Si è tenuta mercoledì 6 aprile la cerimonia di intitolazione del teatro Sociale di Busto Arsizio a Delia Cajelli (Castrovillari, 26 febbraio 1946 – Busto Arsizio, 17 aprile 2015), regista, artista ed educatrice che per oltre quarant’anni è stata, per usare le parole del sindaco Gigi Farioli, «l’anima e il cuore» della sala di piazza Plebiscito.  L’iniziativa, fortemente voluta dall’Amministrazione comunale, rientra nel percorso «Pietre vive», dedicato alla memoria di illustri concittadini o di personaggi di elevato spessore umano, sociale e culturale, e nato con l’intento di attribuire a luoghi significativi della città, siano essi siti di cultura, di sport, di arte e di bellezza, o semplicemente spazi di aggregazione, un’identificazione che trasforma la nuda pietra in testimonianza viva.

Fin dall’inizio della sua attività, che l’ha vista negli anni Settanta fondare a Busto Arsizio la compagnia «Gli Atecnici», la regista ha privilegiato il teatro di impegno civile e sociale, quello che «fa riflettere e solletica il pensiero».  Ha lavorato con i giovani e per i giovani, proponendo loro spettacoli su grandi classici della letteratura internazionale e organizzando numerosi laboratori di recitazione, anche nelle scuole di ogni ordine e grado.
Il Sociale di Busto Arsizio è stata la sua casa. Ne è stata il direttore artistico dagli anni Ottanta fino alla sua scomparsa. Lo ha trasformato in un «luogo di formazione e di produzione», inizialmente con la scuola di recitazione «Il metodo» e in seguito con il progetto «Officina della creatività», ma anche con numerosi spettacoli teatrali, molti dei quali hanno varcato i confini nazionali.

Tra le collaborazioni prestigiose della regista si annoverano anche quelle con il Centro nazionale studi manzoniani di Milano per lo spettacolo «Il Conte di Carmagnola» (1984), con il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera per la messa in scena de «La figlia di Jorio» di Gabriele D’Annunzio (1988), con la Casa Goldoni di Venezia per l’allestimento dei «Memoires» (1993) e con il Centro nazionale studi leopardiani di Recanati per «Sonavan le quiete stanze e le vie d’intorno» (1998).

Delia Cajelli ha curato la regia di spettacoli come «La coscienza di Zeno» di Italo Svevo (1996), «Amleto…in prova» (2000), «La locandiera» di Carlo Goldoni (2001), «Aspettando Godot» di Samuel Beckett (2003),  «Vita di Karol (Il mio Wojtyla)» (2011 e 2014) e«Donna de Paradiso lo tuo figliolo è priso», sacra rappresentazione proposta anche a Torino in occasione dell’Ostensione della Sacra Sindone del 2010.

La regista bustese ha scritto e diretto numerosi spettacoli sulla Shoah, ancora prima dell’istituzione della Giornata della memoria, meritandosi nel 2011 una targa dal Comitato Amici del Tempio civico Sant’Anna di Busto Arsizio per il suo «impegno culturale e civile a mantenere viva tra i giovani la memoria degli sterminati nei lager nazisti e a diffondere i valori della libertà, della solidarietà e della pace».  Indimenticabile il suo allestimento del romanzo «Se questo è un uomo» di Primo Levi, che, dal 1997 al 2014, è stato presentato in numerosi teatri e auditorium scolastici.

Da Teatro Sociale a Casa Cajelli. La storica struttura di Busto Arsizio è stata ufficialmente intitolata alla compianta Delia, registra, animatrice, educatrice. VIDEO