Milano Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/milano/ L'arte della provincia di Varese. Wed, 24 Apr 2024 09:18:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Milano Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/milano/ 32 32 “Siamo Acqua” https://www.artevarese.com/siamo-acqua/ https://www.artevarese.com/siamo-acqua/#respond Sun, 21 Apr 2024 08:00:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=74049 Milano –  Durante la serata “Paper Art Party”  il 7 Maggio allo Studio Orti, (con sede in via Orti),  dalle ore 18 alle 21 avrà luogo la Presentazione del progetto “Siamo Acqua”, con opere, libri artisti e il video di Carrano, JeanSadao e Luca Ferro, con musica di Claudio Cojaniz. L’evento  prosegue anche domenica 12 […]

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Milano –  Durante la serata “Paper Art Party”  il 7 Maggio allo Studio Orti, (con sede in via Orti),  dalle ore 18 alle 21 avrà luogo la Presentazione del progetto “Siamo Acqua”, con opere, libri artisti e il video di Carrano, JeanSadao e Luca Ferro, con musica di Claudio Cojaniz.

L’evento  prosegue anche domenica 12 Maggio, dalle 15 alle 19 con l’inaugurazione, al Giardino Indro Montanelli dei “Manifesti-Opera”, realizzati in un materiale resistente all’acqua di colori diversi a seconda dello stile e identità dell’artista. Accanto verranno posizionati dei “Manifesti –bianchi” sui quali gli studenti di licei artistici saranno invitati ad intervenire artisticamente disegnando o scrivendo, come pure il pubblico dei visitatori del Parco che avrà a disposizione fogli e pennarelli per realizzare sul posto ”un’opera”.

Nel Giardino i Manifesti saranno affissi in prossimità degli ingressi principali del Parco e sui 23 Pali Luce presenti lungo il Viale interno che si snoda da Via Palestro a Piazza Oberdan.

Gli Artisti:

Manuela Carrano (materia e disegno), Angelo Caruso (scultura e installazioni), Cristiana Fioretti (pittrice e docente a Brera), Francesco Garbelli (Urban Art), Guido Locati (scrittore di aforismi), Lithian Ricci (ricamo e pittura), Cristina Ruffoni (scrittura visuale), il duo artistico Jean Sadao e Tadzia (video e disegni) e Alice Zanin (scultrice della carta).

“Siamo Acqua” prosegue l’intento di “EDEN ON DEMAND” , progetto artistico mutante che invade pacificamente luoghi pubblici della città. L’esposizione potrà essere visitata sino al 12 giugno.

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Corpi in attesa, tra arte e scienza https://www.artevarese.com/corpi-in-attesa-tra-arte-e-scienza/ https://www.artevarese.com/corpi-in-attesa-tra-arte-e-scienza/#respond Thu, 11 Apr 2024 08:04:24 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73934 Milano – Scienza e arte si fondono nelle opere di Aldo Salucci dando vita alla personale “Corpi in attesa”, a cura di Domenico de Chirico in corso da A.MORE gallery. La nuova serie di lavori realizzati negli ultimi anni ed esposti per la prima volta, hanno come germinazione la biologia e l’anatomia umana. Affidandosi all’uso […]

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Milano – Scienza e arte si fondono nelle opere di Aldo Salucci dando vita alla personale “Corpi in attesa”, a cura di Domenico de Chirico in corso da A.MORE gallery.

La nuova serie di lavori realizzati negli ultimi anni ed esposti per la prima volta, hanno come germinazione la biologia e l’anatomia umana.

Affidandosi all’uso del microscopio elettronico Aldo Salucci (nato a Roma ma attualmente vive e lavora a Milano) utilizzando materiali e reagenti chimici ha dato vita a opere dove l’infinito e il finito si compenetrano creando spazialità i cui rimandi portano all’origine del mondo, quando il magma materico lasciava presagire una globale germinazione di vita.

Le oltre venti opere in mostra rimandano alle neoplasie e alle cellule tumorali; da qui l’artista mutandole in opere d’arte tende ad animare nel visitatore una reazione positiva e di speranza.

Sallucci utilizza polvere d’oro quale diretta ispirazione alla tecnica giapponese del Kintsugi (riparare con l’oro) impiegata dai maestri ceramisti per ricongiungere le tazze utilizzate per la cerimonia del tè.

