Gallarate, centro storico. Gallarate è una città liberty? A prima vista sembrerebbe di no. Quando si pensa al liberty in provincia di Varese le città che affiorano sempre alla mente sono senza dubbio Varese e Busto Arsizio. E Gallarate? È la figlia della serva? Anche la città dei due galli ha un’anima liberty. Lo dimostreremo con alcuni esempi architettonici.

CASA BELLORA

Casa Bellora sorse nel 1929 come un sipario che chiude la vista su piazza Garibaldi. Prima di palazzo Bellora c’era una semplice casa con loggiato e porticato. Il capitano d’industria Carlo Bellora, che aveva stabilimenti a Gallarate, a Somma Lombardo, ad Albizzate ma anche nella Bergamasca e dava lavoro a migliaia di operai, chiamò l’architetto Carlo Moroni (1872-1962) per realizzare il palazzo di famiglia. Lo studio Tenconi-Moroni, il più celebrato studio cittadino, realizzò il maestoso edificio che vediamo ancora oggi, caratterizzato da un ampio atrio con vetrata. Gli ambienti privati ancora oggi sono – in parte – rimasti identici alle origini, tra soluzioni architettoniche di pregio, arredi in legno, velluti. Altri ambienti invece hanno visto modifiche successive, ad esempio con l’intervento di Silvio Zanella: pittore, docente di storia dell’arte, fautore della “Civica Galleria d’Arte Moderna” di Gallarate (oggi MA*GA), svolgeva anche la professione di arredatore.

VILLA CARLO BORGOMANERI

Carlo Borgomaneri eredita dal padre la forza di iniziativa, la volontà e l’intuito che lo guidano nel creare tessuti divenuti dei classici; nelle cronache dell’epoca egli è descritto come dotato di “abilità, acutezza, e di prudenza non disgiunta da un senso di vigile arditezza”; fu anche nominato Cavaliere del Lavoro. Egli edifica la sua villa con parco alle spalle della fabbrica: si tratta di una costruzione solida e semplice, che si sviluppa su due piani più due mezzanini, uno a livello del terreno ed uno sotto il tetto, e presenta richiami a soluzioni adottate da contemporanei architetti milanesi come l’unione di tre corpi di cui uno più arretrato rispetto agli altri, la semplicità delle linee e l’utilizzo delle decorazioni a spezzare le cimase delle finestre. Gli angoli degli edifici sono inquadrati da paraste a bugnato la cui parte terminale è decorata da applicazioni floreali e geometriche e scanalature verticali; una decorazione simile affiancata a foglie di alloro orna tutte le finestre della villa nella loro parte centrale.
Questi esempi dimostrano che lo sviluppo del Liberty a Gallarate si deve allo studio Tenconi-Moroni, ma anche che il Liberty gallaratese si discosta dagli esempi architettonici più conformi a questo stile (come quelli della vicina Milano). In che termini? Pur tentando di scardinare gli stili del passato, risentiva ancora della tradizione architettonica precedente. Inoltre a Gallarate i committenti avevano sempre l’ultima parola nelle decisioni progettuali dell’edificio e, di conseguenza, chi si occupava della costruzione doveva seguirne le indicazioni. Quindi Gallarate è sì una città liberty, ma declina questo stile in un modo unico.

Eleonora Manzo