A celebrare il ricordo di Carlo Farioli (Busto Arsizio 1931-2013) concorrono due distinte personali e due distinti titoli: presso il Monastero di Cairate, "un diario di vita e di sentimenti", a cura di Ettore Ceriani e a Spazio Arte, "Ricordi, appunti, desideri e confidenze…", in quello che fu il suo studio a Busto Arsizio, ora per distintiva scelta della figlia Elisabetta aperto ad accogliere mostre di arte contemporanea.

Scorrendo le opere in mostra, si comprende come Carlo Farioli si confronti in continuazione con la natura dell'esistenza propria e altrui.

La percorrenza dei sentimenti non vibra esclusivamente nei corpi e nei volti, ma anima i volumi imperiosi delle nubi, la riluttanza alla quiete delle onde, al pari dell'armoniosa pace dei tramonti.

In Farioli l'uomo e l'artista si compenetrano assumendo la consapevolezza di come tutto appartenga ad un disegno superiore del quale l'uomo prende coscienza e l'artista se ne rende interprete allargandone il respiro sino a tradurlo in arte.
Ne sono visibile testimonianza, di quanto poc'anzi affermato, tra le altre, opere come "La grande nube nera" (1998) e "Paesaggio pugliese" (2000/2005).

A Carlo Farioli sono sufficienti pochi tratti di matita o carboncino per rendere l'atmosfera e l'anima profonda dei paesaggi, così è in "Mont St. Michel" (1971), come di momenti culminanti legati alla figura di Cristo in terra, esemplare in tal senso, "Accompagnato alla Croce" (1971), dall'impianto scultoreo, con rimandi pasoliniani, per tensione morale e introspezione interiore.

Abbiamo incontrato la figlia Elisabetta poco prima dell'inaugurazione presso lo spazio dedicato al padre.

Muovendosi a ritroso nel tempo, quali sono i suoi ricordi
 d'infanzia?

"Rimanevo incantata nel vedere il succedersi delle linee durante la costruzione dei quadri è una cosa che ancora oggi mi commuove, a volte mentre era impegnato in altre mansioni, io mi avvicinavo al cavalletto e con un carboncino giocavo intervenendo nel suo lavoro, quando lo scopriva si arrabbiava, ma io volevo fare quello che faceva lui".

Da adulta cosa ha preservato di tanta arte?
"Ho cercato di assorbire di lui, come uomo e artista, il più possibile, nonostante il suo carattere fosse molto introverso. Lo ammiravo di nascosto e sino ad una certa età non gli ho mai detto – Bravo papà – Gliel'ho detto tardi….purtroppo" (afferma tradendo profonda emozione).

La scelta di aprire Spazio Arte?
"Pensavo che il giorno della scomparsa di mio padre dovesse essere lontano, poi quando è accaduto ne sono rimasta profondamente colpita, tant'è che a tutt'oggi, non sono ancora riuscita a elaborare il lutto; allora mi sono detta – Non deve morire, deve vivere e io devo trovare il modo per farlo vivere -" ( e di nuovo la commozione prende il sopravvento sulle parole). 


Qual è il ricordo più prezioso che lei ha di suo padre?

"Ne ho due, se posso…uno legato ai valori umani,mi raccomandava di rimanere sempre me stessa qualsiasi cosa potesse succedermi tenendo sempre i piedi per terra con serietà, umiltà, onestà e dignità. Per la parte artistica era guardarlo negli occhi e vedere la sua commozione quando riceveva un premio o una onorificenza".


Carlo Farioli – "un diario di vita e di sentimenti"
Monastero di Cairate, via Monastero
Fino all'8 dicembre
Orario: -domenica 14-17

Carlo Farioli – "Ricordi, appunti, desideri e confidenze"
Busto Arsizio Spazio Arte C. farioli Via S. Pellico
Dal 4 al 28 dicembre
Orari: giovedì-sabato 16,30-19, domenica 10-12/16,30-19