“Le opere si prefigurano l’obiettivo di sviscerare un universo infinito e articolato fatto sia di rimandi sia di sensi, le cui venature si compongono, a loro volta, di un groviglio di attese e di speranze” – afferma il curatore e prosegue: – “ Di traumi e di dolori, di vivaci relazioni interpersonali in antitesi con stati di profonda solitudine e patimento”.

Aldo Salucci – “Corpi in attesa” – Milano – A.MORE gallery, Via A. Massena 19. Fino al 31 maggio. Orari: martedì 17-19, mercoledì 15-19, venerdì 10-13/15-19. Sabato 10-13.

Mauro Bianchini

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A forza di essere vento https://www.artevarese.com/a-forza-di-essere-vento/ https://www.artevarese.com/a-forza-di-essere-vento/#respond Fri, 05 Apr 2024 09:03:48 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73901 Milano – Nell’ambito della rassegna Storie in transito, l’Istituto Italiano di Fotografia ospita nella IIFWALL la mostra di Giorgia Dal Molin dal titolo “A forza di essere vento”, a cura di  Sanni Agostinelli. L’esposizione, organizzata dal dipartimento IIF Art Side in apertura dall’11 aprile, è parte del palinsesto ufficiale della Milano Art Week e presenta […]

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Milano – Nell’ambito della rassegna Storie in transito, l’Istituto Italiano di Fotografia ospita nella IIFWALL la mostra di Giorgia Dal Molin dal titolo A forza di essere vento”, a cura di  Sanni Agostinelli.
L’esposizione, organizzata dal dipartimento IIF Art Side in apertura dall’11 aprile, è parte del palinsesto ufficiale della Milano Art Week e presenta una selezione di scatti prodotti in occasione del Lagazuoi Photo Award New Talents 2023 durante la residenza per giovani fotografi che ha l’obiettivo di dare a studenti e studentesse la possibilità di cogliere e ridare, attraverso fotografie, video e suoni, un immaginario potente e difficile come l’esperienza in alta montagna, sulle Dolomiti.

Il Progetto di Giorgia Dal Molin racconta sentimenti personali e articolati che la legano all’ambiente montano: rispetto, timore, attaccamento, curiosità che hanno dato vita a una eredità emotiva sapientemente trasformata in immagini.
I profili bianchi delle rocce, gli scorci blu di cielo, i sentieri, la valle; attraverso gli occhi della fotografa, la montagna si trasforma in una tenera amante e noi, a forza di essere vento, siamo perdutamente innamorati di lei.
 
Durante l’inaugurazione, giovedì 11 aprile alle 18.30, sarà presente in collegamento  Stefano Illing che presenterà in anteprima, agli studenti il contest Lagazuoi Photo Award New Talents 2024. L’esposizione, negli spazi di via Enrico Caviglia, sarà visitabile sino al 31 maggio da lunedì a venerdì, 9-13/14-18, sabato 10-13/14-17. Ingresso libero

Cenni Biografici

Giorgia Dal Molin nasce nel 1996 a Belluno, nelle Dolomiti. Completati gli studi classici si trasferisce a Padova dove si laurea in Tecniche di Radiologia. Nel 2019 si trasferisce a Milano dove studia presso l’Istituto Italiano di Fotografia come studentessa-tutor. Termina gli studi nel 2022 e inizia a lavorare come fotografa, assistente luci e digital per produzioni di fashion photography.
Legata alla fotografia fin dai primi anni di vita, concentra la sua produzione in progetti personali che hanno come sfondo trascorsi familiari, ambientazioni evocative e storie che incontra nel suo percorso di vita. Le foto sono spesso anticipate o seme di testi scritti che raccontano con ironia e forte punto di vista personale le storie contenute. Nel 2020 pubblica uno scatto su Internazionale. Successivamente è ospite per due anni consecutivi al Festival Tank di fotografia internazionale di Apecchio con i progetti “Serva Terra” e “Limes”. Nel 2021 espone per il collettivo Evolvere a Milano con “Limes” e nella collettiva “Viaggio al termine della luce” curata da Roberto Mutti. A settembre 2023 è presente a Cuneo al Festival “Paesaggi” di FormicaLab col progetto “Ho visto uomini(?)” che racconta la vita in Marmolada e al Lagazuoi Photo Festival con “A forza di essere vento”.
A marzo 2024 espone per il Circuito Off della Biennale di Fotografia Femminile di Mantova il progetto “Stavo pensando al mare” che racconta il viaggio nell’estate dell’infanzia per riportare in Sardegna le ceneri della madre.

