Baj, Duchamp, Fontana - ph. Ugo MulasBaj, Duchamp, Fontana – ph. Ugo Mulas

Vivo di fronte a me. Tra archivi e schede di quadri, tra cataloghi e riproduzioni varie, tra l'affastellarsi dei ricordi, delle avanguardie, delle donne, dei bambini, degli amici, ho una foto che mi è cara e me l'ha fatta il Mulas alla Triennale nel luglio '64. Ci siamo dentro io, il Fontana e il Duchamp, spezzati e scomposti nel prisma d'un mio specchio rotto. C'è dentro tutto, dadaismo, surrealismo, spazialismo, nuclearismo, tagli, buchi e vetri rotti.
Tra il "Tu m'" di Duchamp e i tagli di Fontana ci passa mezza storia dell'arte moderna da cui scaturisce la purezza assoluta di un gesto, nato per negazione e in opposizione, che poi diventa modulo assoluto di espressione lirica.

Non sto a parlar di purezza e di assoluto che non me ne intendo e non sono degno. Per noi suoi amici, collaboratori o colleghi, talvolta polemici, talaltra uniti alle frontiere delle nuove avanguardie, l'espression e la purezza era nella sua vita e nella sua disponibilità. Volevi vendegli un quadro? Lui te lo comprava. Volevi un suo quadro? Lui te lo dava. Volevi una sua firma, per un manifesto, per una presentazione, per una battaglia da fare? Firmava. Ti serviva la sua presenza per ampliare o qualificare una mostra? Lui partecipava. Anche alla sua età, anche coi più giovani, anche coi giovanissimi.

Fontana alla Galleria Naviglio di MilanoFontana alla Galleria Naviglio di Milano

Organizzavamo mostre e riviste assieme al Piero Manzoni, al Crippa, all'Yves Klein, al Joe Colombo, a Jorn, al Miriorama e atanti altri: lui ci stava sempre e aiutava in ogni modo. Il primo quadro di Fontana in Francia, destinato ad una mostra organizzata da Jaguer, lo portammo clandestinamente io e il Dangelo nell'inverno 1953 sotto gli occhi allibiti (per via dei buchi), dei doganieri di Modane e dopo una notte allucinante passata a Torino in un albergo di puttane e macros raccomandatoci dall'Ufficio Informazioni.

Forse per noi di quel momeno milanese tra il '50 e il '60 particolarmente attivo per le avanguardie artistiche, l'opera di Fontana ha un diverso significato e sapore. Per noi più importante dei singoli quadri era lui stesso, la sua presenza alle nostre conferenze, le sue polemiche, gli scontri o le intese tra nucleari e spazialisti, i collezionisti stranieri come Philippe Dotremont che cominciavano ad arrivare, i primi buchi venduti, la lotta cittadina contro il provincialismo di "Corrente" e tutta una miriade di altri ricordi, di incontri e di abbandoni.

Negli ultimi anni eravamo vicini di casa, io a Vergiate e lui a Comabbio, tra il lago Maggiore e quello di Monate. L'ultima volta che lo vidi disse che gli piaceva un certo mio quadro e mi domandò esitante e timido come se osasse chiedere troppo, se poteva fare un cambio con me.
Poi lo vidi a Varese in clinica. Il giorno dopo era a casa sua a Comabbio, morto.