Interno ecomuseoInterno ecomuseo

Daverio: cos'è un ecomuseo – Immaginiamo che il tradizionale edificio museale sia un territorio e che la collezione sia invece l'intero patrimonio mobile e immobile in esso contenuto, che ne fa un unicum rispetto ad altri territori. Pensiamo, poi, alla comunità residente, e non, come possibile utenza di questo museo. E che quest'ultimo venga gestito da più organi secondo un patto di collaborazione. Ecco, siamo di fronte ad una realtà ecomuseale.

Il modello a ombrello – Sono diversi i tipi di ecomuseo, si va da quello di microstoria, dedicato per esempio alla cultura contadina, all'Antenna ecomuselae che ha la funzione di mettere in rete musei, presenti su uno specifico territorio, diversi fra loro, ma con la necessità di una gestione comune. Esiste anche il Villaggio Museo, ossia una ricostruzione a grandezza naturale di un'antica realtà storica, tipo il Park Asterix, che, sottolinea Sacchetti, principale relatore dei venerdì di Daverio, "nella maggior parte dei casi è un falso storico con lo scopo di attirare visitatori". Ciò che il professore del Politecnico di Milano e i suoi collaboratori propongono per Varese e provincia è, però, il modello a ombrello, ossia la tipologia ecomuseale che comprende tutte le precedenti.

Matteo SacchettiMatteo Sacchetti

Perché musealizzare il territorio – Nasce dalla maturazione dei concetti di salvaguardia,
catalogazione, partecipazione e divulgazione. Da una cultura del vincolo si è passati negli ultimi anni ad una cultura del territorio, specialmente in Italia, che ha un patrimonio ricco, variegato, e soprattutto capillarmente distribuito sul territorio, anche al di fuori delle tradizionali strutture museali. Proprio perché cospicuo e presente ovunque la necessità di catalogare questo patrimonio e di uniformare i vecchi sistemi catalografici si è fatta sempre più sentire. D'altra parte l'interdisciplinarietà è ormai una costante e non si può prescindere da essa, tanto più se si parla di musealizzazione del territorio, in cui è basilare agevolare la partecipazione di quanti più organi competenti possibili nella gestione dello stesso. Così la divulgazione, all'interno e all'esterno, delle peculiarità di una regione, è un concetto che appartiene sempre più al quadro dei buoni management e marketing territoriale.

La prima idea – A Biella nel 2003 è avvenuto un incontro nazionale sugli ecomusei. Da qui l'idea di affrontare il discorso ecomuseo a Varese. Alcuni architetti, quindi, compreso Sacchetti, si sono interessati di individuare innanzitutto quelli che sono gli elementi caratterizzanti il nostro territorio. Fra questi di certo non potevano mancare i monti, l'acqua, lo stile liberty e le civiltà antiche, da quelle preistoriche a quella del fiume Olona.

Tre progetti – Dalla teoria si è passati alla pratica. Questo grazie al lavoro di tre tesisti del Politecnico di Milano, che hanno realizzato dei percorsi progettati ad hoc in punti cardine del territorio varesino. "Si tratta di proposte piuttosto provocatorie e lusinghiere e che tali devono essere", ha specificato Sacchetti, "perché sono tesi di laurea. Tutte, comunque, partono da un accurato monitoraggio dell'esistente, con lo scopo di conservarlo e valorizzarlo".

Isolino VirginiaIsolino Virginia

Intorno al lago di Varese – Il progetto dell'arch. Valentina Voltolin si configura come un percorso nel percorso, che tende a recuperare e/o a sostituire edifici diroccati e a valorizzare certi punti del territorio distribuito intorno al lago di Varese, dove, si sa, corre la provinciale 36 e la più o meno recente pista pedo-ciclabile. Su quest'ultima la Voltolin interverrebbe rifacendone alcuni tratti, per avvicinarla maggiormente al lago, è il caso del punto vicino al Vola-Vela o quello non lontano dalla ex-sede della Cagiva, sottoponibile a sua volta ad ammodernamento. Ma la parte più lusinghiera e piuttosto provocatoria del progetto riguarda l'Isolino Virginia, per cui la tesista proporrebbe, oltre al rifacimento del ristorante e alla costruzione di una passerella per unire la piccola isola alla terraferma, la riedificazione del museo di dimensioni maggiori, così da accogliere l'intera collezione, attualmente conservata a Villa Mirabello a Varese.

La via verde varesina – E' opera di Cristina Colombo il progetto di mettere in rete otto siti distribuiti lungo le valli Cuvia, Ganna e Veddasca, con l'individuazione di tre centri nevralgici nei comuni di Ganna, Ghirla e Cunardo. A partire da un concetto e dalle immagini pittoriche di alcuni artisti contemporanei, la Colombo ha sviluppato degli itinerari di particolare interesse. Lo scopo è stato quello di individuare certe presenze patrimoniali a cielo aperto che necessitano di protezione, oltre che di valorizzazione, è il caso per esempio del santuario rupestre di età celtica presente a Curiglia, e di integrare certe presenze storiche, come i famosi Mulini di Piero, sotto Monteviasco, con nuove costruzioni, come un visitual center, in grado di fornire ai visitatori informazioni specifiche sul patrimonio della zona ed essere centro promotore e divulgativo degli altri itinerari valorizzanti la via verde varesina.

La torre civica – Non è ancora laureato in architettura, ma Luca Andrea Vetrano prevede di diventarlo presto con il progetto riguardante la Torre civica che si affaccia su Piazza Montegrappa a Varese. Sede di associazioni e visibile, nella sua parte interna, non oltre il secondo piano, questo edificio potrebbe essere trasformato in sede per mostre temporanee e diventare meta per i turisti desiderosi di godersi il bellissimo panorama visibile dalla sommità. Chissà, però, se tempo, denaro e impegno umano saranno così favorevoli da rendere attuabili se non in toto, almeno in parte, le proposte lanciate da questi giovani architetti, fiduciosi nel trasformare la realtà varesina in un grande, e accessibile a tutti, museo a cielo aperto.