Vivere il Sacromonte Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/vivere-il-sacromonte/ L'arte della provincia di Varese. Mon, 25 Jan 2021 10:02:29 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Vivere il Sacromonte Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/vivere-il-sacromonte/ 32 32 Fiore all’occhiello: “Tra Sacro e Sacro Monte” alla X edizione https://www.artevarese.com/fiore-allocchiello-tra-sacro-e-sacro-monte-alla-x-edizione/ https://www.artevarese.com/fiore-allocchiello-tra-sacro-e-sacro-monte-alla-x-edizione/#respond Tue, 09 Jul 2019 13:13:36 +0000 https://www.artevarese.com/?p=51640 L’arte sacra chiama e i turisti accorrono da ogni luogo: è ciò che succede per uno dei più famosi Festival di Teatro Sacro, incastonato nella scenografia naturale a cielo aperto – il Sacro Monte – che è ormai giunto, nel 2019, alla X edizione. Il Programma: Giovedì 11 luglio alle ore 21.00 tutti in attesa […]

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L’arte sacra chiama e i turisti accorrono da ogni luogo: è ciò che succede per uno dei più famosi Festival di Teatro Sacro, incastonato nella scenografia naturale a cielo aperto – il Sacro Monte – che è ormai giunto, nel 2019, alla X edizione.

Il Programma:
Giovedì 11 luglio alle ore 21.00 tutti in attesa per il “Christus Patiens” alla sua prima nazionale: lo spettacolo, con la regia di Andrea Chiodi – direttore artistico della Rassegna – e i più prestigiosi nomi della scena teatrale italiana, mette in scena la Passione di Cristo dalla Terrazza del Mosè; il testo, mai rappresentato, è fondamentale per la storia della produzione tragica greca e di grande importanza per la letteratura cristiana: il Christus Patiens di San Gregorio di Nazianzo; Una passione che è una tragedia greca. Si parte dal teatro classico per scoprire la tradizione del tema della passione come punto cardine della storia dell’umanità. Il testo tradotto esclusivamente per l’evento, da uno dei più noti grecisti italiani come Giorgio Ieranò, vedrà il suo debutto nazionale nel cuore del festival, con Mariangela Granelli nel ruolo di Maria e Tindaro Granata in quello del messaggero.

Nello stesso luogo si continua con “Da Medea a Maria”, giovedì 18 luglio alle ore 21.00, con i testi di Euripide messi a confronto con la sacra rappresentazione della voce di una delle più grandi attrici italiane – Elisabetta Pozzi.

Martedì 23 luglio, alle ore 18.00, verrà illustrato da Serena Contini – curatrice della mostra di Guttuso in città – l’affresco dipinto dal maestro alla Terza Cappella – la “Fuga in Egitto”.

Si termina giovedì 25 luglio alle ore 21.00 con un’altra prima nazionale: le letture poetiche da “Le Chemin de la croix” di Paul Claudel; con la voce di un giovanissimo Ugo Fiore che porterà, per la prima volta al Sacro Monte, il testo integrale in lingua francese insieme a Federica Fracassi.

Il Festival
Il festival unisce Tragedia Greca e Dramma Sacro, cultura e paesaggio, valore artistico e promozione del territorio che è ormai diventato un appuntamento annuale: dieci anni di grandi artisti, tra i più importanti della prosa italiana. Tutti si sono affacciati con grande stupore dalla magnifica Terrazza del Mosè, il palcoscenico del nostro festival teatrale che fin dalla prima edizione ha voluto mettere al centro della ricerca drammaturgica le grandi domande dell’uomo. Tanti grandissimi autori, tra i più contemporanei come Aldo Nove, Giovanni Testori, Luca Doninelli, Angela Demattè, Erri De Luca e quelli del passato come San Matteo, Shakespeare, Dante, Eliot e molti altri hanno lasciato il segno.

L’Associazione
L’Associazione Tra Sacro e Sacromonte nasce con lo scopo di dare continuità all’espe­rienza del festival di teatro sacro che da molti anni raduna al Sacro Monte un pubblico sempre più numeroso invitando celebri interpreti del teatro italiano; ha lo scopo di promuovere la cultura a partire da un’identità cristiana e intende proporre iniziative quali incontri, seminari, letture guidate, recital, mostre e spettacoli teatrali che permettano di riflettere sulle domande fondamentali della vita.

Informazioni:
Per tutta la durata del festival è garantito un servizio gratuito di navette e funicolare che collegano la città alla cima del monte;
durante le serate del Festival è possibile iscriversi all’Associazione Tra Sacro e Sacromonte.
www.trasacroesacromonte.it

Daniela Gulino

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Il progetto di restauro per il Sacro Monte, uno scrigno di bellezza https://www.artevarese.com/il-progetto-di-restauro-per-il-sacro-monte-uno-scrigno-di-bellezza/ https://www.artevarese.com/il-progetto-di-restauro-per-il-sacro-monte-uno-scrigno-di-bellezza/#comments Fri, 23 Nov 2018 10:21:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=47988 Il Sacro Monte di Varese è unico nello splendido complesso dei Sacri Monti Prealpini, patrimonio dell’Unesco dal 2003 per la loro importanza e bellezza. E’  stato individuato come caso di studio tra le nove Vie Sacre piemontesi e lombarde perché è il più uniforme e omogeneo: da una parte è la realizzazione di un progetto […]

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Il Sacro Monte di Varese è unico nello splendido complesso dei Sacri Monti Prealpini, patrimonio dell’Unesco dal 2003 per la loro importanza e bellezza.
E’  stato individuato come caso di studio tra le nove Vie Sacre piemontesi e lombarde
perché è il più uniforme e omogeneo: da una parte è la realizzazione di un progetto unitario, dall’altra racchiude alcune caratteristiche riscontrabili singolarmente negli altri Sacri Monti.
E’ quindi il riferimento principale nella messa a fuoco delle buone pratiche che consentiranno il recupero e il mantenimento della bellezza del sito seriale perché possa essere vissuto nel presente, ma anche custodito e consegnato al futuro.

Il grande progetto, che si prolungherà nel tempo, è stato accolto con gioia e gratitudine dall’arciprete di Santa Maria del Monte, don Sergio Ghisoni che, sottolinea, «la nostra piccola parrocchia raccoglie un patrimonio inestimabile che dev’essere preservato con quotidiani interventi minuziosi, oltre che interventi straordinari» e ricorda che si tratta di «una forma di annuncio del Vangelo, perché chi sale il Sacro Monte si rende conto della bellezza architettonica delle cappelle, della ricchezza di quello che c’è al loro interno e anche dell’ambiente naturale, che offre splendidi scorci che sono una provocazione per lo sguardo e per il nostro cuore».

I lavori hanno preso il via nell’ambito del bando “Promuovere buone prassi di prevenzione e conservazione del patrimonio storico e architettonico”, economicamente sostenuto da Fondazione Cariplo – da anni impegnata nel finanziamento dei lavori di restauro del complesso monumentale – e dalla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese.

Il restauro conservativo – nato all’interno del più ampio progetto “Lo scrigno del Sacro Monte di Varese: caso studio per la conservazione programmata dei Sacri Monti” – è stato intrapreso dall’architetto Gaetano Arricobene e dalla ditta ICSA srl di Sesto Calende  (Interventi Conservativi Storico Artistici) del restauratore Bruno Giacomelli, sotto la supervisione della Soprintendenza.

