Gallarate Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/gallarate/ L'arte della provincia di Varese. Tue, 20 Feb 2024 08:29:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Gallarate Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/gallarate/ 32 32 Collettiva di arte contemporanea a Gallarate https://www.artevarese.com/collettiva-di-arte-contemporanea-a-gallarate/ https://www.artevarese.com/collettiva-di-arte-contemporanea-a-gallarate/#respond Wed, 14 Feb 2024 10:39:40 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73380 Gallarate – E’ visitabile sino al 17 febbraio la collettiva dal titolo “Povera carne che non mangia carne” ospitata nella sede di Artilaide in via Mazzini. La mostra intende proporre una visione pluriprospettica dell’ambiguità del dualismo angosciante che caratterizza la società contemporanea: da una parte vede l’individuo e l’artista nella ricerca costante di una struttura, […]

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Gallarate – E’ visitabile sino al 17 febbraio la collettiva dal titolo “Povera carne che non mangia carne” ospitata nella sede di Artilaide in via Mazzini.

La mostra intende proporre una visione pluriprospettica dell’ambiguità del dualismo angosciante che caratterizza la società contemporanea: da una parte vede l’individuo e l’artista nella ricerca costante di una struttura, dall’altra la ricerca dell’assenza di struttura per una maggiore libertà.

Così come le angosce di inizio ‘900, oggi il disincantamento dalla realtà, percepita come potenzialmente disastrosa, lo sgretolamento della stessa, la logica della produttività e l’ipereccitamento, portano l’individuo a credere all’allucinazione, che diviene più vera e credibile della realtà stessa. Un’ambiguità che si esprime, quindi, nella contraddizione, risultato di una sterilità edulcorante, tipica della logica razionale, oggettiva e matematica, contemporanea, che va a collidere con l’aspirazione più libertaria dell’artista, che in quei valori non si riconosce più con cieca fiducia poiché consapevole dei limiti.

Si va così a delineare l’estetica del brutto, del grottesco, dell’errore, del readymade. Un’estetica, tipicamente di avanguardia, che per sua essenza intrinseca è in sé stessa fortemente eversiva e di evasione dai canoni. Oggi, tuttavia, questa estetica violenta si afferma, diventando per l’artista contemporaneo la nuova struttura tipica del circuito dell’arte, perdendo tutta la sua carica eversiva. Si ha la necessità di una nuova forma e ricerca, ridefinendo anche l’attuale ruolo dell’artista contemporaneo.

In linea con questa dicotomia, la mostra vuole essere un’opportunità per dare spazio ai giovani artisti contemporanei che vogliano proporre una soluzione alla stessa, mediante la somma risultante nell’opera di tesi e antitesi. Proposte derivanti dall’accettazione della unità vero e falso, bello e brutto, reale e irreale, struttura e non struttura, dando particolare rilevanza a quelle che possono essere le regressioni a un privitivismo astrutturale, in cui contraddizione, automatismo e volgarità prendono il sopravvento sulla struttura tecnologica umana. Le opere, tra cui sculture, videoinstallazioni, videomapping, animazioni3D, illustrazioni e scritti, divengono la rappresentanza di questa ambiguità, introducendo la contraddizione nella pratica di produzione creativa come risoluzione alla contraddizione stessa.

La collettiva, a cura di Asia Lupo e Antonio Shllaku , presenta opere di: Andy Mc Fly, Antonio Shllaku, AsiaLupo, Aura Monsalves Muñoz, Brando Argenio, Camilla Bortolini, Claudia Gigliotti, Gabriele Giovanni Gandini, Giorgio Parisi, GiovanniCarboni, Guglielmo Anfossi, Francesco Morresi, Giorgia Fiorentino, Lorenzo Colli, Veronica Fay e Victor Manzoni.