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In mostra il “Gioiello contemporaneo Contest 2024” https://www.artevarese.com/in-mostra-il-gioiello-contemporaneo-contest-2024/ https://www.artevarese.com/in-mostra-il-gioiello-contemporaneo-contest-2024/#respond Fri, 05 Apr 2024 08:29:06 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73889 Milano –  Con l’esposizione di oltre 50 gioielli contemporanei, di artisti provenienti dall’Italia e dall’estero, la galleria Rossini ospita dal 13 aprile (con inaugurazione alle 18)  al 4 maggio la mostra dei finalisti della terza edizione di “Gioiello Contemporaneo Contest“. Uno spazio d’arte vocato alla sperimentazione che, in collaborazione con le curatrici Marina Chiocchetta e […]

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Milano –  Con l’esposizione di oltre 50 gioielli contemporanei, di artisti provenienti dall’Italia e dall’estero, la galleria Rossini ospita dal 13 aprile (con inaugurazione alle 18)  al 4 maggio la mostra dei finalisti della terza edizione di “Gioiello Contemporaneo Contest“.
Uno spazio d’arte vocato alla sperimentazione che, in collaborazione con le curatrici Marina Chiocchetta e Sonia Patrizia Catena, accoglie pezzi unici e versatili, sfaccettati ed eterogenei, nati dalla ricerca e dalla creatività di designer, orafi e artisti italiani e stranieri.

Gli autori in mostra hanno sviluppato le loro collezioni basandosi su una personale cifra stilistica che racconta gioielli frutto della mescolanza di diverse identità e tecniche.

Un’esposizione che ha l’intento di indagare e fare il punto sullo stato dell’arte del gioiello, da percorsi tradizionali sino a quelli innovativi: gioielli orafi e di design, scultorei o rivoluzionari, accessori moda o gioielli sperimentali. Le prime due edizioni del concorso “Gioiello Contemporaneo” hanno mostrato una varietà incredibile di soluzioni e invenzioni legate al colore, alla materia e alla forma dei monili, ove è stata soprattutto la filosofia stilistica di ogni autore e autrice a  connortare la singolarità e unicità nel genere.

Gli autori selezionati, in alcuni casi, propongono gioielli che sfidano la percezione tradizionale dell’indossabilità, incorporando elementi interattivi o trasformabili che coinvolgono in un’esperienza unica; in altri evocano il corpo e il linguaggio scultoreo; o ancora ornamenti che aspirano alla leggerezza e che sembrano fluttuare nello spazio giocando al contempo con gli effetti di luce che si riverberano su di essi.

In mostra i gioielli di: Adagio Lab, Basia Arte Gioielli, DarioJewelDesign – Dario Gargiulo, Flora Sica, Patrizia Giachero, Kleo Glens, Kolata Design, Lalice arte orafa, Lamb Gioielli di Laura Agnello Modica, Local Heavens, Magistri Gioielli, MagmaLab, Maiesta, Mari Design, Marion Sterner, Paola Cisterni, Andrea Scarpa, V Design Lab Jewellery.

I finalisti sono stati scelti da due giurie, una interna alla galleria ed una esterna, composte da curatori, esperti d’arte, docenti e designer. Ai vincitori – che saranno proclamati durante l’inaugurazione della mostra, sabato 13 aprile – saranno assegnati dei premi che prevedono: la possibilità di una mostra personale in Galleria Rossini, l’opportunità di esporre al Museo del Bijou> di Casalmaggiore, altresì allo Spazio Heart di Vimercate e allo Spazio E di Ghemme.
Durante la mostra ci sarà l’opportunità, inoltre, di apprezzare i gioielli d’artista di GIOI Giulia Vignetti, vincitrice del Premio Rossini, proclamata durante la serata inaugurale di Ridefinire il Gioiello, progetto arrivato alla sua IX edizione e di cui la galleria è partner dal 2012. Esposte anche le opere scultoree dell’artista Chiò che dialogheranno con i gioielli in mostra.

L’esposizione, che si apre al pubblico in occasione della Milano Design Week, sarà visibile fino al 4 maggio, da martedì a sabato dalle 10  alle 19.