Obiettivo della prima fase progettuale è stato quello di mettere a punto una metodologia comune (buone prassi) per i nove Sacri Monti a partire dall’indagine documentaria. La seconda fase si sta articolando nell’applicazione del piano d’azione definito, valutandone anche tempi, entità e ciclicità.

Le parole dell’architetto Arricobene, progettista e direttore dei lavori, ci trasportano sulla Via Sacra e nella sua intensa atmosfera.
«In applicazione della metodologia messa a punto, si sono conclusi i lavori di restauro della XIII cappella – afferma – un’opera che ci ricorda quanto siamo fortunati a conoscere, vivere e frequentare il Sacro Monte di Varese: uno scrigno pieno di opere d’arte. Noi oggi, dopo 18 mesi, guarderemo con occhi nuovi delle opere che ci conquistano ogni giorno con la loro meraviglia. L’impegno è stato grande: dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni abbiamo realizzato dei rilievi della struttura ed eseguito uno studio diagnostico sia della parte esterna che di quella interna, prendendo subito in esame le emergenze, come quelle relative alla cura dei manufatti, e valutando interventi sia di manutenzione che di restauro».

«Il progetto di indagine, approvato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, ci ha permesso di definire tutti gli interventi necessari, considerando anche i materiali più adatti per il restauro. Grazie ai finanziatori, che hanno creduto nell’iniziativa di mettere a sistema gli interventi, dopo il restauro della XIII cappella, ci dedicheremo alla conservazione programmata dell’intero viale e di tutte le cappelle che si incontrano».

«Il lavori proseguono già da 18 mesi e sono rallentati dalle condizioni atmosferiche: era necessario scavalcare il periodo invernale e compiere le azioni con il microclima adeguato. Il monitoraggio della XIII cappella ci ha dato delle indicazioni dal punto di vista termoidrometrico. Conoscevamo le oscillazioni presenti nel corso dell’anno e dovevamo tenerne conto. Certe lavorazioni sulle statue, ad esempio, dovevano essere fatte assolutamente nel periodo giusto e non durante l’inverno».

« Il nostro è un “work in progress”, cioé adattiamo man mano le previsioni fatte all’inizio, sempre relazionandosi con i finanziatori. Il progetto è composto da varie fasi: la prima è stata sicuramente di studio, con il coinvolgimento di altri enti. Abbiamo realizzato delle indagini di laboratorio nella direzione di una campagna diagnostica che ci ha permesso di individuare tutta una serie di aspetti, come quelli strutturali. Si devono valutare i danni causati dall’acqua e il rischio sismico, proprio per effettuare un adeguamento. Il tutto viene realizzato nell’ambito del sito seriale dei Sacri Monti».

«L’aspetto più importante di questo progetto è quello di monitorare: le schede su cui stiamo ancora lavorando non dovranno essere tenute in un cassetto. Serviranno per capire gli interventi già fatti, quelli previsti e la loro urgenza. Poi dal confronto tra chi opera – il restauratore – e chi coordina – la committenza – potranno nascere buoni risultati».

«E’ stata effettuata anche un’indagine sulle coperture delle cappelle, fatte di coppi. Per la prevenzione dobbiamo agire come i nostri nonni qualche generazione fa, cose con cui noi abbiamo perso dimestichezza. Bisogna eliminare le piccole piante infestanti che, con il passare del tempo, riescono a scalzare la pietra e a compromettere tutto, facendo filtrare l’acqua. Sono piccoli interventi, ma con un significato enorme, perché prevengono danni peggiori».

«Entro questo inquadramento generale si collocano i lavori alla XIII cappella.
E’ interessante indagare quali sono state le differenze in opera rispetto a quanto era stato deciso a tavolino, con la diagnostica. Non si vedevano, ad esempio, i gravi danneggiamenti del sottotetto, come le travi tarlate e gli intonaci staccati o mancanti. L’abbiamo restaurato con delle travi nuove e reso accessibile in sicurezza, in modo che la manutenzione in futuro sia più agevole».

«Abbiamo anche restaurato la porticina d’ingresso, coperta da un dipinto su tela visibile solo se la si attraversa o dalle finestre. Abbiamo poi dovuto modificare il progetto iniziale relativo alla conservazione delle statue della cappelle. Lo studio non ha riguardato il livello superficiale – poiché per questo erano già stati fatte valutazioni e ripristini in tempi recenti da parte dell’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali (ICVBC)  – ma il fatto che, secondo testimonianze da archivio e verbali, negli anni Novanta, c’è stata un’abbondante nevicata che ha invaso in particolare la XIII cappella e ha coperto i piedi delle statute per 5 gioni, prima di essere rimossa. Conoscere questo evento ci ha permesso di capire lo stato di degrado di numerose statue».

«Come per ogni cappella del Viale, è stato poi importante rimuovere le foglie dai canali di scorrimento dell’acqua, una prevenzione che serve a evitare il decadimento del manufatto e richiede tempo e supporto economico. Poiché gli interventi sulle cappelle continueranno a lungo: useremo i fondi disponibili in modo oculato».

Bruno Giacomelli, restauratore della ICSA (Interventi Conservativi Storico Artistici) impegnato nei lavori della XIII cappella del Sacro Monte spiega che «grazie al lavoro di tanti operatori del settore esiste un’ampia documentazione che permette di individuare quelle parti che mostrano un inizio di degrado in corso. Abbiamo eseguito delle schede che sono frutto di una lunga esperienza – prosegue – perché questo è il nostro quinto  intervento di manutenzione. Abbiamo già fatto alcune sperimentazioni con il Politecnico e con altri operatori del settore. La schedatura lascia una traccia che viene aggiornata quotidianamente e annualmente, nei quattro anni di intervento»

«Avremo così inizialmente degli interventi di emergenza o di blocco della causa del degrado, poi, con il proseguire, verranno aggiornate le schede e si passerà ad azioni di programmazione annuale o mensile. Poi, se ci sono dei finanziamenti o altri progetti che intervengono in maniera più massiccia attraverso questa schedatura si sprà individuare quali sono i monumenti di questo splendido parco di opere che hanno una maggiore necessità».

Giacomelli, spiegando che gli interventi realizzati sono stati: la messa in sicurezza delle parti instabili, la rimozione delle piante infestanti e la pittura delle superfici lapidee, con l’eliminazione delle efflorescenze saline che si sono formate nel corso del tempo. Per completare l’intervento è stato posizionato all’interno della cappella un deumidificatore che eviterà la risalita di umidità dal terreno.

Il restauratore ha poi ricordato che “il monitoraggio è fondamentale: a livello stagionale vengono individuati degli elementi che hanno bisogno di una maniutenzione costante, senza la quale la natura stessa interviene con il suo degrado. Prima del nostro intervento la XIII cappella mostrava i segni di un susseguirsi di variazioni che hanno determinato macchiature, come le differenze nel colore delle superfici dovute ai muschi, ai licheni e all’alterazione cromatica dei materiali differenti. La pietra viene da Viggiù, poi ci sono le stuccature in cemento e in altri materiali: anch’esse hanno subito un degrado e tendono a scurire nel tempo. Sono state rilevate tutte le situazioni classiche di degrado, come la vegetazione infestante o l’umidità di risalita, ma  l’ambiente non è classico, perché oltre a essere più soggetto ad attacchi meteorologici, è stupendo da vedere, da visitare e da vivere».

