Una voluta coincidenza la scelta di presentare la pubblicazione “Santa Maria di Piazza in Busto Arsizio – Chiesa di moltissima divotione, et fabrica non meno bella che vaga” il giorno di San Carlo, ricorrenza particolarmente cara e significativa per i bustocchi che con il Santo hanno, da sempre un particolare legame.
 Tanti gli scritti che lo documentano e tra questi, le cronache del più noto storico Antonio Crespi Castoldi nelle quale si legge, tra le numerose notizie, che il Borromeo passando davanti alla chiesa Santa Maria fu folgorato dalla bellezza dell’edifico….
Dunque un legame storico, esiste…. e non a caso, gli editori confermano la scelta di questa data. “Abbiamo individuato un giorno che fosse importante. – sottolinea Emanuele Tosi della Nomos – Questa ricorrenza ci è sembrata la più adatta proprio per la relazione tra la città, la figura del Santo e la devozione che li unisce” .
Il volume, che si presenta in un’elegante veste grafica, rappresenta un nuovo documento non solo per i bustocchi, dediti alla Madonna dell’Aiuto, ma anche per tutti gli amanti della cultura e del bello. Nuove pagine che, grazie ad un gruppo di prestigiosi autori guidati da Pietro Cesare Marani, raccontano e approfondiscono storia, vicende architettoniche e artistiche. Un’indagine che tocca ogni aspetto del santuario narrato nei dettagli dagli storici Maria Teresa Fiorio, Luisa Giordano e Danilo Zardin, affiancati, per la ricerca documentale, da Silvio Mara e Franco Bertolli , responsabile della biblioteca Capitolare. Il volume, corredato da un ricco apparato di immagini fotografiche a cura di Umberto Armiraglio, offre una singolare visita entro un luogo che suscitata curiosità per l’insieme e per i particolari. Particolari a volte dimenticati, sconosciuti o per certi versi marginali, che possono sfuggire all’attenzione del’ abituale frequentatore della chiesa o dell’occasionale turista.
“Santa Maria di Piazza in Busto Arsizio”, va dunque ad aggiungersi alla lunga serie di pubblicazioni, se ne contano una cinquantina, dedicate al santuario. Ognuna, certo, affronta e svela novità, smentisce e porta a conoscenza, il frutto di studi specifici e approfonditi… Ma tanto ancora c’è da sapere ….
“Questa monografia – spiega Pietro Marani – si distingue dalle altre perché, la considerazione dei diversi aspetti storici ed artistici presentati dal monumento, è stata affidata a diversi specialisti (contrariamente alle precedenti, salvo un caso o due ormai molto antiche, dove un unico storico affrontava tutte le tematiche: storia, architettura, pittura e scultura ). Gli stessi hanno riconsiderato, sulla base dei documenti, molti dei quali pubblicati qui per la prima volta, le implicazioni del monumento con: la devozione locale, con le coeve prime attestazioni della fortuna dell’architettura a pianta centrale (di origine bramantesca ) fuori Milano, con l’opera degli scultori operosi negli altri grandi cantieri del tempo (come il Duomo di Como ) e che, finalmente, hanno riletto le pitture, di cui è ricchissima la chiesa. Questo – prosegue il curatore – sia alla luce delle testimonianze documentarie sia in termini stilistici, facendo il punto sulle più recenti proposte attributive. Inoltre, viene pubblicata una nuova campagna fotografica appositamente eseguita che si integra con la documentazione di restauro finora solo in parte pubblicata”. E’ stata anche eseguita una rilettura delle pitture. Ci sono novità nel settore artistico come attribuzioni, conferme, nuove identità?

“Ci sono parecchie novità- precisa lo storico -. Viene ridimensionato, ad esempio, il ruolo di progettista della Chiesa, che non può essere Antonio da Lonate, da vedersi piuttosto come il semplice capocantiere della Fabbrica. Si conferma la presenza di Tommaso Rodari, e della sua bottega, nell’esecuzione dei portali e delle sculture esterne. Riconfermata a Giovanni Crespi la decorazione prospettica e figurativa della Cupola, datata 1531. Inoltre si suggerisce, sulla scorta di un nuovo documento, che la presenza del varesino Francesco De Tatti sia da collocare all’esterno della cupola (nella decorazione del loggiato, andata distrutta nel Settecento) e nella parte bassa della chiesa. Riaffermati a Raffaele Crespi alcuni tondi con Profeti e, forse, con Sibille, eseguiti nel 1560-1561, rivalutata l’opera di restauro, e anche quella di pittore, di Luigi Cavenaghi, a lungo misconosciuta, che viene così ad occupare un posto eminente nel dibattito e nella pratica di restauro integrativo di fine Ottocento”.
La lunga serie di eventi, celebrati per festeggiare il cinquecentesimo di Santa Maria si concludono, si potrebbe dire, “in bellezza”, nelle preziose pagine di questo libro, tra arte e fede. Il ricordo diventa tangibile testimonianza.
“Quando abbiamo pensato a questo volume, cinque anni fa – svela Emanuele Tosi della Nomos – avevamo sicuramente a cuore l’idea di poter celebrare la ricorrenza con qualcosa di speciale, un contributo che evidenziasse l’importanza del santuario per la città e per i cittadini. Penso che questo libro, come confermano lo studio degli autori e la realizzazione della campagna fotografica, sia stata la giusta scelta!”.
Mantenere la memoria storica del proprio paese aiuta a guardare al futuro, reinterpretarlo, pur restando legati a quei valori radicati nel cuore.
Elisabetta Farioli