 

 

 

 

 

 

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Il Giappone a Gallarate con Yoshiko Kubota https://www.artevarese.com/il-giappone-a-gallarate-con-yoshiko-kubota/ https://www.artevarese.com/il-giappone-a-gallarate-con-yoshiko-kubota/#respond Fri, 12 Jan 2024 18:09:02 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73135 L’artista Yoshiko Kubota, performer di punta del famoso ed itinerante Festival dell’Oriente, sarà ospite nello storico Colorificio Checchi di Gallarate per una serie di incontri e workshop che illustreranno l’antica arte giapponese: dal Kintsugi, alla calligrafia e disegni su carta di riso, sino ad arrivare alle illustrazioni in stile Manga. Il primo evento è Incontro […]

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L’artista Yoshiko Kubota, performer di punta del famoso ed itinerante Festival dell’Oriente, sarà ospite nello storico Colorificio Checchi di Gallarate per una serie di incontri e workshop che illustreranno l’antica arte giapponese: dal Kintsugi, alla calligrafia e disegni su carta di riso, sino ad arrivare alle illustrazioni in stile Manga.

Il primo evento è Incontro d’artista con dimostrazione e si terrà il 20 gennaio presso lo show room Checchi di Via Da Vinci a Gallarate, all’interno dell’ex cotonificio Bellora, per toccare con mano il Kintsugi.

 Il kintsugi (金継ぎ AFI: [kʲĩnt͡sɨᵝɡʲi]), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro”, è una tecnica di restauro ideata alla fine del 1400 da ceramisti giapponesi per riparare tazze in ceramica per la cerimonia del tè, Cha no yu.
Le linee di rottura, unite con lacca urushi, sono lasciate visibili, evidenziate con polvere d’oro. Gli oggetti in ceramica riparati con l’arte Kintsugi diventano vere opere d’arte: l’impreziosire con la polvere d’oro accentua la loro bellezza, rendendo la fragilità un punto di forza e perfezione. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico e irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore.

Febbraio e aprile vedranno l’artista nipponica insegnare tecniche quali la calligrafia giapponese e il disegno su carta di riso e infine divulgare la filosofia alla base dei Manga e mostrare alcune tecniche per disegnare con questo stile molto amato anche in occidente.

Per un viaggio immersivo nel Giappone che divulga i propri segreti, insieme ad un’artista poliedrica e performativa, consultate il sito Checchi colori o prendete nota della locandina allegata.

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Il Profilo dell’Immagine al Ma*Ga https://www.artevarese.com/il-profilo-dellimmagine-al-maga/ https://www.artevarese.com/il-profilo-dellimmagine-al-maga/#respond Mon, 17 Jul 2023 06:52:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70948 Gallarate – Le sale del  MA*GA  ospitano Il Profilo dell’Immagine, un progetto di riallestimento della collezione del museo, curato da Alessandro Castiglioni ed Emma Zanella. Il fine  della rassegna è quello di presentare le nuove acquisizioni, ottenute grazie all’assegnazione di due diversi avvisi pubblici promossi dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Con il PAC2021 […]

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Gallarate – Le sale del  MA*GA  ospitano Il Profilo dell’Immagine, un progetto di riallestimento della collezione del museo, curato da Alessandro Castiglioni ed Emma Zanella. Il fine  della rassegna è quello di presentare le nuove acquisizioni, ottenute grazie all’assegnazione di due diversi avvisi pubblici promossi dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Con il PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, il museo ha acquisito un fondo di 25 opere di Armin Linke e, grazie a Strategia Fotografia 2022,entrano nella collezione due lavori di Bruno di Bello e Paola di Bello.

La mostra si configura come una narrazione in cui diversi episodi e autori si alternano e susseguono, intrecciando le ricerche dedicate all’immagine la sua frammentazione con autori quali Emilio Isgrò e Valentina Berardinone, per proseguire con la MEC Art di Gianni Bertini, Bruno di Bello e Aldo Tagliaferro, il dialogo con la poesia visiva, la mail art e la performance con Mirella Bentivoglio, Maria Lai e Giuseppe Chiari fino alle ricerche linguistiche di Franco Vaccari. La mostra si completa affrontando la questione legata alla persistenza del paesaggio nelle identità e non identità dei luoghi con le opere di Luigi Ghirri e Marina Ballo Charmet, fino ai grandi cicli di produzioni fotografiche commissionati dal museo come il progetto Ex/post Orizzonti temporanei di Mario Cresci e Moltiplicazioni di Armin Linke.