Tra le cose più inaspettate? Oltre al danno causato dalla neve, sicuramente la rilevazione del “cuore nero” all’interno delle statue, ovvero «dei residui di materiale organico presenti nell’argilla che non hanno subito la combustione durante la cottura».

Infine le parole dell’architetto Luca Rinaldi, della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese: «Sono cresciuto a Sant’Ambrogio e il Sacro Monte ha sempre fatto parte dell’orizzonte della mia vita. Professionalmente, ho seguito la storia dei lavori di restauro compiuti sulle cappelle, come quello discutibile di 30 anni fa compiuto proprio sulla XIII cappella, che è stato tanto costoso, realizzato in modo dilettantistico e non seguito dalla Soprintendenza. Ho potuto monitorare tutti gli interventi eseguiti in questi anni con una metodologia condivisa sul sito seriale dei Sacri Monti: finalmente anche il Sacro Monte di Varese entra in questo importante dialogo operativo! Il progetto in atto non è solo di prevenzione e conservazione, è proprio un restauro degli errori compiuti in passato.
E’ assolutamente lodevole: ci aspettiamo che via via, recuperando e pubblicando contributi scientifici e critici sulla storia dei lavori in corso, ogni passaggio possa essere preservato».

«L’intervento degli anni ’80 e ’90 ha cancellato completamente l’importante fase di restauri compiuti dal Pogliaghi, di cui non esiste più nulla, se non poche foto in bianco e nero.
Con “Lo scrigno del Sacro Monte di Varese” prenderà finalmente il via una riflessione seria e scientifica sugli interventi che si fanno al Sacro Monte, una realtà che sta a cuore a tutti noi varesini!».

Chiara Ambrosioni

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Nel 1911 era la più alta d’Italia https://www.artevarese.com/nel-1911-era-la-piu-alta-ditalia/ https://www.artevarese.com/nel-1911-era-la-piu-alta-ditalia/#respond Fri, 20 Jul 2018 10:33:05 +0000 https://www.artevarese.com/?p=46057 La Stazione di arrivo della funicolare del Campo dei Fiori è un piccolo gioiellino realizzato tra il 1909 e il 1911 dall’architetto Giuseppe Sommaruga nell’ambito della più ampia progettazione del complesso del Grand Hotel Tre Croci, imponente e allo stesso tempo ben integrato nel contesto naturale, con annesso ristorante e appunto stazione di arrivo della […]

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La Stazione di arrivo della funicolare del Campo dei Fiori è un piccolo gioiellino realizzato tra il 1909 e il 1911 dall’architetto Giuseppe Sommaruga nell’ambito della più ampia progettazione del complesso del Grand Hotel Tre Croci, imponente e allo stesso tempo ben integrato nel contesto naturale, con annesso ristorante e appunto stazione di arrivo della funicolare.

La palazzina comprende a piano terra una grande sala d’aspetto, la sala macchine realizzata nel sotterraneo e l’abitazione del responsabile dell’impianto macchine al piano superiore.

 

 

L’edificio verte in stato di abbandono e noi che abbiamo avuto la fortuna di visitarlo in occasione del remake del film “Suspiria”, quando era adibito a falegnameria per la costruzione del set cinematografico, abbiamo constatato che ben poco rimane dell’antico splendore: ci sono cedimenti dei soffitti in vari punti, non esiste più alcun arredo se non la struttura della biglietteria interna in legno, che tra l’altro è ben conservata e qualche  mobilio della casa del responsabile. L’esterno è stato in gran parte spogliato delle pensiline, delle ringhiere e dei lampioni in ferro battuto.

La stazione presenta una parte inclinata che accoglie il percorso di arrivo della funicolare, una volta coperta da una pensilina, sostenuta da un unico arco rampante. Il fabbricato della stazione vera e propria, a pianta quadrata, si protende a sbalzo verso il percorso di arrivo e presenta una copertura altrettanto inclinata con due coppie archi rampanti.  Il paramento è interamente in pietra locale a vista, alternata con fasce di cemento. Nonostante le contenute dimensioni dell’edificio e il carattere di servizio ha lo stesso vigore espressivo di quelli maggiori, grazie ad un architetto capace di elevare ad altissima qualità architettonica anche una piccola costruzione.

Il trasporto su funicolare si colloca in un più ampio programma di sviluppo e di ingegnoso sfruttamento delle peculiari caratteristiche del territorio che fecero di Varese, nella prima metà del Novecento, una città di prim’ordine nell’ambito dell’accoglienza turistica e delle infrastrutture.

Ad esso contribuirono in larga parte le iniziative e le realizzazioni della “Società Anonima Grandi Alberghi Varesini” e della “Società Varesina delle Imprese Elettriche”. In particolare furono realizzati sul Colle Campigli, tra il 1910 e il 1913, il complesso comprendente il Kursaal, il Grand Hotel Palace – questo realizzato sempre su progetto del Sommaruga – che si occupò anche del restauro del Kursaal e della costruzione di un teatro annesso- e la funicolare che collegava il colle alla tramvia Varese-Masnago.

Il caratteristico mezzo di trasporto su rotaie della funicolare permise di attuare un agevole ed immediato collegamento con altri due luoghi chiave delle mete turistiche varesine: il Sacro Monte e da qui, a valle della prima cappella, attraverso una seconda linea, il Monte Tre Croci al Campo dei Fiori dove il Sommaruga nella costruzione del Grand Hotel attuò ardite soluzioni strutturali, volumetriche e decorative che ne fecero uno dei grandi maestri del Liberty italiano.

La prima a essere realizzata fu proprio la stazione di arrivo della funicolare. Il progetto era già pronto nel 1909 insieme a quello generale di tutto il complesso che però il Sommaruga dovette ridimensionare per ragioni economiche e inoltre venne abbandonata la soluzione iniziale della stazione addossata al corpo avanzato verso sud e collegato all’albergo, in quanto il meccanismo motore avrebbe certamente creato troppo rumore. La stazione venne quindi eretta separatamente a metà strada tra l’albergo e il ristorante. I lavori della funicolare, tecnologicamente all’avanguardia, (era allora la più alta d’Italia, giungendo a quota 1032 metri con un dislivello di 401 metri) furono compiuti in due anni e l’apertura dell’esercizio avvenne il 20 aprile 1911.

L’esercizio delle funicolari, segnando la fine di un’epoca, venne chiuso nel 1953 e le strutture smantellate nel 1956.

