Quand’è che una storia diventa una bella storia? Facile, verrebbe da dire, quando finisce bene, magari col celebre “vissero tutti felici e contenti”.
Per me invece una storia diviene bella quando si è bravi a raccontarla; vale per le barzellette, ma vale anche per gli episodi tristi, che hanno comunque sempre una lezione da impartirci.
E quand’è che una storia si trasforma in Storia, con la esse maiuscola? Anche in questo caso la risposta parrebbe semplice: quando riguarda avvenimenti epocali o personaggi famosi.
A mio avviso, tuttavia, possiamo replicare la risposta di prima: quando c’è qualcuno bravo a raccontarcela.
Pensate, solo a titolo di esempio, ad Alessandro Barbero, che pur non avendo un canale tutto suo su youtube, ha più visualizzazioni di tanti cosiddetti influencer. I suoi video, anche quando sono piuttosto lunghi, vengono guardati con attenzione fino alla fine, perché la gente ama viaggiare nel tempo ed essere trasportata in altre epoche; ma desidera pure che il viaggio sia comodo, interessante, ricco di aneddoti e di curiosità; non vuole ascoltare sermoni o sorbirsi una sfilza di date.
A volte, durante una cena, mi trovo a discutere delle ricerche che mi sobbarco per scrivere i miei romanzi. Preso dall’entusiasmo e dalla foga, mi rendo conto di parlare troppo e temo di monopolizzare l’attenzione. Allora mi fermo e chiedo ai commensali se li sto annoiando e se non sia il caso di smettere. La risposta, bontà loro, è quasi sempre la stessa: «No, continua pure.» E aggiungono: «Se a scuola la Storia ce l’avessero spiegata come stai facendo tu stasera, l’avremmo studiata volentieri.»
A differenza loro, io sono stato fortunato. Fin dalle elementari mi sono imbattuto in insegnanti che, oltre che preparati, erano grandi affabulatori: amavano la loro materia ed erano in grado di trasmettere questo loro amore.
Seguendo indegnamente le loro orme, grazie alla rubrica che parte oggi, proverò pure io a trasmettervi la mia passione per la Storia. Mi sforzerò di farlo attraverso un linguaggio semplice, colloquiale e, quando serve, anche un po’ irriverente, che forse susciterà le critiche dei benpensanti: un rischio che però vale la pena di correre, se vogliamo restituire un po’ di vitalità a questa tanto meravigliosa quanto trascurata materia.
Mi occuperò soprattutto di storia locale, della nostra provincia e della nostra regione, ma non mancheranno le incursioni in altri territori, anche molto lontani da noi.
Pure voi potrete contribuire a questo mio viaggio nel passato, proponendo mete e argomenti che vi stanno a cuore e magari, perché no, suggerendo fonti nascoste alle quali attingere.
Per chiudere questa breve presentazione, due parole sul titolo, scelto in accordo con la nostra esimia direttrice. “Bella storia!” era un’espressione molto in voga, nella mia ormai lontana gioventù, come positivo commento conclusivo a qualsiasi episodio divertente, raccontato agli amici o alle amiche nelle varie occasioni conviviali.
Ho chiesto a mia nipote se per caso i suoi coetanei usassero ancor oggi tale espressione e mi ha guardato stranita, come se fossi appena tornato sul pianeta terra da un viaggio intergalattico. Insomma l’espressione “bella storia!”, dopo poco più di una generazione, è già diventata essa stessa parte della storia, in questo caso dell’evoluzione linguistica e gergale. Se si tratti di una storia, con la esse minuscola, o di una Storia, con la esse maiuscola, spetterà ai posteri stabilirlo.
Per il momento, allacciate con cura le cinture, perché – mi dicono – sulla macchina del tempo si balla parecchio.

Alessandro Cuccuru