Il percorso espositivo si divide in tre sezioni che analizzano diverse attitudini e metodologie di lavoro attorno all’immagine e ai linguaggi fotografici.

La prima, Frammenti del realeanalizza quei lavori realizzati tra gli anni ‘60 e ‘70 in cui l’immagine fotografica emerge come un frammento del reale, un dettaglio trasformato, estrapolato dal proprio contesto e a cui viene conferito un nuovo significato. Ne sono esempio l’opera di Emilio Isgrò, quella di Franco Vaccari o i collage di Mirella Bentivoglio.

La seconda accoglie ricerche dedicate invece all’idea di ripetizione, riproduzione e moltiplicazione, al cui centro vi è il lavoro di Armin Linke.

La terza è invece riservata all’idea di una fotografia che indaga lo spazio come linguaggio e si muove alla ricerca di un altrove. Apre questa sezione La Disparition di Paola Di Bello, a cui si affiancano le opere di Mario Cresci, Francesco Bertocco e l’installazione di Marzia Migliora.

La mostra sarà visitabile sino al 22 ottobre il martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 10– 18; sabato e domenica: 11 – 19.

 

 

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Il Giappone chiama, Civico 3 risponde https://www.artevarese.com/il-giappone-chiama-civico-3-risponde/ https://www.artevarese.com/il-giappone-chiama-civico-3-risponde/#respond Fri, 09 Jun 2023 13:00:23 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70580 Gallarate –  L’inaugurazione della mostra che il Civico 3 di Gallarate dedicata a Kazuko Murayama è stata l’occasione per scoprire una pittrice curiosa, che ha vissute almeno due vite come racconta il figlio Shinya Murayama nella toccante performance di mimo che ci ha introdotto l’artista. Ma chi è Kazuko Murayama? Una donna minuta, sorridente, che […]

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Gallarate –  L’inaugurazione della mostra che il Civico 3 di Gallarate dedicata a Kazuko Murayama è stata l’occasione per scoprire una pittrice curiosa, che ha vissute almeno due vite come racconta il figlio Shinya Murayama nella toccante performance di mimo che ci ha introdotto l’artista.

Ma chi è Kazuko Murayama?

Una donna minuta, sorridente, che a 79 anni debutta in Italia con la sua prima mostra personale. Ma Kazuko è una pittrice affermata – sia chiaro – che vanta tra i tanti riconoscimenti anche il premio Japan Airlines – 1990 e il Premio Cultura, del Ministero dell’Istruzione, ricevuto nel 2006. Inoltre è membro storico dell’associazione Shuyou-Kai, fondata nel 1918 dalla poetessa Yosano Akiko, la cui mission è la valorizzazione delle pittrici nell’arte e nella cultura giapponese. Scopriamo la storia della sua vita grazie al figlio Shinya – mimo, clown, attore – che con una performance coinvolgente racconta con i gesti la madre.

Kazuko nasce in una famiglia di insegnanti e dipinge fin da piccola, scegliendo in particolare come soggetto la natura che tanto ama. Il padre la vorrebbe insegnante, per questo si iscrive all’università di Kobe. A diciotto anni, in seguito alla morte del padre, decide che oltre a fare l’insegnante di scuola media avrebbe dipinto. Incontro fatidico per Kazuko è quello con il futuro marito Massahiro che si innamorò sia dei suoi dipinti sia di lei. Dalla loro unione nascono due figli e l’artista continua a dedicarsi all’insegnamento e all’arte pittorica.

A quarantotto anni decide di andare in Belgio per studiare pittura, decisione appoggiata dalla famiglia. Si specializza all’accademia di Belle Arti di Bruxelles dove impara che dipingere non è solo disegnare bene e che ogni dipinto deve essere dotato di una propria individualità. Da quel momento il suo stile diventa libero, inizia ad ottenere premi e a viaggiare all’estero. L’amato marito Massahiro muore a ottantaquattro anni serenamente, a quel punto Kazuko decide di rimettersi in viaggio e di esibirsi in Italia.