Cristina Pesaro

 

 

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Tra Sacro e Sacro Monte, Arles e Milano https://www.artevarese.com/tra-sacro-e-sacro-monte-poi-arles-e-milano/ https://www.artevarese.com/tra-sacro-e-sacro-monte-poi-arles-e-milano/#respond Fri, 06 Jul 2018 09:50:48 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45932 TRA SACRO E SACRO MONTE Si è appena aperta la nona edizione del festival teatrale “Tra Sacro e Sacro Monte”, appuntamento culturale che dal 5 al 26 luglio porterà sulla vetta della via Sacra di Varese grandi protagonisti della scena contemporanea. Il Festival, realizzato dall’Associazione Kentro in parternariato col Comune di Varese, con la direzione […]

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TRA SACRO E SACRO MONTE

Si è appena aperta la nona edizione del festival teatrale “Tra Sacro e Sacro Monte”, appuntamento culturale che dal 5 al 26 luglio porterà sulla vetta della via Sacra di Varese grandi protagonisti della scena contemporanea. Il Festival, realizzato dall’Associazione Kentro in parternariato col Comune di Varese, con la direzione artistica di Andrea Chiodi, quest’anno per la prima volta lascerà la prosa per puntare sulla poesia.

Quattro gli appuntamenti del giovedì: da Gabriele Lavia a Proxima Res con Laura Marinoni (giovedì 12, alle 21), da Federica Fracassi (giovedì 19, alle 21) a Massimo Popolizio (giovedì 26 luglio, alle 21) . Si affianca alla programmazione poetica il Progetto Iceberg di teatro itinerante: “Il Sacro Monte: storia del rifugio di santi e rivoluzionari”. L’8, il 12 e il 22 luglio, alle 18, Karakorum Teatro propone uno spettacolo nel quale il pubblico sarà accompagnato in una salita al Monte. Due gli speciali incontri col poeta, previsti nella Location Camponovo per martedì 10 luglio, alle 21, con Davide Rondoni e il suo “L’allodola e il fuoco. Le cinquanta poesie che accendono la vita”, e per martedì 24 luglio, alle 21, con Roberto Mussapi, protagonista con “Voci Prima della scena”.

Nel “fuori cartellone”, alla Casa Museo Lodovico Pogliaghi, mercoledì 18 luglio, alle 21, con Oscar De Summa, uno dei più interessanti autori e attori della scena contemporanea, in “San Francesco Live”.

I giovedì sera del Festival la cima del Monte potrà essere raggiunta dal centro di Varese, con la navetta gratuita offerta da Morandi Tour, con partenza alle 19.30 da Piazza Monte Grappa, fermata intermedia al piazzale dello Stadio alle 19.35, e rientro al termine dello spettacolo. La navetta sarà garantita anche martedì 10 e 24 al costo di 5 euro a/r a persona.

ARCHIVIO FOTOGRAFICO ITALIANO AD ARLES

Si rinnova l’importante appuntamento francese per l’Archivio Fotografico Italiano con due esposizioni nella settimana di apertura dei prestigiosi Rencontres de la Photographie di Arles, dal 2 al 15 luglio 2018.

Una vetrina unica nel suo genere che catalizza da oltre quarant’anni un pubblico eterogeneo proveniente da tutto il mondo. Grazie a una collaborazione ultra decennale l’Afi avrà uno spazio di pregio in cui sarà esposta una mostra omaggio all’Italia, con immagini tratte dal nuovo volume dal titolo: ITALIA INTIMA, dal neorealismo accenti di contemporaneità. Inoltre, come consuetudine da alcuni anni, la Galleria l’Atelier de L’Image, ospiterà un lavoro sul corpo visto da Mario Vidor e Claudio Argentiero.

LA DODICENNE CLARA WOODS

Dal 1 al 15 luglio a Milano è allestita presso il Walden Caffè di Milano la personale dell’artista con disabilità che si racconta attraverso la sua arte. Clara Woods è un’artista fiorentina di dodici anni con una storia speciale alle spalle. Quando era ancora nel grembo materno Clara è stata colpita da un ictus, le cui conseguenze le hanno impedito di imparare a parlare, leggere e scrivere come tutti gli altri bambini. Grazie alla tenacia dei suoi genitori, però, già da piccolissima Clara ha iniziato un percorso riabilitativo di cui la pittura è stata una parte fondamentale, che l’ha portata a fare grandi progressi comunicativi: oggi è in grado di comprende tre lingue (italiano, inglese e portoghese) e, pur non parlando, riesce a farsi capire grazie alla creatività.

Attraverso le sue opere Clara è in grado di aprirsi nei confronti dello spettatore svelando tutto il suo mondo interiore, fatto di grande sensibilità ed emozioni colorate, con soggetti che spaziano dagli animali ai paesaggi, passando per autoritratti e opere astratte.

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Una nuova guida per il Sacro Monte https://www.artevarese.com/una-nuova-guida-per-il-sacro-monte/ https://www.artevarese.com/una-nuova-guida-per-il-sacro-monte/#respond Wed, 20 Jun 2018 10:01:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45631 Che si percorra il viale delle Cappelle per la prima volta da turisti o anche ogni giorno in tutte le stagioni, è naturale lasciare un pezzetto di cuore al Sacro Monte di Varese e amare ogni singola pietra del Viale, ritrovarsi a contemplare con meraviglia le Cappelle, i Musei, il Santuario, le stradine del borgo e […]

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Che si percorra il viale delle Cappelle per la prima volta da turisti o anche ogni giorno in tutte le stagioni, è naturale lasciare un pezzetto di cuore al Sacro Monte di Varese e amare ogni singola pietra del Viale, ritrovarsi a contemplare con meraviglia le Cappelle, i Musei, il Santuario, le stradine del borgo e i paesaggi mozzafiato. Il Sacro Monte, Patrimonio Unesco dell’Umanità, è un vero scrigno di meraviglie, bellezze artistiche, naturali, paesaggistiche e spirituali.

Non tutti però ne conoscono i dettagli storici a artistici: chi dipinse gli affreschi della Sesta Cappella? Chi e quando realizzò le statue della Nona? A quando risale la prima fondazione del Santuario?

Per consentire a turisti e pellegrini di conoscerlo e apprezzarlo, per valorizzarne i capolavori storici e artistici divulgandone le informazioni essenziali, l’associazione Amici del Sacro Monte, guidata da Ambrogina Zanzi, ha appena pubblicato la guida “Sacro Monte di Varese. Storia, Arte, Spiritualità”, presentata in Comune a Varese e stampata in cinquemila copie, da distribuire a visitatori, turisti e cittadini. Autori di testi e fotografie sono gli stessi volontari dell’associazione, tra cui Giovanni Trotta, Maria Rosa Bianchi, l’architetto Ovidio Cazzola, soci e amici da decenni al servizio della montagna.

Il progetto è stato possibile anche grazie al contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto, diretta da Carlo Massironi, mentre la traduzione in inglese, francese e tedesco è stata curata da ventotto allievi della Scuola Superiore di Mediazione Linguistica di Varese, cui è stato donato un diploma di ringraziamento.

La guida sarà disponibile gratuitamente, e saranno gradite offerte a sostegno delle attività culturali dell’associazione, nell‘Infopoint degli Amici del Sacro Monte sulla vetta della montagna, in via del Ceppo angolo piazzale Pogliaghi, luogo di incontro, di scambio e di informazioni per i molti turisti che arrivano al Sacro Monte.

Lo scorso anno un censimento dell’associazione aveva scoperto ben 41 nazionalità tra i turisti in arrivo al Sacro Monte, segno che il tesoro Unesco è apprezzato e visitato ancor più di quanto si immagini. Gli ultimi visitatori che si sono rivolti all’associazione per informazioni sul Sacro Monte nei giorni scorsi provenivano ad esempio da Israele.

