Salvador Dalì ci ha donato una nuova lettura del mondo. In un percorso del tutto personale e suggestivo, seppur legato al movimento Surrealista del Novecento, il grande artista spagnolo ha stupito e incantato con l’essenzialità del tratto, con la forza del colore e dei simboli, con la capacità di comunicare con potenza un messaggio.

“Il Genio di Dalì” torna oggi a sorprenderci grazie al progetto di Historian Gallery. Al centro dello spazio luminoso che ospiterà fino al prossimo mese di agosto le tavole di Salvador Dalì, il direttoreLuca Verzelloni spiega che “Historian Gallery è una realtà svizzera che opera nell’Arte da quasi trent’anni e ha già realizzato mostre, tra l’altro, alla Reggia di Caserta,a Villa Litta a Lainate, a Perugia e a Lugano. Quest’anno ha scelto Gavirate per intrecciare l’Arte con la A maiuscola con la bellezza del territorio. Il varesotto è infatti una realtà geografica pittoresca che coinvolge Piemonte, Svizzera italiana, Milano e tutta la Lombardia e permetterà a tanti appassionati la visione di opere normalmente custodite in collezioni private. Abbiamo un obiettivo prestigioso – continua Verzelloni – Il livello elevato di questa mostra verrà mantenuto anche in quelle successive. Il pubblico sta scoprendo un’esibizione eccezionale in un luogo che non ha mai ospitato nulla di questo tipo. Possiamo dire, con soddisfazione, che gli ospiti de “Il Genio di Dalì” hanno ben compreso il nostro intento: quando lasciano la mostra, dopo un’ora e mezzo di visita, sono tutti incantati!”. Un incanto spiegato dal fatto che lo spazio di Gavirate presenta 205 litografie e xilografie originali che non sono mai state esposte prima tutte insieme. Si tratta di due cicli con una storia del tutto particolare, realizzati tra gli anni Cinquanta e Sessanta e legati a due monumenti della storia, della cultura e dell’editoria italiana: la Bibbia e la Divina Commedia. “Sono forse le opere più intime che Dalì abbia mai realizzato – aggiunge il direttore dell’Historian Gallery -, quelle che meglio rappresentano un percorso interiore inedito di questo artista”. Elena Verzelloni, al lavoro con il padre e il fratello Alex nell’allestimento della mostra e nella sua presentazione, sottolinea che “la Sacra Biblia è stata commissionata a Dalì con un intento molto personale da Giuseppe Albaretto. Albaretto, oltre che un amico personale dell’artista e un facoltoso collezionista ed editore d’arte, era un uomo profondamene religioso. Voleva riavvicinare Dalì alla religione cattolica. Gli chiese quindi di illustrare 105 passaggi della Vulgata, la Bibbia latina per eccellenza, tradotta da san Girolamo alla fine del IV secolo. Il risultato fu stupefacente e, tra il 1963 e il 1964, Dalì realizzò 100 opere tra acquerelli e guazzi – per i quali viene usata una tempera più pastosa – applicando inchiostri metallizzati, tratti a matita e penna, e una nuova tecnica a spruzzo. “In alcune tavole compare infatti un’esplosione di colore sulla tela che è il frutto di un’invenzione dell’artista, una sorta di catapulta, un archibugio, grazie al quale Dalì sparava le cartucce di pittura direttamente sulla tavola, creando un effetto esplosivo di grande efficacia simbolica. Per consentire ripetuti passaggi di colore e l’utilizzo di vernici metallizzate, inusuali per il tempo, vennero infine usate delle tele molto spesse”. Le 100 tavole della “Sacra Biblia” furono edite da Rizzoli nel 1967 in oltre 1700 esemplari. Gli acquirenti potevano anche richiedere un mobile in legno realizzato proprio per accogliere i 5 imponenti volumi e consentirne la lettura. Un mobile personalizzato, con le rilegature in bianco, venne donato alla Santa Sede, che aveva autorizzato la realizzazione dell’opera. Un mobile realizzato in un legno chiaro si trova all’interno dell’Historian Gallery, a fianco dell’esposizione. Le litografie sono splendide: esprimono momenti di potenza e di riflessione, esplosioni di luce, il bene, ma anche la forza del male, in una potente fusione di rosso e nero. Devono essere guardate a lungo per poterne cogliere tutti i particolari. “In queste litografie non si riconosce subito la mano di Dalì – prosegue Erica Verzelloni -. Non compaiono i suoi tratti classici e simboli come gli elefanti, le stampelle, le ossa volanti. Molte di queste tavole sono inedite, oltre che del tutto personali nell’abbinamento dei colori e delle linee”.
E’ diversa la storia degli acquarelli di Dalì che ci guidano tra i cieli della Divina Commedia dantesca. Come spiega Erica “La Divina Commedia fu commissionata a Dalì dal Governo Italiano negli anni ‘50, in previsione del settecentesimo anniversario della nascita di Dante Alighieri, nel 1965. L’artista ha impiegato quasi dieci anni per realizzare quest’opera, costituita da 100 acquarelli: 34 per l’Inferno, 33 per il Purgatorio e 33 per il Paradiso. Fu pubblicata da Salani Arte e Scienze nel 1964. Dapprima le 100 tavole furono esposte in Italia, ma non piacquero al pubblico, forse per alcune immagini troppo forti. Vennero quindi portate a Parigi dove ebbero un enorme successo, tant’è che fu commissionata all’élite tipografica parigina dell’epoca la trasposizione degli acquarelli in xilografia. L’operazione richiese quattro anni e i maestri incisori realizzarono una media di 35 legni (matrici) a tavola – quindi un totale di circa 3500 legni – tutti intagliati a mano per riprodurre i chiaroscuri e ogni dettaglio degli originali. Un grandissimo lavoro che ci ha tramandato un viaggio di Dante nell’Oltretomba del tutto particolare, “una rilettura realizzata in nove anni di lavoro nei quali Dalì ha analizzato tutta l’opera di Dante e ne ha estrapolato personaggi, scenari e passaggi per lui significativi, per poi usare uno stile diverso in ogni Cantica. Nell’Inferno ha dato sfogo alla fantasia, elaborando dei personaggi mostruosi e scenari bui, sempre con riferimenti all’opera dell’Alighieri e ai suoi passaggi più crudi. Quello del Purgatorio è invece un percorso molto personale: le tavole si discostano a tratti dalla descrizione di Dante e sono un’interpretazione personale di Dalì. Come nella Divina Commedia il Purgatorio rappresenta la purificazione prima di arrivare in Paradiso, anche per Salvador Dalì è un percorso di redenzione, di analisi dei propri peccati. Il Paradiso, infine, è molto fedele alla descrizione. Cambiano i colori, cambiano i tratti, cambia lo scenario”.

L’avventura dell’Historian Gallery a Gavirate prende quindi il via con una mostra di grande bellezza, aperta a lungo per consentire ai visitatori di raggiungerla comodamente e osservare le opere con la concentrazione necessaria. “Stanno cominciando a muoversi anche le scuole – afferma con entusiasmo il direttore Verzelloni – persino le scuole elementari! E’ una cosa molto bella. Solitamente, la Bibbia si studia alla scuola media, ma alcuni docenti hanno visitato la mostra e hanno deciso di portare le loro classi”. Una mostra davvero per tutti.

Chiara Ambrosioni