Primo appuntamento della stagione di conferenze al Museo ArcheolPrimo appuntamento della stagione di conferenze al
Museo Archeologico di Arsago Seprio

I mercoledì del Museo riprendono con un tuffo da Arsago al centro Italia, nella provincia di Frosinone, dove secoli fa viveva il popolo degli Ernici, ancora poco conosciuto. Relatrice della serata la giovane dott.ssa Rotondi, archeologa dell'Università Statale di Milano.

Le fonti.
Fonti storiche e letterarie parlano degli Ernici come di un popolo di abili e infaticabili guerrieri, che ebbero rapporti variabili con Roma, fino alla sottomissione nel IV secolo a.C. A questi dati si affiancano le scoperte archeologiche, in alcune città ancora oggi esistenti.

Le origini.
Controverse le origini di questo popolo, alcuni studiosi vedono una derivazione dai Marsi, popolazione italica, altri studiosi propongono una derivazione dai Pelasgi, popolo orientale, tesi senza dubbio suggestiva, ma forse un po' troppo mitizzata.

Le città, Anagni.
Sono le città moderne a nascondere le tracce di questo popolo. Prima fra tutte Anagni, che conserva parte delle mura di cinta risalenti probabilmente al IV secolo a.C, costruite però su un abitato precedente, ancora più antico. Gli scavi hanno riguardato due santuari, Santa Cecilia e Osteria della Fontana. Molto interessanti le offerte votive individuate, ovvero fosse riempite di materiali a scopo religioso. All'interno sono presenti ceramiche, oggetti in metallo (ornamenti, lamine, fibule, chiavi), materiali preziosi, come l'ambra. Lo studio dei materiali mostra la presenza di oggetti riferibili agli Etruschi, popolo principale del centro-Italia in epoca preromana, prodotti locali, che spesso imitano modelli etruschi e importazioni dal mondo greco.

Un popolo mobile.
Questi elementi dimostrano la vivacità del popolo degli Ercini, non chiuso nella propria area, ma in collegamento con Etruschi, Greci, ma anche più a Nord con i popoli che commerciavano l'ambra.

Poche tracce, ma di peso!
Anche altre località, come Veroli e Fermentino mantengono tracce di cinte murarie in blocchi sbozzati, ma è soprattutto Alatri a colpire per la propria imponenza. Qui infatti si conservano i muri dell'acropoli, possenti, che delimitano una forma particolare, che non trova riscontri in altre città, ma che ricorda la costellazione dei gemelli, in un ipotetico legame cielo-terra., di matrice greco-orientale.
Particolare anche la porta maggiore, alta 4 metri, che permette l'accesso all'acropoli, una struttura ad architrave di immani dimensioni e peso, seconda nel Mediterraneo alla famosa Porta dei leoni a Micene.
Una interessante passeggiata nell'archeologia fuori porta, utile, come ha sottolineato la dott.ssa Alpago Novelli Ferrerio, conservatrice del museo, ad allargare gli orizzonti e a confrontarsi con altre realtà archeologiche.