L’associazione “Amici del Sacro Monte” annovera circa 400 soci, è stata costituita nel 1967 ed è sempre e solo stata sorretta dal volontariato. Un prima guida al Sacro Monte era già stata pubblicata nel 2004, quella di oggi è in forma totalmente rinnovata e racconterà al pellegrino la storia del Sacro Monte, il viale delle Cappelle, il borgo, il Santuario, la Cripta, il convento di Clausura delle Romite Ambrosiane, i preziosi Musei Baroffio e Pogliaghi e un approfondimento sulle vie per il Campo dei Fiori.

Alla presentazione, insieme alla Presidente dell’associazione, hanno preso la parola anche Ferruccio Zuccaro e il vicesindaco Daniele Zanzi, soci e amici del Sacro Monte da moltissimi anni, che hanno lodato l’impegno profuso costantemente dai volontari a sostegno della valorizzazione del Sacro Monte, in particolare con l’importante presenza dell’infopoint sulla vetta. Dalla presidente Ambrogina Zanzi è arrivato anche un sollecito al Comune per il ripristino dell’area adiacente a via del Ceppo, un tempo usata per i pic-nic. Rassicurante la risposta del vicesindaco sulla presenza di stanziamenti per quarantamila euro e sull’effettiva volontà di procedere al recupero.
Perchè il Sacro Monte è così amato dalla gente? Scrive Ambrogina Zanzi nella prefazione della guida: “Perchè questo incantevole luogo riesce a fondere armoniosamente la dimensione religiosa con la natura, l’arte, la storia e le tradizioni, offrendoci, in maniera splendida, una forma straordinaria di bellezza che coinvolge ciascuno in un’intensa e complice attrazione affettiva.”

Alessia Zaccari

 

 

 

 

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Un sogno d’estate con Piero Cicoli https://www.artevarese.com/un-sogno-destate-con-piero-cicoli/ https://www.artevarese.com/un-sogno-destate-con-piero-cicoli/#respond Thu, 24 May 2018 09:00:53 +0000 https://www.artevarese.com/?p=45229 La mostra di Piero Cicoli è una personale che si inserisce nella più grande esposizione “Sogno d’Estate” presso la Location Camponovo al Sacro Monte di Varese in corso fino al 26 agosto. Dal 20 al 31 maggio 2018 in mostra una selezione di opere del maestro, tra i fondatori dell’Associazione Liberi Artisti di Varese promotrice […]

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La mostra di Piero Cicoli è una personale che si inserisce nella più grande esposizione “Sogno d’Estate presso la Location Camponovo al Sacro Monte di Varese in corso fino al 26 agosto. Dal 20 al 31 maggio 2018 in mostra una selezione di opere del maestro, tra i fondatori dell’Associazione Liberi Artisti di Varese promotrice del progetto insieme all’Associazione di promozione sociale Elevando. Il grande spazio espositivo ospita una doppia mostra permanente con le opere degli artisti dell’Associazione Liberi Artisti di Varese che si confrontano con il piccolo formato quadrato di cm 25×25, con dipinti a tema libero, mentre una riflessione più specifica sul formato di cm 40×40 è dedicata al Sacro Monte.

L’esposizione di Cicoli segue l’omaggio voluto dal Comune di Varese con la Retrospettiva al Castello di Masnago, che ha raccolto le opere di 60 anni di attività dell’artista marchigiano e varesino di adozione. Piero Cicoli, pittore incisore e ceramista, originario di Urbania, è stato attivo a Varese come insegnante, artista e appassionato fautore del mondo dell’associazionismo artistico cittadino.

Nell’occasione della mostra al Castello, la curatrice Chiara Gatti, con il contributo di Matteo Cicoli, ha selezionato sessantasette opere tra le più significative del maestro: cinquantaquattro dipinti e tredici maioliche. Da novembre a febbraio 2018 sono state esposte produzioni dell’artista che hanno racchiuso tutto il suo lungo percorso artistico (1955-2015): dal naturalismo di piccoli paesaggi a uno studio delle forme dai caratteri più astratti e geometrici,  dall’impegno sociale e politico al grande ritorno alla natura. Colorista audace Cicoli dipinse la figura femminile portata ad un’essenzialità emblematica, il paesaggio che è quello della sua terra e si coniuga con le esperienze del vissuto e il melograno dei forti accenti simbolici.

Il figlio Matteo Cicoli, curatore di questa piccola rassegna al Sacro Monte ci spiega le scelte fatte in questo caso: “ Questa mostra raccoglie il testimone della retrospettiva al castello anche sotto l’aspetto dellla successione temporale perché raccoglie lavori dell’ultimo periodo dell’artista dal 2014 alla sua scomparsa avvenuta nel 2016. Si tratta di opere dichiaratamente astratte con ancora qualche riferimento figurativo, come il melograno, onnipresente nella sua produzione precedente, la periferia e la casa come elemento antropomorfo. Già al Castello di Masnago c’erano già sei opere 25 x 25 centimentri che si chiamavano “Pensieri astratti”: i dipinti qui esposti  proseguono idealmente quell’esposizione rimanendo comunque  legati alla gioventù dell’artista e alla sua terra. Alcune opere richiamano i campi e le terre di acacia riproposti sotto nuovi punti di vista.

Sono esposte meno di una decina di dipinti di formato abbastanza uniforme, 80 x 80 centimentri circa, tutti oli. Racchiudono un periodo artistico nuovo e un differente percorso proprio sviluppato negli ultimi anni e rivelano un nuovo punto di partenza con risultati che purtroppo non possiamo immaginare.

Le ceramiche che vengono presentate sono particolari  rispetto a quelle più conosciute che sono le maioliche a gran fuoco o i piatti o le piastrelle di diverso formato. Qui invece esponiamo due pezzi che sono 40 x 24 centimentri in formato orizzontale dove sempre la tecnica è una maiolica policroma lustrata a gran fuoco con inserti in vetro che creano rilievi molto particolari”.

L’astrazione della realtà è il nostro modo di intervenire nella realtà stessa” affermava Cicoli. Il muro di una casa bianca nel viola squillante dei giardini; la griglia dei campi arati da una veduta aerea; il limite del cielo spora i tetti dei paesai, il profilo delle colline e il granturco maturo. Ogni brano di una verità palpabile è confluito in una sintesi assoluta (Chiara Gatti 2017)”.