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Martin Parr al Mudec: una breve retrospettiva irresistibilmente cinica https://www.artevarese.com/martin-parr-al-mudec-una-breve-retrospettiva-irresistibilmente-cinica/ https://www.artevarese.com/martin-parr-al-mudec-una-breve-retrospettiva-irresistibilmente-cinica/#respond Tue, 05 Mar 2024 19:07:58 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73584 Milano – Una stravagante sinfonia di colori e dissacrazioni ti attende al Mudec fino al 30 giugno con “Short & Sweet“, la mostra fotografica di Martin Parr. Un’esposizione vibrante, composta da 60 fotografie e 200 foto a mosaico del progetto “Common Sense”, curata personalmente dall’autore in collaborazione con l’agenzia Magnum Photo, di cui è membro […]

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Milano – Una stravagante sinfonia di colori e dissacrazioni ti attende al Mudec fino al 30 giugno con “Short & Sweet“, la mostra fotografica di Martin Parr. Un’esposizione vibrante, composta da 60 fotografie e 200 foto a mosaico del progetto “Common Sense”, curata personalmente dall’autore in collaborazione con l’agenzia Magnum Photo, di cui è membro dal 1994.

La mostra rappresenta un’immersione nel mondo cinico e lucido dell’autore, evidenziando la sua straordinaria capacità di suscitare sorrisi mentre ci spinge a riflettere sulle nostre idiosincrasie.

Durante la conferenza stampa la critica e storica della fotografia Roberta Valtorta ha rivolto all’autore diverse domande tra cui una incisiva: “Cosa pensi dell’umanità?”. La sua risposta tagliente: “l’umanità è deprimente, le persone vogliono mostrare solo la parte migliore di sé“, ci spinge a riflettere sulle fondamenta dei suoi progetti.

Infatti Parr adotta uno sguardo attento per esplorare i temi scomodi della società contemporanea, dalla superficialità dell’intrattenimento di massa, al dilagare del consumismo.

Per Martin Parr, la fotografia è un potente strumento terapeutico. La pratica fotografica diventa quindi un mezzo attraverso il quale esplorare e confrontarsi con le complessità della vita moderna.

Il suo linguaggio ha un potere seduttivo innegabile sul pubblico, tanto che i suoi progetti sembrano uscire direttamente da una campagna pubblicitaria. Con i suoi colori accesi e i flash abbaglianti anche in pieno giorno, Parr riesce a catturare l’attenzione degli spettatori.

La sua abilità nel documentare il cattivo gusto, dilagante nella società moderna, dal cibo in eccesso agli stili di vita mercificati, consente addirittura un’analisi sociologica delle tendenze comportamentali. Il linguaggio resta sorprendentemente comprensibile e divertente. Ma le sue fotografie, dietro la maschera di accessibilità, nascondono una critica feroce al sistema, offrendo una prospettiva unica e provocatoria.

Il Kitsch diventa così una semplice constatazione, frutto della sua ricerca sui temi della globalizzazione e del turismo di massa. Parr si rivela un documentarista implacabile, deciso a svelare le contraddizioni e le ambiguità della nostra società.

E che dire del suo atteggiamento “Deadpan“, cioè impassibile,  imperturbabile?

Come ci rivela Quentin Bajac nell’introduzione del libro “Intervista a un fotografo promiscuo“, edito da Contrasto, l’autore dal raffinato humor inglese, incarna un’approccio unico che unisce cultura alta e bassa, con uno sguardo sarcastico e compassionevole del mondo.

Il suo stile “essenziale, conciso” come il significato di questa mostra, mescola generi e utilizza l’immagine come forma di propaganda.

La sua vera voce risuona in profondità, dimostrando che Parr non è solo un fotografo ma è un antropologo della fotografia, che parla al nostro inconscio in modo schietto.

Focalizzato sul collezionismo dei dettagli, come dimostra nella serie “Common Sense“,  utilizza il flash come se fosse uno strumento di analisi.

Durante l’evento ammette di realizzare tante fotografie che lui stesso definisce “brutte”, riconosce le sue imperfezioni che diventano un nuovo valore estetico e ci riconferma la sua autoironia.

Infatti è possibile avvicinarsi a lui, fare due chiacchierare e confrontarsi.

E’ l’antidivo per eccellenza.

