Si inaugura il prossimo 27 novembre una mostra di respiro internazionale che intende documentare la ricerca e la poetica di James Turrell e Robert Irwin, protagonisti di punta dell'arte ambientale americana. Due grandi artisti, già presenti nella collezione di Varese dagli anni Settanta grazie alla lungimiranza di Giuseppe Panza di Biumo che commissionò loro i memorabili site specific, che hanno segnato in maniera definitiva la relazione tra l'uso dell'architettura e la creazione di nuove esperienze visive.

Raccolte sotto il calzante titolo dato alla mostra, Aisthesis, cioè percezione dei sensi, le ventuno opere, tra proiezioni, installazioni e opere site-specic, le fotografie e i progetti provenienti dal Getty Library Research di Los Angeles e dal Guggenheim Museum di New York, racconteranno al pubblico il lavoro dei due artisti, il loro singolare utilizzo della luce come medium creativo e il fecondo rapporto con Giuseppe Panza.

Irwin e Turrel hanno sviluppato un'arte che utilizza la luce e lo spazio come strumenti espressivi. Turrell, artista anomalo, finanziatore della sua stessa arte, usa come materia prima lo spazio e la luce. Tra il 1974 e il 1976 l'artista californiano realizza alcune installazioni per Giuseppe Panza, tra cui skyspace, realizzato tramite un'apertura eseguita nella copertura di un ambiente: è il cielo a porsi, virtualmente, sul medesimo piano del soffitto, creando l'illusione che esso sigilli lo spazio sottostante. "… Intendo lavorare con il cielo nei miei lavori a Villa Panza. L'edificio stesso ha influenzato il lavoro, vale a dire dov'è lo spazio nel quale devo lavorare. Tutto è rivelato dalla luce, nella luce c'è verità assoluta. Luce e cielo sono la stessa cosa. Manipolo sia la luce naturale che quella artificiale perché entrambe sono una emissione di pura energia. L'unica differenza è che quella artificiale ha un solo colore o pochi colori quella diurna invece possiede una grande quantità di colori che noi però vediamo bianchi". La sua opera più audace rimane però la trasformazione di un cratere vulcanico nel deserto dell'Arizona, noto come Roden Crater. Eseguita in collaborazione con architetti, ingegneri, geologi e astronomi americani, prevede la realizzazione di complesse strutture architettoniche- con aperture adeguatamente eseguite e orientate – ove è possibile, per il visitatore, catturare e interagire percettivamente con la luce solare, lunare e stellare. Attraverso questi spazi, Turrell è capace di mostrare, in tutta la loro disarmante bellezza, l'esaltante forza e visionarietà delle sue soluzioni spaziali e luministiche nel nitore del clima desertico: lì ogni sensazione – visiva, acustica e tattile – subisce una dilatazione senza precedenti, predisponendo il fruitore a un viaggio nell'altro da sé che, al contempo, è un profondo e misterioso periplo interiore.

A metà degli anni Sessanta, Irwin iniziava a Los Angeles un'indagine sistematica sulla percezione: come vediamo, cosa vediamo, che cosa comprendiamo vedendo. In realtà, constatava lui stesso, noi non vediamo le cose, ma i nostri pensieri: la memoria è prevalente sulle informazioni che il nostro sistema nervoso ci trasmette dal mondo esterno. Le sue sono installazioni d'arte che riguardavano direttamente la luce e lo spazio: la base della percezione visiva, il cambiamento di luoghi, a volte esterni altre interni. Rileggiamo a proposito le parole di Panza: "Irwin è un'artista importante che lavora sull'analisi della percezione, scopo fondamentale della sua arte. A Biumo vi è un'opera di Irwin che consiste in un'apertura che guarda verso l'esterno, dove si vede la vita della vegetazione; il cielo e la luce che si riflette sui muri che dividono la stanza, bianca e vuota, creano una situazione dove la nostra presenza acquista un significato diverso da quello abituale; diventiamo consapevoli della nostra vera natura, diversa da quella coinvolta nelle necessità quotidiane. Sempre a Biumo vi è anche un lungo corridoio diviso a metà da un velario; a prima vista esso sembra la continuazione del muro, qualcosa di solido. Guardando con più attenzione si vedono ombre penetrare attraverso il velario. Il "muro" diventa quindi trasparente, quasi inesistente. E' la relatività delle nostre impressioni, dei nostri giudizi che si dissolvono a una più profonda conoscenza…".

Per questa importante esposizione Robert Irwin e James Turrell realizzeranno opere inedite ad hoc per gli spazi della Villa. Per la Scuderia Grande Turrell ha pensato a un Ganzfeld: un ambiente ampio, chiuso e quasi senza soluzione di continuità. Le sofisticatissime luci programmate insieme a uno spazio apparentemente vuoto impediscono agli occhi del visitatore di attaccarsi a qualunque specifica parte dell'architettura, rendendo quindi difficile percepire la

differenza tra le sensazioni visive generate internamente ed esternamente. Il termine Ganzfeld significa "campo totale" e deriva, infatti, da un'espressione della psicologia che indica l'effetto disorientante dell'essere immersi in un campo visuale omogeneo come potrebbe essere durante una tempesta di neve o quando si vola tra le nuvole.

Ad aprire la mostra Afrum I (White) di Turrell, realizzata nel 1966 e collezionata da Giuseppe Panza nei primi anni Settanta, oggi conservata al Guggenheim Museum di New York. L'opera è un'installazione che attraverso la proiezione della luce permette allo spettatore di scorgere un cubo luminoso fluttuare in un angolo della stanza, come se la luce fosse una presenza palpabile. Sbattendo le palpebre o cambiando posizione, il cubo scompare e la luce scivola di piatto sulla superficie della parete, richiamando così l'attenzione sulla sua delicata ed elusiva natura. Nelle sale adiacenti si scopre Untitled di Irwin che segna l'incipit del dialogo tra i due protagonisti della mostra. L'opera è un disco convesso di acrilico del 1969, proveniente dal Museum of Contemporary Art di San Diego, che sottolinea la necessità per l'artista di eludere il rettangolo tradizionale della pittura estendendosi, con l'utilizzo della luce naturale e della luce artificiale, oltre i confini del nostro stato di coscienza in una fisicità indeterminata.

Tra le opere presenti anche gli Holograms di Turrell, lavori tecnicamente complessi, realizzati con scrupolose e imprevedibili esposizioni di film olografico in grado di trattenere frammenti di luce multidimensionali. Gli Holograms esposti nella galleria al primo piano, in relazione con gli spazi e gli arredi originali della Villa – documentano le continue innovazioni tecnologiche dell'artista californiano realizzate con l'approfondimento del suo interesse per le molteplici proprietà della luce.

Aisthesis. All'origine delle Sensazioni. Robert Irwin e James Turrell
Dal 27 novembre 2013 al 30 ottobre 2014
Varese, Villa Panza
Orario: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00
Per info.: tel.0332 283960
Ingresso:
Adulti: 12.50 euro (martedì e mercoledì, 10 euro)
Iscritto FAI: 6 euro
Bambini 4-14 anni: 6 euro
Famiglia (2 adulti e 2 bambini fino a 14 anni): 30 euro
Giovani studenti (26 anni) feriale: 8 euro
Giovani studenti (26 anni) fine settimana e festivi: 10 euro