Bambina di pace

La traduzione italiana del nome Kazuko (bambina di pace) è il potente ed evocativo titolo della mostra della pittrice. Scelta che apprezziamo considerando il momento storico che stiamo vivendo (pensiamo ad esempio alla vicina guerra in Ucraina, alle tensioni in Kosovo). In più nel caso di Kazuko sembra particolarmente vero che il destino di quest’artista energica sia racchiuso nel nome.

Il suo obiettivo è sempre stato quello di vivere in armonia con la natura e con gli altri, dipingendo, migliorandosi continuamente, conoscendo nuove culture attraverso i viaggi. Kazuko infatti è stata in Europa, in Africa, in Sudamerica, in Nepal e l’approdo in Italia è legato anche al fatto che il figlio Shinya si è stabilito qui. Ma quali sono le fonti d’ispirazione dei suoi dipinti? Sicuramente il paesaggio, non solo quello giapponese, gli innumerevoli viaggi, la sua storia personale. Per la mostra al Civico 3 l’artista ha scelto opere che rappresentano paesaggi giapponesi e del varesotto. Kazuko, che lavora sia su piccoli sia su grandi formati, per quest’ esposizione ha preferito il piccolo-medio formato, particolarmente adatto per lo spazio espositivo. Nelle sue opere colpisce l’uso del colore: spesso steso energicamente, con grumi in rilievo, con cui costruisce l’immagine. Ma a colpire ancora di più è la forza di questa pittrice, che si è perfezionata continuamente e che ha capito quanto sia importante viaggiare prima dentro di sé e poi fuori.

Informazioni:
L’esposizione sarà aperta nei weekend del 10-11-17-18 giugno orari 10.30 – 13 /15 -19. Per visite su appuntamento contattare il numero 3476571335 anche via Whatsapp oppure scrivere a 3civicotre@gmail.com.

Eleonora Manzo

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Gli scatti di Gorlini e Màzzeri in mostra a Gallarate https://www.artevarese.com/gli-scatti-di-gorlini-e-mazzeri-in-mostra-a-gallarate/ https://www.artevarese.com/gli-scatti-di-gorlini-e-mazzeri-in-mostra-a-gallarate/#respond Fri, 24 Feb 2023 08:57:23 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69242 Gallarate – Filosofarti e Civico 3: un binomio vincente. In occasione della XIX edizione della rassegna Filosofarti allo spazio culturale di via Pretura, ospita la mostra fotografica delle artiste Sara Gorlini e Chiara Màzzeri. Abbiamo dialogato con le artiste per capire come è nata l’idea di questa mostra fotografica congiunta, che vede esposti un progetto […]

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Gallarate – Filosofarti e Civico 3: un binomio vincente. In occasione della XIX edizione della rassegna Filosofarti allo spazio culturale di via Pretura, ospita la mostra fotografica delle artiste Sara Gorlini e Chiara Màzzeri. Abbiamo dialogato con le artiste per capire come è nata l’idea di questa mostra fotografica congiunta, che vede esposti un progetto in fieri di Sara e un lavoro concluso di Chiara.

Sara, come nascono le fotografie del progetto Genesi?
Le ho realizzate tutte durante un workshop organizzato da Chicco Colombo. Si tratta di ombre scattate al di là di un telo illuminato con degli attori che stavano sperimentando semplicemente l’effetto della luce. Non c’erano prove in corso e non stavano allestendo una rappresentazione teatrale. Ho scattato tutto il giorno e ne sono derivate le fotografie oggi in mostra. Quello che vedi per me sono proiezioni di un’intimità che passa attraverso una pelle non c’è al contrario di quanto fa Chiara, che invece ferma sulla sua pelle tutto il dentro e tutto il fuori.

Chiara, cosa puoi raccontarci del tuo lavoro esposto al Civico 3 dal titolo Immagini tatuate?
I paesaggi fotografati sono luoghi a me cari, in cui sono cresciuta, che a forza di essere frequentati e visti sono tatuati su parti del mio corpo, sulla mia pelle. Il panorama è quello della Valle d’Aosta, che conosco fin dall’infanzia e che trasformo attraverso la mia sensibilità in due immagini sovrapposte.