Lo dimostra la serie “Autoportrait“, autoritratti de “Il signor qualunque“, immergendosi nei luoghi del turismo di massa che lui stesso critica. E’ parte del mondo che denuncia, accettando le contraddizioni e dimostrando la sua umanità.

E che dire dell’Italia, il secondo paese più fotografato da Parr dopo la Gran Bretagna?

Le sue osservazioni ironiche sulle vacanze degli italiani e sulle spiagge affollate ci fanno sorridere e riflettere sulla nostra stessa follia umana. Confessa candidamente di preferire immortalare le persone durante i momenti spensierati, cercando una sorta di leggerezza e distacco dalle tragedie del mondo.

Ma rimane innegabile il sottile pessimismo che lo distingue dai grandi fotografi come Cartier-Bresson o Salgado, preferendo abbracciare una visione più in linea con Diane Arbus o William Klein.

Parr ispira molti imitatori. È diventato uno stile, un’icona da seguire, tanto che si dice “fotografare alla Martin Parr”.

Il suo lavoro non è solo un esercizio di stile, ma una continua ricerca di nuove modalità per rappresentare il mondo, convinto che ci siano ancora tanti temi da esplorare.

La mostra al Mudec è un’esperienza che fa riflettere in modo leggero e mentre ti immergi nelle fotografie, non puoi fare a meno di chiederti: cosa c’è dietro?

Marzia Rizzo

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Kuruvilla,“Ogni quadro è un racconto e viceversa” https://www.artevarese.com/kuruvillaogni-quadro-e-un-racconto-e-viceversa/ https://www.artevarese.com/kuruvillaogni-quadro-e-un-racconto-e-viceversa/#respond Fri, 01 Mar 2024 10:30:38 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73565 Milano – “Ogni quadro è un racconto (e viceversa)” nell’opera di Gabriella Kuruvilla. Non solo. Ne prende infatti ispirazione la personale che dal 13 marzo si apre negli spazi di Gli eroici Furoni di via Melzo. Un percorso espositivo dove ogni tela è accompagnata da un taccuino su cui è narrata la storia dipinta nell’opera. […]

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Milano – “Ogni quadro è un racconto (e viceversa)” nell’opera di Gabriella Kuruvilla. Non solo. Ne prende infatti ispirazione la personale che dal 13 marzo si apre negli spazi di Gli eroici Furoni di via Melzo.

Un percorso espositivo dove ogni tela è accompagnata da un taccuino su cui è narrata la storia dipinta nell’opera. L’arte visiva si trasforma in arte narrativa, l’immagine si traduce in parola, la pittura diventa scrittura.

Gabriella Kuruvilla, pittrice e scrittrice nata a Milano da padre indiano e madre italiana: un incontro di mondi e di culture, che da sempre influenza la sua vita e il suo lavoro. Il tema del doppio  o la dualità – che caratterizza le sue origini non è infatti per lei solo un modus vivendi ma anche un modus operandi, che si rivela nella scelta di esprimersi attraverso due diverse forme creative: la pittura e la scrittura, messe in relazione tra loro fino a divenire l’una lo specchio dell’altra. Così che “Ogni quadro è un racconto (e viceversa)”: non a caso titolo di questa mostra, in cui accanto a ogni tela è appeso un taccuino Moleskine su cui è narrata la storia dipinta nell’opera.

Mantenendo uno stile diretto ed essenziale, pop e contemporaneo, a suo modo semplice e deciso, l’artista esprime pensieri ed emozioni complessi e mutevoli legati a tematiche intimistiche e a problematiche sociali, attraversando il personale e il politico. Creando, a volte, un ponte tra l’Italia e l’India e i loro immaginari: due parti di lei. Di un’identità non riconducibile a una sola unità, ma giocata sugli incroci, sui contrasti a volte solo apparenti e sul meticciato. Così come di storie differenti è permeato lo spazio dove da 15 anni ha sede la galleria e spazio culturale Gli eroici furori: un ex laboratorio di restauro situato nel quartiere di Porta Venezia, una delle zone più multietniche e inclusive di Milano.

