Lissone – Amami Ancora. Si intitola così la mostra di Alice Ronchi che dal 18 febbraio  si apre nelle sale del Mac. Un titolo che ben aderisce al progetto Prime che prende il via con l’apertura della mostra. L’intento del Museo brianzolo è infatti quello di porsi come centro di ricerca e di sperimentazione per dare voce ad artisti contemporanei che, con le proprie opere, dialogheranno con quelle presenti nella Collezione permanente, farle uscire dalla nostalgia che le racchiude nei depositi per essere novamente apprezate e riscoperte.

La mostra, che apre il programma espositivo triennale ideato dal neodirettore Stefano Raimondi,  prende avvio  dall’indagine che Alice Ronchi ha svolto sulla raccolta  del MAC, stabilendo un rapporto d’intimità e affezione sia con i partecipanti al Premio Lissone sia con diversi autori le cui creazioni da diversi anni si trovano nei depositi del museo. Attraverso un’approfondita analisi, fatta di studi sui documenti, incontri con gli eredi e ricerche sul campo, Ronchi restituisce alle opere e ai suoi ideatori una rinnovata centralità e un’opportunità per un ricongiungimento emotivo con lo spettatore.

Per l’occasione  l’artista  presenta un nuovo intervento, accanto a importanti lavori storici, ad altri inediti e ad alcuni rimasti per anni nel suo studio che entrano in dialogo con quelli di figure quali Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo e altri.

Amami Ancora – afferma Alice Ronchi – è un progetto le cui radici risiedono nel mio cuore da molto, ancora non sapevo quali forme avrebbe assunto, ma per anni l’ho nutrito con un’attenta ricerca rivolta agli artisti della prima metà del ‘900 italiano; dedicandomi per lo più alle opere su cui lo sguardo dello spettatore sembrava non posarsi da tempo. Un percorso intimo di dialogo con la storia, una ricerca ancora in divenire che ha trovato la sua prima espressione nella mostra al MAC di Lissone”.

L’intervento principale – prosegue l’artista –, chiave di lettura dell’intero progetto, non risiede unicamente nella selezione delle opere bensì nel mio desiderio di portarle con me lungo tutti i piani del museo, di trasferirle dai depositi e dal piano interrato, dove attualmente la collezione del premio è esposta e di condividere quel luogo alla pari attivando un nuovo ed inedito dialogo onorando la sua storia. Ringrazio Stefano Raimondi per aver accolto con entusiasmo la mia proposta e per averla resa possibile”.

L’allestimento, che occupa tutti i quattro piani dell’edificio di Lissone, prende avvio dal piano interrato, dove i lavori di artisti quali Peter Brüning e Piero Ruggeri, caratterizzati da pennellate nervose e da colorazioni cupe, per lo più nere, esprimono un chiaro turbamento; salendo, i toni si alleggeriscono, le opere, pur portando con sé l’esperienza del dolore, lasciano trasparire l’espressione della fragilità dell’animo seguita dalla purezza e del desiderio di gioia.

Fondamentale in questo percorso di ascesa è il ruolo svolto dalla luce, che da sempre è parte integrante, insieme al colore e alla materia, della cifra espressiva di Alice Ronchi. A tal proposito, la decisione di liberare dalle pellicole oscuranti le vetrate offre al visitatore la possibilità di essere avvolto dalla luce e di ammirare da una prospettiva insolita le opere esposte.

Durante il periodo di apertura della mostra, si terranno iniziative didattiche, sviluppate dall’artista per le scuole.

La mostra sarà visitabile sino al 19 maggio nei seguenti orari: mercoledì e venerdì 10-13, giovedì: 16-19, sabato e domenica: 10-12 / 15-19.