Come si è sviluppata l’idea di intitolare la mostra Margine?
Sara: Abbiamo scelto Margine perchè fonde bene il tema Limite/Illimite del festival di filosofia  con i titoli della nostra produzione artistica (Genesi/Immagini tatuate).

Come avete lavorato all’allestimento? Perché posizionare gli scatti su lastre di alluminio?
Sara: Abbiamo deciso di allestire le opere alternandole. L’idea di esporle sulle lastre di alluminio è di Chiara, mantenendo quello che era l’effetto delle mie fotografie, disposte proprio su queste lastre a Letterature urbane, mostra dove mi ha invitato recentemente (Si tratta di una mostra internazionale a beneficio della Fondazione Airc che vede tra gli organizzatori proprio la fotografa vercellese).

Quello che percepisce il visitatore è proprio un senso di continuità tra le opere delle due fotografe, non c’è cesura, i linguaggi non stridono, ma si fondono. A prevalere è un senso di armonia, quasi di danza interiore per chi varca la soglia del Civico 3. Tutti i limiti, i margini, i confini che vivono nelle nostre menti vengono superati guardando le opere di Sara Gorlini e Chiara Màzzeri. E cosa dovrebbe fare l’arte se non questo?

Informazioni:
L’esposizione sarà aperta nel weekend del 25-26 febbraio. Orari: 11-13 / 15.30-19 Oppure su appuntamento  telefonando al numero 3407385564

Eleonora Manzo

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“Le Pezzotte” di Cristina Limido https://www.artevarese.com/le-pezzotte-di-cristina-limido/ https://www.artevarese.com/le-pezzotte-di-cristina-limido/#respond Mon, 30 Jan 2023 08:00:37 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68868 Gallarate – Con il titolo “Le Pezzotte” Maria Cristina Limido inugura, giovedì (2 febbraio) alle 17, la nuova personale nella sede di Azimut di via Borghi. “Ho chiamato Pezzotte i miei ultimi lavori – spiega l’artista – perchè il termine rimanda al riciclo di stoffe e materiali naturali assemblati in una forma morbida e soffice. […]

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Gallarate – Con il titolo “Le Pezzotte” Maria Cristina Limido inugura, giovedì (2 febbraio) alle 17, la nuova personale nella sede di Azimut di via Borghi.

“Ho chiamato Pezzotte i miei ultimi lavori – spiega l’artista – perchè il termine rimanda al riciclo di stoffe e materiali naturali assemblati in una forma morbida e soffice. Ho preferito la lievità del supporto in juta e panno, alla rigidità del legno e della tela; qualcosa che potesse fluttuare e muoversi nell’aria. Qualcosa che stuzzichi la voglia di toccarle”.

Il desiderio di calore, colore, di materia e sostanza ma soprattutto di leggerezza. “Pezzotte” riconduce anche all’idea di materiali poveri, semplici, di poco valore intrinseco. “Ho deciso – che avrei utilizzato tovaglie, rivestimenti di divani e poltrone avanzati e abbandonati in scatoloni nello scuro degli armadi, portandoli a nuova vita, attraverso l’esperienza cromatica e compositiva maturata in tanti anni di pittura”.

La tecnica con la quale l’artista affronta questo nuovo progetto è il collage, un linguaggio che permette di rompere gli schemi classici aprendo le porte a mondi fantastici in cui tutto è possibile.” Il collage è ibrido e consente a materiali diversi tra loro di incontrarsi e relazionarsi in un unico manufatto artistico, all’insegna dell’equilibrio nella mescolanza”.
Le tematiche che Maria Cristina ha affrontato sono esistenziali. Non manca però l’aspetto ludico dell’arte che qui ripropone nelle maschere tribali e nelle figure principali delle carte da gioco che altro non sono se non una visione grottesca e anacronistica delle famiglie reali contemporanee.

