Quante volte camminando per il centro ci siamo fermati tra le bancarelle a contrattare per un pezzo vintage o ci siamo imbattuti nel classico quadro di un artista sconosciuto, che però ci hanno assicurato si rivelerà un ottimo investimento per il futuro. Qualcuno di noi avrà pure pensato "perché non lo potrei fare anch'io ?". Proprio questo è lo spunto da cui siamo partiti oggi. Certo un'entrata extra è sempre un gradito incentivo, ma ciò che alimenta la nostra ambizione è soprattutto la soddisfazione di vedere il proprio lavoro apprezzato e riconosciuto, e questo non ha prezzo.

Ma quali sono i primi passi per poter vendere effettivamente una propria opera "alla luce del sole", senza cadere cioè nel sottobosco del "sommerso"?

Armati quindi di un certo entusiasmo e di altrettanta impazienza, ci apprestiamo a risolvere le prime incombenze. Solitamente giunti a questo punto, i dilemmi si dividono qui tra la preoccupazione di vedere riconosciuto il proprio lavoro come opera personale dell'ingegno e quella di dover aprire una partita iva. Per il primo quesito, si rimanda direttamente alla società italiana degli autori, la cosiddetta Siae, mentre per il secondo si apprende piacevolmente che se non si intende fare dell'arte un impegno lavorativo a tempo pieno, non sussiste l'obbligo all'apertura della partita iva (o almeno entro la soglia dei 5000 euro annui). L'unico obbligo è quello di rilasciare i dati dell'avvenuta transizione del bene, dovremo quindi segnare, all'interno di un blocco ricevute prestampato, il nostro codice fiscale con la descrizione del bene venduto e il relativo compenso. Si, perché alla fine dell'anno il tutto dovrà comunque essere riportato nella denuncia dei redditi. Se volessimo poi intraprendere questa saltuaria attività tra le vie cittadine, dovremmo adempiere inoltre al pagamento di una tassa per l'occupazione del suolo pubblico ( la COSAP). A questo punto però la trama si infittisce, se non altro per quello che riguarda la situazione a Varese. Mentre per la città di Milano si è provveduto a sviluppare un modello di prenotazione degli spazi funzionale e informatizzato, da noi siamo ancora in attesa di un provvedimento analogo, che possa snellire le procedure, attualmente piuttosto lunghe. In effetti sul piatto vi è una proposta del Consigliere comunale Alessio Nicoletti (Movimento Libero), risalente allo scorso agosto, che tuttavia non è ancora stata ratificata.

Di seguito diamo a lui la parola per descrivere il provvedimento che potrebbe cambiare le cose nella nostra provincia:

Consigliere, come si concretizza attualmente la procedura di assegnazione del suolo pubblico a fini di intrattenimento artistico e di vendita artigianale? 

"E' una procedura burocratica lunga e complessa, con tempi non celeri e incerti. Sicuramente non incentiva gli artisti di strada ad esibirsi a Varese.

Cosa cambierebbe armonizzandola con quella in vigore per esempio all'interno del capoluogo regionale ? 
"La nostra proposta intende dotare Varese di un regolamento per l'arte di strada. Regolamento che è stato introdotto già in molte città. Per intenderci, ci riferiamo a giocolieri, acrobati, mimi, suonatori, attori, burattinai, madonnari, poeti, clown, prestigiatori. I tempi ipotizzati sono celeri e la procedura snella. L'artista potrà esibirsi previa compilazione dell'apposito modulo fatto pervenire almeno 5 giorni lavorativi prima e l'ufficio competente entro 3 giorni dall'avvenuta ricezione del modulo, comunicherà al richiedente eventuali motivi ostativi all'accoglimento della richiesta. Un bel passo in avanti!"

Dobbiamo aspettarci tempi lunghi per la delibera definitiva? 

"Credo sia ipotizzabile portarla in Consiglio Comunale a Settembre."

Per approfondire:
Sito Comune di Milano: Home > Come fare per > Occupazione suolo-sottosuolo pubblico/carraio/dissuasori L'arte di strada a Milano