Pusterla di S. AmbrogioPusterla di S. Ambrogio

Durante il suo decennio di governo, Azzone Visconti (1329-1339) promosse diverse iniziative edilizie e artistiche, sia di carattere privato sia di ordine pubblico: il rifacimento di strade e canali, la costruzione del campanile di S. Maria Maggiore e la sistemazione della sua residenza, decorata da artisti come Giotto, che occupava l'area dell'antico Broletto e comprendeva la cappella di san Gottardo; un complesso di iniziative che affermano la sua volontà di promuovere Milano al ruolo di capitale dell'importante regno che voleva creare.

Senz'altro l'impresa maggiormente celebrata dai contemporanei in quanto emblematica della nuova gloria viscontea fu la ricostruzione della cinta muraria, unica iniziativa architettonica ad essere ricordata nella perduta iscrizione fatta apporre da Giovanni Visconti sotto il monumento funebre in San Gottardo. In realtà si trattò di portare a termine un'opera avviata due secoli prima, dopo le distruzioni del Barbarossa, e subito interrotta: Azzone fece erigere una cortina muraria mirabile per altezza e costellata di torri che venivano sopraelevate in corrispondenza delle porte, proteggendo e allo stesso tempo monumentalizzando gli ingressi cittadini.

Per aumentare ulteriormente la sontuosità e al tempo stesso offrire Milano alla protezione della Vergine, fece collocare sulla fronte esterna delle sei porte principali alcuni tabernacoli marmorei, che presentavano una evidente policromia e un coronamento di guglie e pinnacoli, ospitanti gruppi statuari ora conservati per lo più ali Musei Civici del Castello Sforzesco. In questo modo era fornita al viandante un'indicazione semplice ed immediata del sestiere cui si stava per accedere.

Secondo i più recenti studi, l'esecuzione della decorazione scultorea avvenne a partire dal 1336 sotto la direzione e talvolta il diretto intervento di Giovanni di Balduccio da Pisa, per poi concludersi negli anni cinquanta quando l'arcivescovo Giovanni Visconti affidò la direzione al più aggiornato scultore campionesse attivo

Milano, rilievo di Porta TicineseMilano, rilievo di Porta Ticinese

nell'ambito milanese, il Maestro della Lunetta di Viboldone, che mantenne il progetto originario dello scultore toscano.

Il Tabernacolo di Porta Ticinese, collocato in direzione di Pavia, fu il primo ad essere eseguito da Giovanni di Balduccio e da collaboratori, impegnati negli stessi anni a terminare l'antica arca di san Pietro Martire nella Cappella Portinari in Sant'Eustorgio. Direttamente al maestro toscano sembrano attribuibili la figura della Vergine e le teste dei Santi, uniti in un secondo tempo al resto delle figure eseguiti da aiuto su disegno del maestro, il quale dimostra di essere a capo di un vero e proprio cantiere ben organizzato.

Le statue, attualmente al Castello Sforzesco e sostituite in loco da copie, sono disposte come una Sacra Conversazione: al centro la Madonna col Bambino, incoronata e seduta, riceve dalle mani di Sant'Ambrogio, patrono della città, il modello del sestiere cittadino che sorgeva in prossimità della porta, mentre sui lati si collocano San Lorenzo, Sant'Eustorgio e San Pietro Martire, titolari degli edifici sacri che maggiormente caratterizzano quell'area cittadina. L'altissima qualità del modellato, riscontrabile soprattutto nelle teste, e un espediente estremamente originale per rendere la policromia delle statue, che non trova precedenti in Lombardia, riconducono sicuramente all'iniziativa personale di Giovanni di Balduccio. A seguito dell'ultimo restauro, si è dimostrato che l'artista ha utilizzato due pietre diverse per realizzare la statua di San Pietro Martire: arenaria chiara per la testa e la veste, pietra scura per rendere la policromia del manto nero dei domenicani, ordine al quale apparteneva il Santo. L'effetto di unità e di intimismo doveva in origine risultare maggiore di quanto non lo sia oggi, soprattutto per il fatto che le figure non dovevano stagliarsi contro uno sfondo di mattoni ma su uno sfondo intonacato o addirittura dipinto.

Immediatamente successiva al complesso di Porta Ticinese dovette essere la realizzazione della decorazione di Porta Orientale. L'antica porta, demolita nel 1818, sorgeva all'incrocio fra l'attuale Porta Venezia e via Senato. Il gruppo che compone il tabernacolo della raffigurava la Madonna col Bambino al centro mentre si disponevano ai lati Sant'Ambrogio, San Dionigi, San Babila e San Celestino V.

Del complesso di Porta Comasina sono conservati solo Sant'Ambrogio e la Madonna col Bambino. Lo schema

Milano, Rilievo di Porta NuovaMilano, Rilievo di Porta Nuova

iconografico, il soggetto e lo stile delle statue, recuperate in Corso Garibaldi, lungo la strada che conduceva alla basilica di San Simpliciano, offrono elementi sufficienti per ipotizzare l'originaria sistemazione e sono attribuibili alla cerchia di Giovanni di Balduccio e non direttamente ad un intervento del maestro pisano.

Un frammento di decorazione esposto sempre alla Civica raccolta è identificato con San Giacomo Maggiore, con buona probabilità proveniente da Porta Romana. Questa statua venne scolpita da un maestro campionesse identificabile forse con l'ignoto autore del gruppo decorativo ancora posto in loco presso Porta Nuova. Alla campagna decorativa del sesto decennio del secolo appartiene il complesso di Porta Nuova, il solo ad avere mantenuto la collocazione originaria, privato tuttavia dell'integrità del tabernacolo: la lastra centrale è scolpita a rilievo e raffigura la Madonna seduta su un pancale col Bambino benedicente, alle loro spalle vi sono due Angeli reggicortina e ai lati Sant'Ambrogio, San Giovanni Battista e forse San Bartolomeo.