Artevarese inconra Nes LerpaArtevarese inconra Nes Lerpa

L'uso di tinte forti e organiche, senza chiaroscuro, scelte secondo criteri soggettivi e non retinici; la tendenza a usare colore puro, la volontà di considerare la superficie come uno spazio piano, a-prospettico, base ideale per forti strutture. Ecco ciò che potremmo definire il Sintetismo di Nes Lerpa, l'immediatezza d'espressione, la forza energica e luminosa che si richiama direttamente a Matisse. Nei lavori presentati nell'affascinante ed efficace allestimento dell'Atelier Capricorno di Cocquio Trevisago, l'autore si riconosce in alcune direttive artistiche e creative: l'opera si compone essenzialmente di forma e di colore. L'espressività del segno, il gesto libero in quanto elemento costitutivo dell'identità pittorica, tra grafismo e spiagge colorate, costituiscono le caratteristiche essenziali della sua arte.

Senza ricercare la verosimiglianza con la natura, la materia e il colore nascono dal proprio sentire interiore. La linea e il colore sono svincolati dalla realtà che rappresentano, esprimendo le sensazioni che l'artista prova di fronte all'oggetto che riproduce.

Ma quella di Nes Lerpa non è semplice affezione al colorismo. La pittura, così come i pezzi in ceramica, sono strutturati attraverso uno specifico tipo di movimento, esuberante e, nello stesso tempo, rigoroso e attento. Al colore, Nes Lerpa torna come ad una continua e rinnovata necessità di espressione. Le tinte sono fresche, fisiche e l'opera si definisce con l'affermazione del procedimento capace di generare il linguaggio plastico.

Anche se i lavori risultano spesso risolti sul piano della bidimensionalità, l'uso del colore è quanto di più intenso è vivace si possa immaginare in pittura. Senza bisogno di alcuna stemperatura tonale.
Nes Lerpa possiede l'inquietudine del vero artista moderno, che sa che la sua arte non può essere sempre uguale perché in continuo dibattito con il mondo che lo circonda.

Nella chiacchierata imbandita nell'ampio spazio dell'Atelier Capricorno a lui viene in mente Matisse, a me Hans Hartung. E quando gli domando se per lui l'arte è, in fondo, un bel soprammobile da salotto… mi fredda: "L'arte può anche essere qualcosa che torna buono per un salotto. Ma io, un salotto, non so nemmeno che cos'è".