La mostra sarà aperta al pubblico sino al 26 febbraio e visitabile su prenotazione contattando lo 0331 160 4670.

Cenni biografici

Maria Cristina Limido nasce, vive e lavora a Legnano. Frequenta la Scuola Superiore di ArtI applicate del Castello di Milano ed ottiene il diploma e la specializzazione in figura dal vero. Compie anche un approfondimento nell’anatomia artistica presso pittori dell’altomilanese. Lavora con olio, acrilico, acquarello, pastello, china, tecnica mista e con la ceramica. Ultimamente ha sviluppato anche una serie di lavori di TEXTILE ART (Le pezzotte).Insegna disegno e tecniche pittoriche ed è Presidente del CAB Centro Artecultura Bustese, storica associazione degli artisti di Busto Arsizio fondata nel 1977. E’ inoltre Vicepresidente dell’associazione artistica legnanese AAL. Oltre quaranta le mostre organizzate, tra collettive e personali.

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Warhol: camaleonte o trasformista? https://www.artevarese.com/warhol-camaleonte-o-trasformista/ https://www.artevarese.com/warhol-camaleonte-o-trasformista/#respond Fri, 20 Jan 2023 15:01:07 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68801 Gallarate – “Camaleonte umano o eccellente trasformista che proteggeva la sua vulnerabilità?” E’ la domanda che Maurizio Vanni, curatore con Emma Zanella della rassegna “Andy Warhol. Serial Identity” in apertura da domenica al Maga,  pone a un ipotetico visitatore analizzando la vita e il percorso artistico del geniale artista. Una delle personalità più influenti e […]

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Gallarate – “Camaleonte umano o eccellente trasformista che proteggeva la sua vulnerabilità?” E’ la domanda che Maurizio Vanni, curatore con Emma Zanella della rassegna “Andy Warhol. Serial Identity” in apertura da domenica al Maga,  pone a un ipotetico visitatore analizzando la vita e il percorso artistico del geniale artista. Una delle personalità più influenti e complesse che ha operato nella seconda metà del XX secolo.

La mostra in calendario sino al 18 giugno,  per la prima volta in Italia, in collaborazione con l’Archivio di Ronald Nameth, presenta anche  l’installazione immersiva del video di Nameth Andy Warhol’s Exploding Plastic Inevitable with The Velvet Underground and Nico, documentazione della fantastica performance del 1966 che Warhol orchestrò creando una combinazione dove luci, musica ed arte diedero vita ad uno spettacolo unico.

Valentina Bigai

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Andy Warhol al Maga https://www.artevarese.com/andy-warhol-al-maga/ https://www.artevarese.com/andy-warhol-al-maga/#respond Fri, 20 Jan 2023 15:01:01 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68798 Gallarate – La tanto attesa mostra “Andy Warhol. Serial Identity” è finalmente arrivata e da domenica (22 gennaio) si aprirà al pubblico. Oltre duecento opere per intraprendere “un viaggio, fare un affondo anche emozionale alla scoperta del genio che ha cambiato la storia dell’Arte del Novecento. Emma Zanella e Maurizio Vanni, curatori dell’antologica, hanno raccontato […]

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Gallarate – La tanto attesa mostra “Andy Warhol. Serial Identity” è finalmente arrivata e da domenica (22 gennaio) si aprirà al pubblico. Oltre duecento opere per intraprendere “un viaggio, fare un affondo anche emozionale alla scoperta del genio che ha cambiato la storia dell’Arte del Novecento. Emma Zanella e Maurizio Vanni, curatori dell’antologica, hanno raccontato la mostra che rimarrà in calendario sino al 18 giugno.

