Una mostra ricorda i 1700 anni che ci separano dall'Editto di MiUna mostra ricorda i 1700 anni che ci separano
dall'Editto di Milano

Era il 313 d.C. I due Augusti Costantino e Licinio proprio a Milano, allora Mediolanum e capitale dell'impero romano, promulgarono un editto, conosciuto come editto della tolleranza, che dava la libertà di culto ai cristiani, fino a pochi decenni prima vittime delle persecuzioni.

La tradizione lega l'editto al famoso sogno di Costantino, che prima della battaglia presso il Ponte Milvio contro il nemico Massenzio sognò nel cielo un trofeo luminoso a forma di croce ed una voce che prometteva la vittoria grazie a questo sogno. Oggi gli storici tendono a leggere con occhio critico l'episodio, e vedono alla base una scelta politica e di convenienza da parte dell'imperatore.

Qualunque sia la natura dell'episodio, di grande impatto fu l'effetto nella storia. Iniziò un nuovo periodo per l'Occidente, che ne accentuò la natura cristiana, fino all'editto di Tessalonica nel 384 d.C. con cui il cristianesimo divenne religione di stato. La mostra, come spiegano i curatori Paolo Biscottini e Gemma Sena Chiesa, vuole celebrare l'editto e fornire al visitatore un quadro generale degli studi relativi al periodo in cui l'editto fu promulgato, ovvero il lungo regno di Costantino, visto nella sua completezza.

La mostra è anche l'occasione per presentare gli scavi recenti di Milano. Infatti una parte della mostra è dedicata alla città di Milano, così come si presentava all'epoca di Costantino, quando era capitale dell'impero, e aveva un palazzo imperiale, edifici da spettacolo, terme e un primitivo complesso religioso paleocristiana nella zona del Duomo attuale.
L'editto vero e proprio è ricordato in una sezione, attraverso il testo dell'editto stesso e le riproduzioni di alcuni rilievi dell'arco di Costantino, fatto erigere a Roma in onore del nuovo imperatore vittorioso. In uno di questi è rappresentato l'esercito di Costantino proprio mentre esce dalla città di Milano. L'evento fu talmente epocale da modificare il modo di rappresentazione dello stesso Costantino e da rimanere caro nei secoli come mostrano alcuni arazzi del XVI secolo.

Fra paganesimo e cristianesimo. Gli oggetti in

Una mostra ricorda i 1700 anni che ci separano dall'Editto di MiUna mostra ricorda i 1700 anni che
ci separano dall'Editto di Milano

esposizione dimostrano come dopo l'editto paganesimo e cristianesimo convissero e anzi si affiancarono culti nuovi come Mitra, Attis, Cibele, Il Sole Invitto, tutti monoteisti. Un discorso simile vale per la simbologia cristiana, che riprende quella pagana. Statue raffigurano Gesù visto come Buon Pastore, immagine tratta dal mondo bucolico. Ampio spazio è dedicato al cristogramma, simbolo formato dalle iniziali di Gesù, che dopo l'editto cominciò ad essere usato nella scultura, ad esempio nei sarcofagi. Ma non solo, decorava oggetti di uso quotidiano, come gioielli, lampadari e persino fu aggiunto nel vessillo dell'imperatore.

La società dell'epoca.
In mostra oggetti che raffigurano la società dell'epoca, attraverso i suoi protagonisti. In particolare è dato spazio all'esercito, che l'imperatore Costantino riformò, aprendo l'accesso anche ai barbari romanizzati. Ecco quindi elmi addirittura in oro impreziositi da gemme, ma anche le insegne militari di Massenzio emerse negli scavi sul Palatino a Roma. E pendenti monetali in oro, coppe in argento, cammei, insomma oggetti di lusso e di potere.

Un angolo di Varese. In mostra, a testimonianza dell'artigianato raffinato dell'epoca, in un periodo che non fu decadenza come spesso si crede, anche la diatreta Cagnola, elegante bicchiere in vetro finemente lavorato, conservato presso il Museo Archeologico di Villa Mirabello.

Elena. L'ultima sezione della mostra è dedicata ad Elena, figura storica e religiosa. Madre di Costantino, il mondo cristiano la ricorda per la sua fede, per la sua opera di mecenatismo nei confronti di chiese, e soprattutto per la leggenda della croce. Si racconta infatti che andò in Terra Santa e riuscì a recuperare la croce di Gesù, di cui alcuni frammenti furono impiegati per la costruzione della corona di Costantino.

La mostra è senza dubbio un evento da non perdere, per i pezzi esposti di grande valore e per la gradevole e precisa musealizzazione. È una mostra a più livelli, storico, artistico, archeologico, antropologico e religioso, che affronta un momento fondamentale per la storia dell'Occidente e per la storia di tutti noi.