La mostra fa parte del calendario di eventi di awareness raising organizzati nell’ambito del progetto Empower – European key Multipliers PromOte aWarenEss against Racism and xenophobiaè ed è realizzata in collaborazione con ACRA: una ONG attiva da oltre cinquant’anni con progetti di cooperazione internazionale in diversi paesi dell’Africa e dell’America Latina, che in Europa e in Italia promuove una cultura di dialogo, integrazione, scambio interculturale e solidarietà organizzando attività di educazione alla cittadinanza globale per le scuole e i giovani. Tra queste iniziative si inseriscono le passeggiate Migrantour, volte alla scoperta dei quartieri interculturali di Milano: in occasione della settimana antirazzista, sabato 23 marzo ACRA proporrà una speciale passeggiata Migrantour, aperta alla cittadinanza e improntata sulla narrazione decoloniale del quartiere di Porta Venezia, che partirà alle 18 dalla sede dell’esposizione.

In occasione dell’evento verrà esposto anche il taccuino d’autore realizzato dall’artista per la Collezione di Moleskine Foundation.

L’esposizione che si aprirà al pubblico il 13 marzo alle 18, proseguirà poi sino al 27 marzo; sarà visitabile da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19 e su appuntamento.

 

Cenni biografici

Gabriella Kuruvilla è nata a Milano nel 1969. Laureata in architettura e giornalista professionista, ha esposto i suoi quadri in Italia e all’estero, ha illustrato le copertine dei libri delle collane Varianti e Città d’autore di Morellini Editore e ha pubblicato romanzi e racconti per diverse case editrici, tra cui Baldini Castoldi Dalai, Laterza, Terre di Mezzo, Morellini Editore e Smemoranda. È stata tradotta in Germania e negli Stati Uniti. Recentemente ha collaborato con Moleskine Foundation, creando un taccuino d’autore per la loro Collezione.

www.gabriellakuruvilla.com

 

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“Divine Creature” al Museo Diocesano di Milano https://www.artevarese.com/divine-creature-al-museo-diocesano-di-milano/ https://www.artevarese.com/divine-creature-al-museo-diocesano-di-milano/#respond Fri, 01 Mar 2024 09:41:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73553 Milano – Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini si prepara ad accogliere dal 5 marzo  “Divine Creature“, una mostra che affronta il tema della disabilità, usando il linguaggio dell’arte attraverso dieci scatti fotografici realizzati da Leonardo Baldini. Il progetto propone gli scatti di Baldini, che riprendono veri e propri tableau vivant ispirati a straordinari capolavori […]

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Milano – Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini si prepara ad accogliere dal 5 marzo  “Divine Creature“, una mostra che affronta il tema della disabilità, usando il linguaggio dell’arte attraverso dieci scatti fotografici realizzati da Leonardo Baldini.

Il progetto propone gli scatti di Baldini, che riprendono veri e propri tableau vivant ispirati a straordinari capolavori della storia dell’arte sacra: dall’Annunciata di Palermo di Antonello da Messina all’Annunciazione e la Cena in Emmaus di Caravaggio, dall’Angelo musicante di Rosso Fiorentino al Cristo e il Cireneo di Tiziano, dall’Ecce Homo del Cigoli al Lamento sul Cristo morto di Mantegna, dall’Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti a Il bacio di Giuda di Giuseppe Montanari, al Trasporto di Cristo al sepolcro di Antonio Ciseri, dove i personaggi dei dipinti sono interpretati da persone con disabilità e dai loro famigliari.

Ho ideato e curato la mostra Divine Creature – ha sottolineato Adamo Antonacci -, con l’obiettivo di far coincidere l’arte sacra con la disabilità: l’insegnamento del Cristo che prende corpo in virtù degli ultimi, dei dimenticati, per ricordare che attraverso di loro è possibile vivere il Vangelo. Elevarsi fino a sentire la presenza di Dio. La mia speranza è che l’esposizione possa divenire stimolo a scavare nelle profondità delle nostre anime, per poi uscire dalle stanze del Museo Diocesano con uno sguardo rinnovato, autentico”.

Per tutta la durata dell’esposizione, secondo un calendario che verrà diffuso tramite i canali del Museo, grazie alla collaborazione con Anffas Nordmilano, si terranno delle visite guidate in cui saranno proprio alcune persone con disabilità ad accompagnare i visitatori alla scoperta delle fotografie in mostra. Questa iniziativa è frutto del percorso educativo e formativo “Cultura Accessibile”, un progetto inclusivo avviato dalla Cooperativa Arcipelago – Anffas Nordmilano di Cinisello Balsamo.