Cristina Pesaro

 

 

PIERO CICOLI. PENSIERI ASTRATTI per SOGNO D’ESTATE

20 – 31 maggio 2018

Location Camponovo

Orari: giovedì e venerdì dalle 14.00 alle 19.00

sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00

Ingresso libero

info@locationcamponovo.it Tel 374.2311152

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“Tutto Pogliaghi” nella sua casa-museo https://www.artevarese.com/tutto-pogliaghi-nella-sua-casa-museo/ https://www.artevarese.com/tutto-pogliaghi-nella-sua-casa-museo/#respond Tue, 08 May 2018 06:34:04 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44822 Nel 1885 Lodovico Pogliaghi (1857-1952) acquistò una casa rurale al Sacro Monte di Varese e progressivamente la trasformò secondo il suo particolarissimo gusto eclettico in quella che diventerà la sua casa-museo. In essa raccolse preziosissimi reperti di varia provenienza, secondo il proprio gusto e le proprie competenze: le opere raccolte si possono ricondurre alla riscoperta […]

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Nel 1885 Lodovico Pogliaghi (1857-1952) acquistò una casa rurale al Sacro Monte di Varese e progressivamente la trasformò secondo il suo particolarissimo gusto eclettico in quella che diventerà la sua casa-museo. In essa raccolse preziosissimi reperti di varia provenienza, secondo il proprio gusto e le proprie competenze: le opere raccolte si possono ricondurre alla riscoperta dell’antico, alla rivalutazione dell’arte orientale, all’interesse per il sacro. La sua passione per l’arte, le antichità e per gli oggetti inusuali, esotici e rari, lo portarono a trasformare la sua abitazione in uno splendido scrigno di tesori: creò una vera e propria Wunderkammer (letteralmente camera delle meraviglie) sulla sommità del Sacro Monte.

Una collezione prestigiosa di opere d’arte che spaziano dai preziosi reperti archeologici egizi o di epoca greco-romana fino al Rinascimento e all’epoca barocca, passando attraverso il Medioevo.

La casa-museo che creò rispecchia la sua personalità poliedrica che lo portò a essere pittore, scultore, restauratore e decoratore, architetto e scenografo e professore di ornato a Brera.

Tutto questo traspare in quella che fu la sua casa, il suo museo e il suo laboratorio: proprio nell’atelier è riprodotta in gesso e a grandezza naturale la porta centrale del Duomo di Milano che Pogliaghi realizzò nel 1906: solo una delle sue numerosissime produzioni nei vari campi artistici.

Le visite del ciclo “Tutto Pogliaghi” mirano proprio a indagare ogni aspetto del personaggio Pogliaghi attraverso le sue collezioni contenute nella villa, la sua produzione e la personalità dell’artista. Ogni ultima domenica del mese da qui a novembre, alle ore 11.00 e alle ore 16.00, sarà possibile fare un viaggio tra le opere di Lodovico Pogliaghi in compagnia delle guide di Archeologistics.

In particolare la visita “L’antico a portata di mano” è stata incentrata sulle collezioni archeologiche che fanno bella mostra di sé principalmente nell’esedra della casa-museo.

In questo ambiente costruito ad hoc e molto suggestivo dialogano tra loro statue, busti, urne cinerarie, frammenti di capitelli e di architravi, mosaici iscrizioni e vasi.

Per quanto riguarda la statuaria, un nucleo notevole è costituito da alcuni reperti acquistati da Pogliaghi e provenienti dalla collezione Borghese di Roma. Tra questi nella nicchia principale dell’esedra, la Statua di Dioniso-Apollo, copia di un originale prassitelico del IV secolo a.C. Della statua in marmo sono originali solo il corpo di Apollo e l’erma a cui si appoggia, mentre il Pogliaghi riplasmò completamente in gesso la testa nelle forme di Dioniso, non ritenendo pertinente quella precedente.

Nel vestibolo dell’esedra è invece collocato Hermes frutto di ensemble di un torso in marmo di epoca romana su originale greco integrato inserendo una testa con ali e un caduceo, elementi distintivi del dio.

Interessante anche una testa femminile etrusca in terracotta del IV-II secolo a.C. con la caratteristica acconciatura con riccioli a lumachella probabilmente proveniente da un santuario.

Sempre nel vestibolo in una vetrina troviamo anfore attiche a figure nere e a figure rosse di provenienti dall’Etruria del 500 a.C. circa che rappresentano scene di lotta e divinità. Motivi decorativi floreali incorniciano le scene.

Ma un pezzo forte della collezione archeologica è addirittura un sarcofago egizio detto di Tameramun. In legno di sicomoro, della fine della XXV dinastia (747-656 a.C.), è di forma antropoide, appartenente ad una donna Tameramun appunto che si poteva fregiare del titolo di “cantatrice del tempio di Amun a Karnak”. Il viso della defunta, dipinto di rosa, con occhi e sopracciglia delineati di nero, è incorniciato da una parrucca. Un ampio collare adorna le spalle e il collo con personificazioni delle divinità. Tutto il resto del sarcofago è diviso in registri e rappresenta divinità egizie legate all’aldilà.

 

Ma, all’esterno, il giardino non è da meno e segna un continuum con gli interessi dell’artista. Si ritrova ancora un’esedra e l’intero parco è disseminato di statue, colonne e reperti di vario genere.

 

Interessante e particolare è un capitello bizantino di grandi dimensioni. E’ in stile ionico, decorato con cornucopie e foglie d’acanto e probabilmente proviene da Costantinopoli.

Ma è soprattutto interessante la diversa destinazione d’uso che ha avuto attraverso i secoli: fu trasformato in fonte battesimale o acquasantiera e successivamente in fontana da giardino. Insomma è da considerarsi l’emblema del riutilizzo in un diverso contesto e con differenti funzioni tanto caro all’eclettismo e a Pogliaghi stesso!  

Casa Museo Lodovico Pogliaghi
Via Beata Giuliana 5 (ingresso da via del Santuario)

Santa Maria del Monte, Varese

“Tutto Pogliaghi”

Ogni ultima domenica del mese da qui a novembre, alle ore 11.00 e alle ore 16.00. La visita ha il costo di 6 euro a partecipante. La prenotazione è consigliata: è possibile riservare posti telefonando al 328.8377206, oppure scrivendo a info@casamuseopogliaghi.it

 

Cristina Pesaro

 

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L’organo a canne del Santuario della Madonna del Monte sopra Varese https://www.artevarese.com/lorgano-a-canne-del-santuario-della-madonna-del-monte-sopra-varese/ https://www.artevarese.com/lorgano-a-canne-del-santuario-della-madonna-del-monte-sopra-varese/#respond Sat, 14 Apr 2018 11:30:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44236 Tra i molti beni artistici racchiusi nel Santuario di Santa Maria del Monte, ve n’è uno in particolare che spesso, nella profusione di sculture e affreschi di cui questo luogo di culto è ornato, tende a passare inosservato agli occhi del visitatore, nonostante possa vantare una storia plurisecolare. Si tratta dell’organo a canne.  Quasi ogni […]

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Tra i molti beni artistici racchiusi nel Santuario di Santa Maria del Monte, ve n’è uno in particolare che spesso, nella profusione di sculture e affreschi di cui questo luogo di culto è ornato, tende a passare inosservato agli occhi del visitatore, nonostante possa vantare una storia plurisecolare. Si tratta dell’organo a canne

Quasi ogni chiesa al mondo possiede un organo a canne: questo perché sin dal Medioevo l’organo è lo strumento musicale cristiano per eccellenza. E ciascun organo a canne è unico, in quanto progettato e realizzato secondo le caratteristiche dell’edificio che lo ospita e le esigenze dei committenti. Per questo motivo, l’organo a canne è l’unico strumento musicale che è sempre stato costruito – e ancora oggi è così – in modo artigianale, nelle botteghe organarie, senza essere mai coinvolto nei processi produttivi di tipo industriale nella misura in cui lo sono gli altri strumenti musicali moderni, almeno quelli di fascia economica.

