Busto Arsizio – Alzi la mano chi non si è mai lasciato affascinare dalla voce o dallo spettacolo di un cantante lirico: la potenza, il timbro, i costumi, l’orchestra… è quasi impossibile rimanere indifferenti.

Tra questi grandi incantatori c’è anche Clelia Croce, una giovane interprete materana di nascita e lonatese d’adozione.

Dopo il debutto nel prestigioso “Festival della Valle d’Itria“, dal 2015 è entrata a far parte del “Taormina Opera Stars Festival” che l’ha vista protagonista in rappresentazioni di successo al Teatro Greco di Taormina, come di recente nella Cavalleria Rusticana di Mascagni diretta da Bruno Torrisi.  È inoltre tra gli artisti della Fondazione Luciano Pavarotti e con lo spettacolo “Belcanto: The Luciano Pavarotti Heritage” si è esibita nei teatri più prestigiosi del mondo.  Insegna anche all’Accademia Amadeus di Rescaldina e Busto. Noi l’abbiamo incontrata…

Sei una giovane donna che ha deciso di dedicare la sua vita al bel canto… Come è nata questa passione?
“Ho iniziato ad ascoltare la musica lirica fin da bambina. Mio padre è un grande appassionato di opera e ricordo che passava il suo tempo libero a guardare VHS dei più grandi spettacoli, dove risuonavano le potenti voci degli illustri artisti del settore.  Io… non riuscivo a rimanere indifferente a quelle vibrazioni potentissime che si facevano sempre più insistenti.  Un richiamo che non potevo ignorare. Fu così che, mentre i miei coetanei guardavano i cartoni animati in tv, io mi dedicavo a quei video di mio padre, guardandoli fino ad esserne completamente assorbita dalle voci, dalle musiche e dai costumi. Sognando di interpretare uno dei quei personaggi tanto straordinari quanto reali”.

Quindi fin da bambina ti immaginavi già calcare i grandi palchi?
“Assolutamente sì! Ogni angolo della mia casa diventava un palco perfetto per le mie esibizioni… Gradini, sedie e giardino erano teatri perfetti per i primissimi esperimenti vocali. Passavo interi pomeriggi a cercare di imitare le potentissime voci dei cantati d’opera che ascoltavo in tv. Poi, durante il periodo delle scuole medie, ho iniziato a studiare canto e non mi sono più fermata. Infatti, mi sono laureata a pieni voti in Discipline Musicali specializzandomi in canto lirico e musica da camera”.

Il rapporto che hai con la musica è molto viscerale, oserei dire quasi spirituale… Ma cos’è per te la musica?
“Bella domanda… Ti rispondo citando Gibran: ‘Il segreto del canto risiede tra la vibrazione delle corde di chi canta e il battito del cuore di chi ascolta’. Questa frase è il mio punto di riferimento perché l’emozionarsi e il saper emozionare sono alla base del canto.
La musica è un linguaggio universale in grado di accomunare persone di religioni ed etnie diverse, ma con l’aggiunta preziosa del canto si ha il grande onore ed onere di dar voce ai sentimenti che pervadono il nostro intimo e trasmetterli al pubblico facendo emozionare”.

“Non c’è gratificazione più grande di quando si coglie negli occhi della gente quella sincera commozione… La magia risiede nell’intimità della vibrazione delle corde di chi canta e la vibrazione delle corde dell’animo di chi ascolta…non vi è un incanto più bello di questo”.

 

Cosa studia un cantante lirico? Insomma… come si diventa Maria Callas?
“È una formazione a 360 gradi che deve svilupparsi di pari passo su più fronti: innanzitutto si deve avere piena consapevolezza del funzionamento dello strumento voce, quindi grande importanza è data allo studio anche anatomico del corpo che, di fatto, è la nostra cassa di risonanza. A fianco di questo approccio “scientifico” si sviluppano lo studio tecnico sull’esecuzione del canto- la teoria – e l’arte scenica. Perché un ottimo cantante lirico deve essere anche un bravo attore”.

Immagino che la vita di un cantante lirico sia fatta di grandi sacrifici. Senti di aver rinunciato a qualcosa per rincorrere questo sogno?
“La vita di un cantante lirico è fatta di grandi sacrifici. Cominciano mentre si studia e non finiscono mai… Si è sempre impegnati non solo nell’apprendimento e nel miglioramento, ma anche nelle tournée e nelle audizioni.  Occorre molta dedizione, forza di volontà e rigore.
Il tempo che rimane è davvero poco…ma non mi sento di dire che la musica mi abbia tolto qualcosa, anzi, mi ha sempre dato moltissimo. E alla fine ogni sforzo viene ripagato”.

Tra i tanti personaggi che hai interpretato, qual è quello che ti rispecchia di più?
“Per interpretare al meglio una parte è necessario un lungo periodo di studio, un mese e mezzo circa, perché una volta imparati i testi cominciano le prove con gli altri interpreti o con l’orchestra. Amo interpretare quelle protagoniste femminili che somigliano a me: inguaribili romantiche ma con una grande forza come la Violetta della Traviata”.

Insegni educazione musicale nelle scuole e canto all’ accademia Amadeus di Rescaldina; tra i tuoi allievi ci sono anche ragazzi molto giovani. Qual è il rapporto tra i ragazzi e la musica lirica?
“Quando insegno percepisco che il bel canto è una disciplina che incuriosisce, fortunatamente, anche i più giovani: spesso mi viene chiesto di dare dimostrazione della potenza vocale che un soprano può avere e non mancano i momenti in cui qualche allievo si commuove. Emozionare è fondamentale nel mio lavoro”.

Roberta Montalto