Valentina Bigai

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“Oltre lo spazio e il colore – Art Exhibition” https://www.artevarese.com/oltre-lo-spazio-e-il-colore-art-exhibition/ https://www.artevarese.com/oltre-lo-spazio-e-il-colore-art-exhibition/#respond Tue, 13 Sep 2022 07:00:58 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67251 Besnate – Un percorso particolare quello che accompagnerà alla mostra di Elena Rizzardi, dal titolo “Oltre lo spazio e il colore – Art exhibition“, in apertura da sabato (17 settembre) in due sedi differenti: il Palazzo comunale e la Chiesa Santa Maria del Castello. Le location saranno collegate da un cammino ideato dall’artista che consentirà […]

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Besnate – Un percorso particolare quello che accompagnerà alla mostra di Elena Rizzardi, dal titolo “Oltre lo spazio e il colore – Art exhibition“, in apertura da sabato (17 settembre) in due sedi differenti: il Palazzo comunale e la Chiesa Santa Maria del Castello. Le location saranno collegate da un cammino ideato dall’artista che consentirà al visitatore di apprezzare sia la vena astratta (negli spazi del Comune), sia quella naturalistica (nella chiesa) del suo percorso artistico.

La presentazione critica è curata da Fabrizio Galli, direttore artistico dell’Associazione Culturale On the Road Art Gallery che così racconta Elena Rizzardi…

“… E’ un’ artista poliedrica legata alla materia che trasforma e piega in forme apparentemente casuali che racchiudono, però, un progetto intellettuale dal quale nascono non solo astrazioni ma paesaggi, architetture, memorie di viaggi, immagini oniriche che possono travalicare i confini della percezione immediata ma raggiungono le corde delle emozioni riportando alla mente, anche attraverso l’uso di colori naturali, immagini, sentimenti e ricordi in ciascuno di noi, a volte immediati, a volte dimenticati o rimossi. Ho seguito il suo percorso dagli inizi e ho sempre apprezzato la rigorosa ricerca di soluzioni innovative di materiali al fine di ottenere risultati estetici eleganti anche in opere di grandi dimensioni, così come la costante attenzione al bello, senza dimenticare la funzionalità dell’opera ed il suo inserimento in ambienti anche molto diversi; ricordiamo, infatti, che le sue opere hanno trovato spazio e grande interesse in paesi di tradizioni molto diverse in tutto il mondo. Quello che mi piace evidenziare è l’impronta personale che è intrinseca nelle opere di Elena, l’amore per la natura in tutte le sue espressioni, la sua solarità e anche talvolta i suoi dubbi, la perseveranza in una ricerca difficile che regala, però, ottimi risultati sia in termini artistici che intellettuali…” .

L’inaugurazione di “Oltre lo spazio e il colore – Art exhibition” è fissata alle 16 nella sede di Palazzo Comunale; la mostra proseguirà poi sino al 25 settembre osservando i seguenti orari: a Palazzo Comunale, domenica 18 settembre, 10-12 /16-18; venerdì 23, 16–18; sabato e domenica 10-12/16-18. Chiesa Santa Maria del Castello: sabato 17 settembre dalle 17 alle 21;
domenica10-12 /17-21; venerdì 23,  17-21; sabato e domenica 25 settembre  10-12 / 17-21.

Note biografiche

Elena Rizzardi, nata a Besnate (Va), grazie al diploma di maturità artistica e alla sua professione di arredatrice d’interni, ha potuto accrescere e sfogare la sua passione per la fantasia e creatività, elaborando tecniche di pitture diverse modellando tessuti come sculture esaltandone le forme e le ombre con l’intervento dei toni di colore. Ad oggi le sue opere sono esposte presso showroom e residenze private di prestigio soprattutto all’estero ad Atene, a Cannes, Dubai (UAE), Hong Kong (Cina), Londra, Lisbona, Lugano, Praga, Singapore (Rep. di Singapore) avendo la possibilità di abbinarle a grandi spazi con arredi di design moderno, coordinandole con colori e materiali personalizzati, amalgamandole con l’arredo stesso.