L’organo a canne del Santuario del Sacro Monte di Varese non fa eccezione: è uno strumento musicale dalle caratteristiche uniche e ha una storia assai appassionante, che si dipana lungo il filo dei secoli e che vede coinvolte le più importanti figure dell’arte organaria varesina e lombarda.

Un po’ di storia. Già prima della ristrutturazione sforzesca del XV secolo esisteva in Santuario un organo a canne collocato su una balaustra lignea in controfacciata, dove attualmente si trova la grata della chiesa delle Madonne, appartenente al complesso del monastero delle Romite Ambrosiane. Fu proprio la fondazione del monastero, a partire dal 1476, a decretare la sorte di questo strumento: pare infatti che con la costruzione della chiesa delle Madonne sopra l’antica controfacciata gli organisti potessero, attraverso la grata ancor oggi ben visibile, osservare le religiose e, addirittura, rivolgere loro la parola…

Non si sa se le voci intorno a tali presunti sconvenienti rapporti tra i musicisti e le monache siano vere: in ogni caso, la controfacciata venne abbattuta per fare spazio all’allungamento della navata centrale, l’organo venne smantellato e il Santuario rimase privo del suo strumento. L’assenza di un organo a canne non  costituiva solo un problema di ordine liturgico, ma andava a ledere il prestigio stesso del luogo di culto: così, per risolvere il problema si decise di non badare a spese e fu chiamato a Varese quello che allora era uno fra i più illustri organari italiani: il bresciano Gian Giacomo Antegnati, costruttore di molti celebri strumenti, alcuni dei quali (come quelli del Duomo Vecchio di Brescia e della chiesa di San Maurizio a Milano) sono giunti sino a noi. Nel 1531 l’Antegnati costruì per il Santuario un prezioso organo a canne situato nel catino absidale (nell’identico luogo dell’organo attuale). Secondo le convenzioni artistiche dell’epoca, lo strumento aveva una facciata suddivisa in più campate ed era racchiuso in una elegante cornice lignea dorata, ancor oggi ben conservata.

L’organo di Gian Giacomo Antegnati venne regolarmente utilizzato fino al 1831, quando un fulmine caduto sul Santuario durante un temporale colpì la sommità dell’abside: l’incendio che si scatenò arse le strutture lignee del tetto, che propagarono le fiamme alla parte posteriore dell’organo. Il canneggio venne quasi interamente distrutto e solo la facciata fu risparmiata. A distanza di trecento anni, il Santuario si trovava ancora una volta senza un organo a canne. Stavolta la situazione venne risolta chiamando un organaro locale: Luigi Maroni-Biroldi, erede di una tra le prime vere famiglie varesine di organari (i Biroldi, appunto). Già nel 1832 il nuovo organo era stato completato. Luigi aveva ricostruito lo strumento nella stessa collocazione del precedente, eliminando però la rinascimentale facciata a campate multiple (la cornice dorata venne conservata) in favore di una più moderna campata unica che, in linea di massima, è quella attualmente visibile. L’organo venne rifatto secondo il tipico stile musicale ottocentesco, venendo dotato di sonorità dal timbro spiccatamente orchestrale e operistico come il Flauto Traverso, la Tromba, il Fagotto, l’Ottavino e persino i Timpani. Successivamente venne addirittura aggiunto un vero e proprio tamburo che però venne rimosso quasi subito: il suono risultava sconveniente alla dignità del luogo.

Il nuovo strumento venne utilizzato per centocinquant’anni; tuttavia, a causa della progressiva rarefazione degli interventi di manutenzione, con il tempo le sue condizioni si aggravarono sensibilmente.

Nel 1982, finalmente, l’organo fu interamente ricostruito e ampliato, dotato di trasmissione elettrica e di una consolle mobile accanto all’altare. L’operazione fu compiuta da un’altra casa organaria eminentemente varesina: la ditta Vincenzo Mascioni di Cuvio, che per tutto il Novecento detenne il ruolo di punta di diamante dell’arte organaria italiana ed è ancor oggi conosciuta e rinomata a livello mondiale. Lo strumento costruito dai Mascioni nel 1982, che tra l’altro incorpora alcune canne dell’organo di Luigi Maroni-Biroldi, è appunto quello attuale.

Oltre alla sua storia, ciò che rende unico questo strumento è la sua sonorità. Ogni organo a canne è diverso da tutti gli altri perché dotato di una configurazione sonora unica: ciascun organo possiede varie file di canne (i registri) dotate di timbro e intonazione differenti, ed è proprio questa varietà sonora a rendere inimitabile ciascuno di questi strumenti. Nel corso della storia, la sonorità degli organi a canne si legò a doppio filo all’estetica musicale delle varie epoche, perciò un organo cinquecentesco è adatto all’esecuzione del repertorio rinascimentale, un organo tedesco del Settecento è ottimo per la musica di Bach, e così via. L’organo a canne del Santuario del Sacro Monte, nella sua configurazione attuale, è uno strumento che viene definito “eclettico”: le sue sonorità sono perfette per il servizio liturgico, ma sono anche tali da poter eseguire con naturalezza tutto il repertorio organistico, dalla musica antica a quella contemporanea, senza tuttavia fargli perdere la sua identità di strumento moderno e varesino. Queste caratteristiche lo hanno reso estremamente apprezzato da numerosi organisti di fama internazionale che nel corso degli ultimi tre decenni si sono avvicendati alla sua consolle nel corso di molte stagioni concertistiche.

La sua eccezionale versatilità è data dal grande equilibrio tra le varie sonorità che questo strumento è in grado di produrre: i suoi ventisei registri coprono praticamente l’intera tavolozza timbrica tipica di un organo a canne moderno, e le sue quasi milletrecento canne – divise in due tastiere e pedaliera – sono capaci di una potenza sonora impressionante, in grado di riempire senza sforzo gli spazi del Santuario. L’organo è notevole anche dal punto di vista estetico, con una sobria ma imponente facciata a cuspide di stampo ottocentesco racchiusa nell’elegante cassa lignea di Gian Giacomo Antegnati: anche visivamente questo strumento incarna la storia e le vicende che ne hanno definito l’identità.

L’organo a canne del Santuario di Santa Maria del Monte sopra Varese è, dunque, uno strumento dotato di grandissimo pregio tanto dal punto di vista musicale quanto da quello storico-artistico, e una testimonianza vivente di ben quattro secoli di arte e artigianato lombardo e varesino: un tesoro prezioso di cui il Santuario di Santa Maria del Monte e la città di Varese devono essere orgogliosi.

 

Stefano Crosazzo

 

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Il Sacro Monte unisce le generazioni https://www.artevarese.com/il-sacro-monte-unisce-le-generazioni/ https://www.artevarese.com/il-sacro-monte-unisce-le-generazioni/#respond Sat, 14 Apr 2018 11:25:20 +0000 https://www.artevarese.com/?p=44225 Sette video-interviste per raccontare ai più giovani il Sacro Monte com’era, i suoi personaggi, i ricordi più belli. “Anziani protagonisti al Sacro Monte” è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo con la Fondazione Paolo VI, Cesvov, Comune di Varese e Parco del Campo dei Fiori che vuole favorire la conoscenza del patrimonio di Sacro Monte, attraverso […]

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Sette video-interviste per raccontare ai più giovani il Sacro Monte com’era, i suoi personaggi, i ricordi più belli. “Anziani protagonisti al Sacro Monte” è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo con la Fondazione Paolo VI, Cesvov, Comune di Varese e Parco del Campo dei Fiori che vuole favorire la conoscenza del patrimonio di Sacro Monte, attraverso iniziative di protagonismo culturale.

