L'arte del Rinascimento torna nelle sale di Palazzo Reale con una grande mostra dedicata alla figura di Bernardino Luini e dei suoi figli, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. La mostra, articolata nelle sale del piano nobile e nella Sala delle Cariatidi, racconta l'intero percorso dell'artista, dalle ricerche giovanili ai quadri della maturità, con un occhio costante da un lato ai lavori dei suoi contemporanei (Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Cesare da Sesto e molti altri), dall'altro alla traiettoria artistica dei figli di Luini, in particolare del più piccolo Aurelio. 


Un intero secolo di arte lombarda va dunque in scena a Palazzo Reale attraverso tele, tavole, disegni, affreschi staccati, arazzi, sculture in legno e marmo, codici miniati e volumi a stampa. Il percorso espositivo presenta una serie di 200 opere provenienti soprattutto dalle raccolte milanesi (dalla Madonna del roseto della Pinacoteca di Brera al Sant'Antonio del Poldi Pezzoli) ma integrati da significativi prestiti americani e europei, per esempio dal Louvre e dal Jacquemart-André di Parigi o dall'Albertina di Vienna. Una mostra che ha anche il pregio di essere nata "dentro la scuola e per la scuola", come spiegano curatori "Nel disegnare questo progetto, ci siamo mossi come insegnanti e non (solo) come studiosi, con l'intenzione di coinvolgere direttamente gli studenti nel momento di preparazione della manifestazione: hanno collaborato infatti sia studenti di diciotto anni che giovani studiosi che si sono formati con noi".

Agosti e Stoppa ci accompagnano idealmente nel percorso espositivo, fornendoci alcune interessanti chiavi di lettura.


Perché questa mostra su Bernardino Luini e i suoi figli, un artista forse lontano dai "grandi nomi" a cui il pubblico è abituato?
Molto banalmente perché il direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina, ce l'ha chiesta. Ma anche perché speriamo possa servire all'industria delle mostre per capire che non esiste solo il ristretto numero  di nomi su cui ci si orienta per sbigliettare. C'è anche da riflettere sul fatto che per i nostri nonni – e ancora per i nostri padri – Bernardino Luini era un "grande nome". Non era un nome così oscuro come per i ragazzi che affollano oggi l'Università volendo laurearsi in Beni Culturali.


Come artisti, che importanza hanno avuto nel loro tempo?
L'importanza di Bernardino Luini e dei suoi figli nel loro tempo è relativa e la mostra in questo senso non cerca di cambiare le carte in tavola rispetto alle gerarchie di valore: i quadri di altri protagonisti sia del tempo di Bernardino Luini, come Bramantino, sia del tempo di suo figlio Aurelio, come il misconosciuto Giovanni da Monte, sono sicuramente di maggiore impatto per invenzioni e qualità di quelli dei protagonisti dell'esposizione. Ma la rilevanza di Bernardino Luini si misura sulla lunga distanza: il visitatore può percorrere le tappe salienti della sua fortuna critica, ininterrotta attraverso i secoli, grazie gli apparati presenti in mostra.

Quali innovazioni hanno introdotto con la loro pittura?
Bernardino Luini ha messo a punto uno stile piano, adatto alla preghiera, con la giusta combinazione di un Leonardo depurato dalle implicazioni emotive e sentimentali più complicate, e di un Raffaello ridotto al solo aspetto di grazia. E questo gli ha garantito lunga vita dal punto di vista dell'apprezzamento. Aurelio ha cercato, per una questione generazionale, il confronto con il Manierismo, con Tiziano prima di tutto, ma implicitamente anche con il michelangiolismo che affiorava un po' dappertutto nel suo tempo.

Quali sono i temi principali della loro opera?
Luini è noto soprattutto per essere un pittore di Madonne, ma abbiamo cercato di evitare di fare una mostra noiosa solo su quei temi.


Quali sono le novità scientifiche emerse grazie alla mostra?
Sperando di non cadere nel famoso detto "chi si loda si imbroda" le acquisizioni, piccole o grandi, oggettive, sono tante dal punto di vista scientifico (precisazioni di cronologie o di passaggi di proprietà, reinterpretazioni iconografiche, inediti…). Ma la novità sta piuttosto nell'affrontare una mostra monografica su un pittore inserendolo nei diversi contesti in cui si è trovato ad operare, cercando confronti precisi e non generici. Altra novità è l'idea di affrontare un pittore con la sua storia famigliare: non limitandosi cioè al capostipite. Dando spazio ai suoi figli e alla sua bottega che, come in un romanzo popolare, si ritrovano a fare i conti con il successo e la notorietà di Bernardino. Per riuscire ad eguagliarlo devono cercare di mettere a punto una formula stilistica altrettanto fortunata, cercando di sfidare i nuovi demoni del momento: non più Leonardo e Raffaello, ma Tiziano e Michelangelo, o i loro surrogati. L'altra novità non meno rilevante è il significato politico di un'esposizione del genere: non il pacchetto che arriva preconfezionato da un museo o dai depositi di più musei, ma l'idea di fare una grande mostra, come si faceva una volta, con i prestiti dall'estero e da vari enti o privati, evitando però le opere in vendita dagli antiquari. A questo abbiamo abbinato il nostro mestiere di insegnanti all'Università statale di Milano, coinvolgendo nella redazione dei cataloghi (sia quello della mostra che quello degli itinerari connessi) gli studenti: dai triennalisti ventenni ai post-dottorandi ormai quasi quarantenni, senza subappaltare schede, ma controllando e riverificando tutto, nei limiti del possibile.


Anche per questa mostra sono stati predisposti degli itinerari di visita, come è organizzato il volume?
Il volume è organizzato in ordine alfabetico comprendendo sia le opere di Bernardino Luini che quelle dei figli. Da Barlassina a Vigano certosino, ma passando per luoghi più noti, come San Maurizio a Milano o il Santuario di Saronno. Il visitatore può idealmente continuare il percorso della mostra creandosene uno proprio: da Milano al Lago di Como (compreso il ramo di Lecco), a quello Maggiore, arrivando fino a quello di Lugano.