 

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A Somma Lombardo non c’è solo un castello https://www.artevarese.com/a-somma-lombardo-non-ce-solo-un-castello/ https://www.artevarese.com/a-somma-lombardo-non-ce-solo-un-castello/#respond Sun, 10 Jul 2022 10:00:36 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66446 Impossibile in tema di ville storiche non toccare Somma Lombardo che a leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” era “circondata da mura” e possedeva un saldo fortilizio. Quest’ultimo esiste ancora ma non è più quello originario perchè i marchesi Visconti di San Vito a partire dalla metà del Quattrocento e poi soprattutto nel Cinque […]

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Il castello Visconti di San Vito

Impossibile in tema di ville storiche non toccare Somma Lombardo che a leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” era “circondata da mura” e possedeva un saldo fortilizio. Quest’ultimo esiste ancora ma non è più quello originario perchè i marchesi Visconti di San Vito a partire dalla metà del Quattrocento e poi soprattutto nel Cinque e nel Seicento lo ingrandirono fino a trasformarlo in “un palazzo a forma di castello”.

Con simile destinazione, e giusto per assecondare lo svago prediletto dei Visconti, gli si affiancò uno sterminato parco disteso lungo il pendio della collina in vista della valle del Ticino, adorno di uno scenografico ingresso barocco da cui si intravvede, tra gli alberi, una mastodontica statua di Diana cacciatrice. Un’altra parte del giardino lambiva invece le prime case del borgo con frutteti e fattorie che la strada napoleonica del Sempione separò dal castello sancendo il loro inarrestabile declino.

Letto monumentale nel castello Visconti di San Vito

Il castello esibisce tutti i segni della dovizia e della potenza dei Visconti con affreschi di inizio Seicento nella cappella gentilizia, sulla volta dello scalone d’onore e in alcune sale, affreschi per i quali si è fatto il nome di Carl’Antonio Procaccini, fratello dei più noti Camillo e Giulio Cesare. I saloni, improntati a fasto e grandiosità, ebbero camini monumentali, soffitti lignei cassettonati e arredi pomposi; in un ambiente poi è riunita – passione di uno degli ultimi castellani – un’incomparabile collezione di piatti da barba che il “cavaliere” doveva reggere sotto il mento mentre un “Figaro bravo bravissimo” insaponava e radeva.
A Somma altre dimore si distinguono ancora per marcata dignità: una è quella appartenuta ai Campana, famiglia tra le più distinte alla quale appartenne Francesco, storico e giureconsulto oltre che pastore in Arcadia. Una villa non di delizia, ma ampia residenza stabile, situata appena dopo le case del borgo, alle spalle della chiesa di San Bernardino e circondata dalla campagna dove furono rinvenute tracce di epoca romana al momento della sua edificazione, intorno al 1660. Oggi, privata degli originari caratteri ambientali e distintivi, ha perso gran parte del suo autorevole prestigio.

Palazzo Viani Visconti

Anche l’edificio che ospita tuttora il municipio fu a suo tempo residenza di un nobile: il marchese Sebastiano Viani, milanese con palazzo in contrada Cerva, proprio dove stavano i Visconti di cui sposò un’erede: Teresa. A pochi passi dal castello, di fronte alla Parrocchiale dedicata a Sant’Agnese, era una dimora signorile conformata alle esigenze e alle mode settecentesche, dunque con porticato, sale di rappresentanza e una loggia affacciata sul giardino posteriore a cui si accedeva da una breve scala a doppia rampa ingentilita da un raffinato parapetto in ferro battuto. Dopo i Viani il palazzo subì non poche traversie, anche non lievi, a cui si è cercato di rimediare negli ultimi decenni del secolo scorso. Impossibile da recuperare tuttavia la raffinata, elegante atmosfera di quando i Viani lo abitavano.

Villa Melzi, Dolci

Altra villa da conoscere prima di lasciare Somma, anche per pensarci su, è quella appartenuta al conte Giovanni Antonio Melzi che trasformò in residenza di campagna un seicentesco convento francescano confinante con i possedimenti dei Visconti. Si era ormai nel terzo decennio dell’Ottocento e la villa, scenograficamente disposta su uno slargo selciato visibile dalla strada del Sempione, si qualificò per misurata imponenza e per la veste tardo neoclassica. Ora mette solo una gran malinconia a vederla nel suo desolato abbandono mentre la natura, giorno dopo giorno, ha riconquistato sui muri consunti i suoi eterni diritti.

Giuseppe Pacciarotti

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