C. Procaccini, Ecce HomoC. Procaccini, Ecce Homo

Francesco Frangi è docente universitario di Storia dell'Arte Moderna presso l'Università degli Studi di Pavia. Studioso di arte dell'Italia settentrionale, nel 2006 ha curato la mostra "Girolamo Romanino: un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano" allestita presso il Castello del Buonconsiglio di Trento. Per Varese negli anni scorsi si occupò, per il Castello di Masnago, delle mostre dedicate a Giuseppe Bonino e al Magatti. Tra i suoi ultimi impegni, l'approfondimento su Camillo Procaccini, il pittore attualmente in mostra alla Pinacoteca Züst di Rancate. Dalle sue parole, alcuni ulteriori chiarimenti su questa figura, appartenuta ad una delle famiglie artisticamente più significative della sua epoca

La mostra focalizza l'attenzione sull'attività giovanile di Procaccini; quali sono state le "idee guida" che hanno supportato la ricerca storica e condotto all'esposizione di Rancate?
"La mostra prende le mosse dagli esordi artistici di Camillo Procaccini. Si tratta della prima esposizione monografica dedicata a questo artista, del quale si è scoperta in questa occasione anche la data di nascita: Parma, 3 marzo 1561. D'accordo con gli altri curatori, ci sono parsi importanti soprattutto il lavoro di ricerca in archivio, lo studio documentario, le indagini sulle opere e sul corpus grafico dell'autore. Abbiamo voluto evitare di intendere la mostra quale evento – come sempre più spesso si usa dire – fine a se stesso, come "immenso trasloco" di opere. Lo studio ha portato i suoi frutti e il pubblico se ne è accorto. Anche il catalogo, a cura di Daniele Cassinelli e Paolo Vanoli, è stato pensato quale strumento di studio e duraturo riferimento per la consultazione. L'esposizione ha permesso, inoltre, la presentazione di alcune opere inedite, come l'olio su tela con la Creazione di Eva o la pala d'altar

C. Procaccini, Creazione di EvaC. Procaccini, Creazione di Eva

e con il Sacrificio di Isacco conservata presso la Pinacoteca di Varallo Sesia. Infine, sono state esposte tre grandi tele, recentemente restaurate, provenienti dalla chiesa ticinese di Santa Croce a Riva San Vitale, poco lontano dalla sede della mostra".

Uno degli indiscussi meriti della mostra è stato quello di aver liberato Procaccini dall'immagine tradizionale che lo vuole pittore di pale devote caratterizzate da accademica imperturbabilità. Quali sono, a suo avviso, le sue soluzioni iconografiche e stilistiche più innovative?
"La critica rivolta alle ultime opere di Camillo ha finito col sopraffare la fase giovanile, la stagione della sua maggiore vena creativa; solo gli studi degli ultimi decenni, in particolare quelli di Alessandro Morandotti, ci hanno restituito il profilo autentico della sua prima attività, indagando in particolare il rapporto dell'artista con il suo più precoce committente milanese, Pirro Visconti Borromeo, che gli affidò la regia della decorazione della propria villa a Lainate, poco fuori Milano. Nel capoluogo lombardo Camillo si fece interprete della seducente poetica degli affetti di Correggio e di scorci condotti in maniera sciolta e disinvolta. Al manierismo farraginoso e ridondante di citazioni degli artisti di fine secolo, egli oppone un linguaggio efficace e libero da enfasi, capace di raccontare la storia con una libertà narrativa che a Milano

C. Procaccini, San Giorgio e il dragoC. Procaccini, San Giorgio e il drago

non si era mai vista. Riuscì insomma a guadagnarsi la preferenza e la fiducia della committenza in ambito sacro oltre che profano, non solo perché aggiornato sulla pittura dei Carracci ma anche perché capace di una felice e originale rimeditazione del classicismo di Correggio. In questo senso egli ebbe un ruolo decisivo nella nascita della nuova stagione artistica del Seicento lombardo".

La mostra visualizza anche gli scarti qualitativi della produzione di Procaccini attivo tra veglia e torpore, facendo dialogare opere di simile iconografia eseguite a diversi anni di distanza
"La grande fortuna dell'artista come prolifico illustratore delle chiese dell'arcidiocesi milanese ne determinò anche la rinuncia a ulteriori sperimentazioni e la conseguente crisi: i tempi dell'invenzione vennero seguiti da quelli non sempre felici della divulgazione. Repliche e varianti di opere di affermato successo vennero riproposte quasi su scala industriale anche per ottemperare alle numerose commissioni ottenute in terra lombarda. In sede di mostra abbiamo documentato questa "doppia vita" di Procaccini, diviso tra le sperimentazioni giovanili e il meccanico esercizio sul proprio consolidato repertorio, spesso condotto con l'aiuto della bottega nella stagione dell'estrema maturità. In fondo, bisogna ammetterlo, non tutti hanno la fortuna di invecchiare così bene come avvenne a Tiziano".

Cerano, Riposo nella fuga in EgittoCerano, Riposo nella fuga in Egitto

L'immediata affermazione di Camillo è sancita anche dall'eco di molte sue invenzioni tra gli artisti locali. In che modo il dialogo serrato allacciato con il Cerano è felice testimonianza della suggestione esercitata da Procaccini?
"Cerano guarda con molta attenzione alla lezione di Procaccini che infatti si presenta a Milano come "l'uomo nuovo". Basti pensare alle variazioni sul tema del "Riposo nella fuga in Egitto" condotte da Camillo in una serie di stampe che fecero scuola e alle quali Cerano si ispirò in modo letterale. Lo studio delle incisioni dunque è di fondamentale importanza non solo per ricostruire la vicenda artistica del Maestro ma anche per gettare un più ampio spiraglio di luce sui suoi contemporanei. La presenza in mostra del dipinto su rame di Cerano, proveniente da Oxford, consente di misurare la reazione del giovane Crespi alla prima attività lombarda di Procaccini. Quest'ultimo, a sua volta, non resta inerte di fronte al clima culturale milanese: già debitore dell'espressionismo caricato del bolognese Bartolomeo Passerotti, ben presto assimila anche il gusto per le figure grottesche di Leonardo. In Lombardia infatti – si veda anche il caso dei Campi a Cremona – la tendenza caricaturale di chiara matrice leonardesca venne sempre mantenuta viva senza interruzioni e portata a nuova vita da Giovan Paolo Lomazzo.