Oltre a ciò, sarà anche possibile ascoltare il loro racconto scansionando dei QR code in mostra. Infine, l’esposizione è completata da un video che racconta il making of del lavoro realizzato da Adamo Antonacci, Leonardo Baldini, tutto lo staff e i ragazzi coinvolti.

“Divine Creature” sarà visitabile sino al 14 aprile nei seguenti orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18.

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A Palazzo Reale De Nittis, Pittore della vita moderna https://www.artevarese.com/a-palazzo-reale-de-nittis-pittore-della-vita-moderna/ https://www.artevarese.com/a-palazzo-reale-de-nittis-pittore-della-vita-moderna/#respond Thu, 22 Feb 2024 07:00:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73453 Milano  – Per la prima volta Palazzo Reale celebra in una monografica il talento di Giuseppe De Nittis esponendo nella mostra “De Nittis. Pittore della vita moderna” in apertura dal 24 febbraio,  circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e […]

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Milano  – Per la prima volta Palazzo Reale celebra in una monografica il talento di Giuseppe De Nittis esponendo nella mostra “De Nittis. Pittore della vita moderna” in apertura dal 24 febbraio,  circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze (per citarne alcuni) oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.

La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla XI Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra Giuseppe De Nittis. La modernité élégante allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010/11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.

Nella mostra “De Nittis. Pittore della vita moderna” si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.

I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo che si sviluppa lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.

La mostra sarà aperta al pubblico sino al 30 giugno. Orari: da martedì a domenica 10-19.30, giovedì chiusura alle 22.30.

 

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“L’anima di Parigi nell’occhio di Brassaï” https://www.artevarese.com/lanima-di-parigi-nellocchio-di-brassai/ https://www.artevarese.com/lanima-di-parigi-nellocchio-di-brassai/#respond Wed, 21 Feb 2024 08:00:53 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73446 Milano –  Brassaï è uno dei protagonisti della scena fotografica mondiale, definito dall’amico e scrittore Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia. A lui è dedicata la mostra che le sale di Palazzo Reale si preparano ad accogliere dal 23 febbraio con la mostra dal titolo “Brassaï. L’occhio di Parigi”. Ungherese di nascita e parigino d’adozione, […]

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Tour Eiffel en1931© Estate Brassai Succession Philippe Ribeyrolles

Milano –  Brassaï è uno dei protagonisti della scena fotografica mondiale, definito dall’amico e scrittore Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia. A lui è dedicata la mostra che le sale di Palazzo Reale si preparano ad accogliere dal 23 febbraio con la mostra dal titolo “Brassaï. L’occhio di Parigi”.

Ungherese di nascita e parigino d’adozione, Brassaï è uno dei protagonisti di ogni tempo della scena fotografica mondiale, definito dall’amico e scrittore Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia. Nato Gyula Halász, Brassaï ha adottato Parigi come sua città d’elezione e qui si è affermato come uno dei protagonisti della disciplina. Amico di personaggi illustri come Picasso, Dalí e Matisse, l’artista ha contribuito al movimento surrealista, partecipando al grande fermento culturale parigino dagli anni ’20 in poi.

I suoi scatti, che spaziano dalla vita nei quartieri operai ai maestosi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti fino ai graffiti e alla vivace vita notturna, sono diventate icone visive capaci di evocare l’anima di Parigi nell’immaginario collettivo. Pioniere del suo tempo e successivamente maestro indiscusso, Brassaï è stato in grado di cogliere con sensibilità particolare l’atmosfera notturna della capitale francese e immortalarla insieme al suo variegato popolo: operai, prostitute, clochard, artisti e vagabondi solitari. Paris de Nuit (Parigi di notte), edito nel 1933, che raccoglie molti degli scatti esposti in mostra, è un’opera fondamentale per la storia della fotografia francese. Esponente della “scuola umanista” della disciplina per il ruolo essenziale di donne, uomini e bambini nella sua narrazione artistica, Brassaï fu capace di esprimersi tuttavia al di là del ritratto sociale: la sua esplorazione dei muri parigini e dei loro numerosi graffiti testimonia il suo profondo legame con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet.

L’ esposizione è realizzata in sinergia con l’Estate Brassaï Succession e con la curatela di Philippe Ribeyrolles. Studioso e allo stesso tempo nipote del celebre fotografo, Ribeyrolles è il custode di una collezione di stampe di Brassaï di valore inestimabile, affiancata da una vasta documentazione relativa al suo straordinario percorso artistico.