Fotografia by Giuseppe Marangon

In questo contesto sono state realizzate le sette video-interviste che hanno per protagonista chi ha vissuto o frequentato il Sacro Monte al fine di valorizzare i propri ricordi e tramettere così la memoria e l’identità del luogo. Da essi emergono racconti di vita quotidiana, cenni di storia locale, ricordi di spettacoli della compagnia del papà di Franca Rame, dei numerosi negozi e negozianti, di personaggi “memorabili” come Bruno del Borducan, Savio Cagnoni ex manovratore della funicolare, Favini assistente del Pogliaghi che si improvvisava infermiere per chi si era infortunato durante il cammino.

Per definire meglio il contesto storico e geografico nella sua globalità è stato coinvolto il Centro di Ricerca Storie Locali e Diversità Culturali dell’Università degli Studi dell’Insubria nella logica di collaborazione di enti che operarano sul e per il territorio.

“Lo scopo del centro – come ci dicono il professor Gianmarco Gaspari, direttore dell’ente, e la dottoressa Claudia Biraghi– è infatti quello di promuovere le storie locali attraverso il reperimento e lo studio delle fonti, la loro restituzione attraverso studi e pubblicazioni e iniziative di carattere divulgativo”.

Per questo la stessa dottoressa Biraghi è relatrice del primo incontro tenutosi presso la sala conferenze del Centro Espositivo Mons. Pasquale Macchi dal titolo“Saluti dalla provincia dei sette laghi. Il turismo nel Varesotto degli anni Cinquanta” nel quale, attraverso le foto storiche dell’archivio “Vivi Papi”, di proprietà del centro, ha cercato di contestualizzare le vicende del Sacro Monte.

Per quanto riguarda il turismo in particolare, la dottoressa ha fatto notare come ben 13 dei 19 alberghi di Varese fossero nella zona del Sacro Monte. In generale in quegli anni in Provincia si passa da un turismo d’elite a un turismo del ceto medio caratterizzato dalla classica corrente milanese delle gite insieme a presenze di svizzeri, americani, inglesi, tedeschi, francesi. Gli elementi di richiamo erano il paesaggio, il clima, l’accessibilità, la quiete, la storia artistica. Si parla comunque di un turismo in crisi influenzato anche dalla chiusura della funicolare e da una politica culturale piuttosto infausta che porta all’abbattimento del teatro sociale. A fine anni ’50 la soluzione auspicata appare quella – piuttosto improbabile – di costruire la funivia Sacro Monte – Campo dei Fiori, un quartiere residenziale ai piedi delle Tre Croci, la sistemazione della strada del Forte di Orino e il suo prolungamento fino in Valcuvia.

Particolare e inedito sarà l’intervento di Sara Fontana su “Il primo corso di alpinismo al Campo dei Fiori e il Sacro Monte nei ricordi di Angiolino Bianchi” che si svolgerà questa domenica 15 Aprile. La conferenza ha prende spunto dal ritrovamento delle foto di Vivi Papi riferite a un corso di alpinismo del 1958 tenutosi al Campo dei Fiori. Ne emerge la figura di Angiolino Bianchi, abitante alla Prima Cappella, membro del C.a.i., istruttore alpinista e precursore dell’alpinismo varesino. Il corso non solo comprendeva lezione pratiche ma anche teoriche di lettura delle mappe, e di conoscenza di flora e fauna.

L’ultimo incontro sarà al Museo Pogliaghi dove verranno presentati video specifici sulla casa Pogliaghi che vedono protagonisti il professor Silvano Colombo e Massimo Grignola, figlio del precedente custode della villa. I visitatori avranno la possibilità di ammirare le lastre fotografiche della collezione Pogliaghi attraverso i visori originari.

Marina Albeni di Archeologistics – la società che gestisce i musei del Sacro Monte – specifica <In realtà “Anziani al Sacro Monte” fa parte di un più ampio progetto in cui sono state previste azioni volte a coinvolgere e rendere protagonisti anche le giovani generazioni con lo scopo di avvicinare persone di ogni età a questo importantissimo contesto e sentire come proprio il patrimonio storico-atistico che lo caratterizza>. Il primo step tra il 2016 e 2017 ha visto coinvolti i bambini delle elementari.

Ora è stato bandito “Interpretando il Sacro nel 2018”, volto alla realizzazione di progetti artistici che interpretino il tema del sacro e proposto agli studenti dei licei artistici ed istituti superiori che prevedono lo studio della Storia dell’Arte. L’obiettivo del concorso è quello di divulgare la conoscenza dei Musei del Sacro Monte tra i giovani studenti, che – attraverso lo studio delle diverse collezioni museali – potranno lasciarsi ispirare dalle opere degli artisti contemporanei qui esposte, reinterpretando in chiave moderna e secondo il loro “sentire” il tema del sacro. Il Centro Espositivo Mons. Pasquale Macchi alla Prima Cappella e il Museo Baroffio e del Santuario presso il Sacro Monte di Varese saranno i luoghi privilegiati di studio e le opere realizzate dagli studenti saranno esposte al Centro tra maggio e settembre. Il bando è pubblicato su www.sacromontedivarese.it.

Cristina Pesaro

Incontri

domenica 15 aprile, ore 15.00 presso il Centro Espositivo Mons. Pasquale Macchi alla prima cappella SACRO MONTE: UNA MONTAGNA DA VIVERE Ingresso libero e gratuito

domenica 22 aprile, ore 15.00 presso la Casa Museo Lodovico Pogliaghi VISIONI D’ALTRI TEMPI SU CASA POGLIAGHI Costo pari al biglietto d’ingresso: 5 € intero, 3 € ridotto

Per informazioni: 366 4774873 – 328 8377206 – info@sacromontedivarese.it

 

 

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AMMIRIAMO LA BELLEZZA DEL MUSEO POGLIAGHI – 18 https://www.artevarese.com/ammiriamo-la-bellezza-del-museo-pogliaghi-18/ https://www.artevarese.com/ammiriamo-la-bellezza-del-museo-pogliaghi-18/#respond Fri, 29 Dec 2017 11:57:49 +0000 http://artevarese.com/?p=42323 Il nuovo approfondimento di Mons. Erminio Villa sulla copia in gesso del portale del Duomo di Milano conservato alla Casa Museo Pogliaghi di Santa Maria del Monte sopra Varese.   Redazione http://video.artevarese.com/servizi-artevarese/2017/12/21/t_ammiriamo_la_bellezza_del_museo_pogliaghi_018.mp4

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Il nuovo approfondimento di Mons. Erminio Villa sulla copia in gesso del portale del Duomo di Milano conservato alla Casa Museo Pogliaghi di Santa Maria del Monte sopra Varese.

 

Redazione

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