Com’è fatto il Mausoleo Magnani?
La Cappella funebre fu commissionata da Angelo Magnani, nipote del più celebre Angelo Poretti fondatore dell’omonimo birrificio in Valganna, allo scultore viggiutese Enrico Butti e al varesino Ernesto Brusa nel 1919.

Nota oggi come la Pagoda indiana per i suoi indiscutibili tratti orientali, la cappella, tutto sommato in buone condizioni, consiste in una costruzione dal gusto esotico in pietra grigia di Viggiù, sostenuta (o meglio attraversata!) da un gigantesco elefante in bronzo, su cui poggia una cuspide in bronzo e vetro – materiali innovativi in ambito architettonico – decorata da un fregio a rilievo con scene agresti e pastorali.

Ai lati del portale di accesso, anch’esso in bronzo con i rilievi dei coniugi Magnani, sono due emblematiche figure in pietra: un soldato dormiente (proveniente dal complesso ‘La tregua’) e una figura femminile inginocchiata con un cesto di ortaggi sulle ginocchia.

L’intero complesso è poi delimitato da una balaustra semicircolare che termina in una colonna quadrangolare in pietra su cui poggia un’edicola con rilievi, ove compare ancora una volta la figura dell’elefante.

Come interpretare l’opera…
È difficile cercare di dare un significato a questo monumento.
Si sa per certo che non nacque come tomba di famiglia bensì come opera per il parco di Villa Magnani e proprio per questo è impossibile conferirgli un significato prettamente cristiano.

Anzi, più convincente è l’idea che la pagoda possa riferirsi alla religione buddista – dove l’elefante simboleggiava il giovane Buddha – o a quella induista, che venerava il dio dalle sembianze elefantine, Ganesha, cui erano dedicate molte festività.

Fatto sta che in India l’elefante ha sempre fatto parte della vita dell’uomo; utilizzato come primario mezzo di trasporto e di lavoro non può essere considerato solo come un simbolo!

La critica ha sempre descritto l’opera parlando di un elefante che sorregge una pagoda; e perché, invece, non pensare che l’elefante stia passando attraverso la pagoda come suggeriscono i frammenti di bambù che solcano i fianchi dell’animale per sconfinare nelle strutture? E, ancora, perché non fare riferimento alla tipica portantina (in indiano: howdah) placcata in oro e argento posta sul dorso dei pachidermi durante le processioni pubbliche?

O forse, più semplicemente, committente e artista rimasero affascinati dai racconti di una terra lontana?

Il bozzetto
Presso il Museo Enrico Butti di Viggiù è conservato – nella Sala VII – il bozzetto in gesso a tutto tondo del mausoleo e – nella sala IV – l’immagine di donna a sinistra del portale di accesso, a grandezza naturale.

Per visitare il mausoleo:
Cimitero di Bregazzana,
Via Angelo e Anna Magnani, 21100 Bregazzana VA

Giulia Lotti