Castiglione Olona, città ideale voluta del Cardinal Branda Castiglioni che qui stabilì la sua dimora, cela tra vie e palazzi tesori di grande importanza artistico-culturale che, purtroppo, pochi conoscono e apprezzano.

Uno di questi è, appunto, il Museo di Arte Plastica (il MAP per gli amici), un’istituzione piuttosto giovane, costituitasi nel giugno del 2004 e che deve le sue opere a un ammirevole ‘esperimento’ tutto varesino.
POLIMERO ARTE è il nome del progetto frutto della collaborazione tra Ludovico Castiglioni e il cugino Franco Mazzucchelli. Tra gli anni 1969 e 1973 i due promossero, nella sede della Mazzucchelli Celluloide (la più importante fabbrica d’Italia nella produzione e lavorazione di materiale plastico), un centro di ricerche estetiche e un laboratorio dotato di tecnologie e personale qualificato

La Mazzucchelli mise a disposizione i suoi macchinari e le sue materie prime a numerosi artisti – tra cui: Carla Accardi, Filippo Avalle, Enrico Baj, Giuliana Balice, Man Ray, Giacomo Balla e in seguito si aggiunsero Marcello Morandini, Vittore Frattini, Carlo Giuliano, Maria Teresa Illuminato e molti altri ancora – che riuscirono a plasmare opere uniche ed eccezionali.
Certo, tutto questo a noi sembra banale! La plastica è entrata ormai a far parte della nostra quotidianità, ma dobbiamo cercare di entrare nell’ottica di quel periodo storico, tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, quando la plastica era assolutamente un’invenzione rivoluzionaria, specialmente in campo artistico! Chi, allora, si sarebbe mai immaginato che un quadro potesse essere completamente di plastica, per di più colorata?
Ma, non è solo questo a rendere unico nel suo genere il MAP.È anche quel connubio tra antico e moderno a conferire al museo castiglionese l’eccezionale fascino di cui gode. Sito in un palazzo trecentesco dei Castiglioni da Monteruzzo, conserva al suo interno numerosi affreschi di notevole fattura (che meriterebbero uno studio più approndito): dalla sala d’ingresso, con un ciclo che definirei quasi grottesco, alle decorazioni geometriche della grande stanza al pian terreno, agli affreschi di caccia del piano superiore, senza dimenticarsi delle finestre gotiche in cotto della facciata esterna, uno dei pochissimi esempi rimasti in terra varesina… Il museo è tutto da scoprire!

Una perla del nostro territorio che vale la pena visitare, almeno una volta nella vita.

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