La mostra presenta oltre 200 stampe d’epoca, arricchite da sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, offrendo uno sguardo approfondito e inedito sull’opera di Brassaï: un’immersione nell’universo affascinante di un visionario che ha catturato l’anima nascosta di Parigi. L’esposizione potrà essere visitata sino al 2 giugno nei seguenti orari: da martedì a domenica, 10-19.30. Giovedì chiusura 22.30.

Immagini: Brassai Tour Eiffel en1931© Estate Brassai Succession Philippe RibeyrollesBrassaï: Soiré du Haute couture, Paris, 1935. © Estate Brassaï Succession-Philippe Ribeyrolles; Couple au bal des Quatre Saisons rue de Lappe©-Estate-Brassai-Succession-Philippe-Ribeyrolles.

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Il mondo del bar è l’identità di un paese https://www.artevarese.com/il-mondo-del-bar-e-lidentita-di-un-paese/ https://www.artevarese.com/il-mondo-del-bar-e-lidentita-di-un-paese/#respond Tue, 20 Feb 2024 09:00:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73439 Sesto San Giovanni – Le 48 foto provieniti dall’Archivio Storico della Galleria Campari intercalate dai 42 scatti di ventiquattro fotografi iconici dell’Agenzia Magnum, compongono le tre sezioni di “Bar StorIes on Camera”. Nella prima sezione il visitatore è introdotto all’interno dei bar dove scorrono i riti che vanno dal caffè all’aperitivo, il tutto scandito dal […]

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Sesto San Giovanni – Le 48 foto provieniti dall’Archivio Storico della Galleria Campari intercalate dai 42 scatti di ventiquattro fotografi iconici dell’Agenzia Magnum, compongono le tre sezioni di “Bar StorIes on Camera.

Nella prima sezione il visitatore è introdotto all’interno dei bar dove scorrono i riti che vanno dal caffè all’aperitivo, il tutto scandito dal tintinnio dei bicchieri, dalle luci soffuse sopra i banconi dove regnano le ammiccanti figure dei barman, mentre nell’ambiente di diffondono blue note provenienti da un pianoforte.

Le molteplici declinazioni dello storico marchio caratterizzano la seconda sezione “Bar Campari”.
Si va dalle prime insegne al neon di inizi ‘900 alle vetrine brandizzate, sino agli allestimenti sulle spiagge, sui battelli arrivando a descrivere un paese agli inizi degli anni ’60 e al conseguente boom economico.

I divi Hollywoodiani compaiono nella terza sezione.
In “The icons”, scatta la comunanza tra il Camparino in Galleria a Milano e il bar del Waldorf-Astoria di New York dove accanto a normali avventori sfilano nomi quali Frank Sinatra, Antony Perkins e Marilyn Monroe, solo per citarne alcuni.
Come in una sontuosa rappresentazione teatrale la sezione “Campari Memories”, vede in mostra Libri sui cocktail, ricettari di fine XIX secolo sino agli anni Duemila, carte intestate, insegne di visibilità, locandine, attrezzi di miscelazione, differenti forme di bicchieri, alcune storiche insegne al neon, e con calibrato colpo di scena vengono evidenziati alcuni testi chiave della miscelazione come “Bartenders Guide”, di Jerry Thomas (1887), “100 Famous Cocktails” di Oscar Tschirky (1934) sino a “Artisty of Mixing Drinks” di Frank Maier del 1936.

Abbiamo chiesto a Ludovica Pellegatta Director di Magnum Photos come è nata la collaborazione con Campari che ha portato a “Bar Stories on Camera”.

L’idea è nata alcuni mesi fa quando il team Campari ha iniziato a lavorare su questo progetto di mostra con l’obiettivo di valorizzare una parte dei loro archivi composti di libri e di oggetti legati al mondo del bar e,  a partire da queste basi, si è deciso di creare una partnership con gli archivi Magnum per dare un contesto di vita reale a manufatti e documenti di varia natura andando a cercare negli archivi dei momenti documentati da fotografi dell’agenzia che raccontassero il mondo del bar come momento di aggregazione in senso molto ampio, come momenti storici di identità personale ma anche di racconti di identità di un paese”.

“Bar Stories on Camera” – Sesto San Giovanni – Viale Antonio Gramsci 161. Fino al 30 aprile 2024.Orario: sabato e domenica 10.30-18

Mauro Bianchini

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