Provate a cercarlo quel libro nelle antologie di letteratura, nelle direttive scolastiche che il perfido linguaggio burocratico definisce "indicazioni riguardanti gli obiettivi di apprendimento", nelle biblioteche dei licei. Ebbene, in tutti questi luoghi fisici e mentali "Le avventure di Pinocchio" non lo troverete e questa, che pure è un'esclusione scandalosa, è forse anche la sua fortuna perché al romanzo scritto nel 1881 da Carlo Lorenzini con lo pseudonimo di Carlo Collodi è stata risparmiata l'onta della lettura obbligata.

Come, infatti, augurare a questa deliziosa opera – ancora carica di un'invidiabile freschezza – il destino conosciuto da Carducci e Manzoni, Montale e Leopardi, quello cioè della ripetizione mnemonica, dell'analisi inutilmente minuziosa raccontata in migliaia di aule scolastiche? Già, perché perfino nelle case di chi ha poca dimestichezza con i libri quel romanzo un posto se l'è da tempo conquistato e lo mantiene passando di mano in mano, letto, ascoltato, immaginato, raccontato, forse perfino sognato. E poi – molti forse ne saranno sorpresi – "Le avventure di Pinocchio" è un libro irrinunciabile per un pubblico sterminato, visto che è stato tradotto in 240 lingue ma il successo non gli ha impedito di essere anche contemporaneamente amato da raffinatissimi intellettuali.

Pescando in un lunghissimo elenco si possono citare Carlo Chiostri e Giovanni Mosca che lo hanno illustrato, Luigi Comencini e Roberto Benigni che lo hanno filmato, Carmelo Bene che lo ha messo in scena, Giorgio Manganelli che lo ha analizzato criticamente in un saggio elegantissimo di raro acume ma anche Stephen Spielberg e Tim Burton che a Pinocchio continuano a pensare o Carlo Rambaldi che prima o poi riuscirà a costruirlo con la sua inventiva poetico-scientifica. Una cosa va detta con forza: al contrario di quanto molti pensano, "Le avventure di Pinocchio" non è quel che sembra, un romanzo rivolto ai bambini come lo è invece il suo precedente "Giannettino".

Troppo complessa, troppo carica di simbolismi, troppo umbratile questa storia per non immaginare di doverla trattare con attenzione sospetta. Anche la trama non è così semplice da riassumere perché il percorso è tortuoso, impregnato di contraddizioni, ricco di personaggi, carico di sorprese, svolte, colpi di scena. I riferimenti letterari sono nobili – la solida struttura da romanzo picaresco, il nome di Pinocchio che riprende quello dello Zanni della Commedia

dell'Arte, l'evidente citazione de "L'asino d'oro" di Apuleio qui depurato dei suoi elementi mistico iniziatici – ma il tutto è calato in una realtà sociale, quella dell'Italia di fine Ottocento, che resta sullo sfondo. Per quanto immersa in una dimensione sospesa e quasi atemporale, la storia si svolge in un Paese di trenta milioni di abitanti il 70% dei quali impiegati in agricoltura, che avevano un'aspettativa di vita di 33 anni e che subivano una mortalità infantile del 25%. La "Tassa sul macinato" che proprio nel 1881 sarebbe stata prima attenuata e poi abolita dopo la grande mobilitazione di protesta, comprimeva le campagne cui il Parlamento – eletto dal 2% della popolazione – dedicava poca attenzione e quando lo faceva era per assecondare gli interessi dei latifondisti.

Era un mondo semplice quello che gli occhi furbi di Pinocchio osservavano, quello dove bisognava ingegnarsi anche per rimediare qualcosa da mangiare, dove le merci erano rare, dove il risparmio non era solo una scelta ma un'atavica necessità. Ed è su questo sfondo che tutto si muove evocando la Vita- il legno già parla ed è ancora informe – e la Morte, la Sincerità dei sentimenti e l'Inganno dei gaglioffi, lo Spazio e il Tempo continuamente compressi o dilatati, l'Essere e il Dover Essere, la Realtà e l'Illusione, la Saggezza un po' noiosa e l'Ignoranza supponente, il rivelarsi e il nascondersi, l'Amore e la Crudeltà, l'apparente linearità della

narrazione e le mille trappole dialettiche che nasconde.

Più leggi questo libro e più scopri particolari sorprendenti che accettiamo pur nelle loro evidenti contraddizioni: armadi chiusi come nelle favole, esseri di legno che soffrono fame e sete come nelle leggende, animali parlanti come nei miti, inseguimenti notturni come nella letteratura noir. Era inevitabile che un materiale dotato da tanta ricchezza potesse far da punto di riferimento per un gruppo di ragazzi- tutti diplomandi dell'Istituto Italiano di Fotografia – che per un anno sono stati stimolati ad interpretare "Le avventure di Pinocchio" per far emergere una loro personale interpretazione, liberi di esprimersi senza vincoli che non fossero quelli del costante richiamo al testo letterario. Il risultato che qui viene pubblicato intende così indagare nelle atmosfere collodiane facendone emergere le mille sfumature che l'immagine sa evocare. Usando i colori più intensi e il bianconero più delicato, sintetizzando tutto in una sola immagine o creando una sequenza fortemente narrativa, attualizzando ironicamente i personaggi o immergendoli in atmosfere oniriche, i giovani fotografi hanno così creato un labirinto di stimoli visivi all'interno del grande pesce che ha inghiottito, per farli ritrovare, Pinocchio e Geppetto. Saremo noi, che potremmo immaginare esposti invece, a trovarci e confrontarci perché ancora una volta scopriamo quanto il rapporto fra letteratura e fotografia possa essere fruttuoso e ricco di sorprese.

Ed è allora, quando la lettura del testo fatta da adulti ha consentito di scoprirne le sue sorprendenti potenzialità, che possiamo immaginarci quanto quella di Pinocchio non sia una sola storia già scritta ma un modello di riferimento affidata a chiunque voglia scrivere o riscrivere il suo Pinocchio. 

PINOCCHIO, UNA STORIA POSSIBILE
Da un progetto di ROBERTO MUTTI realizzato dai giovani talenti dell' Istituto Italiano di Fotografia
Dal 10 novembre al 15 dicembre 2013
Gorla Maggiore, Torre Colombera, via Canton Lombardo
Orari: venerdi e sabato dalle 16.00 alle 19.00
domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Ingresso libero
Inaugurazione: DOMENICA 10 NOVEMBRE, 11.15

MUSICAL DOMENICA 10 NOVEMBRE ORE 16.00
presso CENTRO PAOLO VI – ORATORIO SAN CARLO
PINOCCHIO…. UN BAMBINO SPECIALE
a cura della Cooperativa IL GRANELLO