e personalizzare le richieste della committenza in base ad un repertorio figurativo divenuto quasi un canone.