In questa seconda puntata dedicata al Vietnam riporto finalmente, a grande richiesta, una parte del racconto che da il titolo alla mia raccolta del 2020 edita da Aporema: Un albergo a mille stelle.

«Chi ha tanti soldi e viene in Cambogia dorme in un albergo a quattro stelle. Il cambogiano invece dorme in un albergo a mille stelle. Guarda là» e indica il villaggio di baracche, barche e palafitte di legno marcio, «il cielo, un’amaca e due alberi a noi possono bastare!» ci rivela scherzando Saveth, la nostra guida, che ha vissuto la sua infanzia sotto il regime di Pol Pot. Erano anni in cui, in nome di un’assurda ideologia, tutti i bambini venivano separati dai genitori e allevati in orfanotrofi comuni. Il suo racconto è straziante. Tra il 1975 e il 1979 circa un quarto della popolazione venne torturata o massacrata, non c’era cibo sufficiente e gli adulti erano obbligati ai lavori forzati. Chi riusciva a scappare all’estero, o almeno a darsi un’istruzione, era un privilegiato. «Il mio più grande desiderio ora è riuscire a mandare tutti e tre i miei figli all’Università.» È in luoghi come questi che dovremmo avvertire in modo profondo similitudini e diversità rispetto al nostro mondo, cominciando a capire e ad amare le differenze.

Certi viaggiatori si vantano spesso di sentirsi a casa loro quando si trovano in luoghi remoti. Io credo invece che dovremmo sempre sentirci spaesati di fronte all’altrove. È così che comincia il viaggio: un primo passo per andare oltre. Solo percorrendo le vie della terra possiamo renderci conto che ormai siamo abituati a dare troppe cose per scontate. Ciò che per noi è un momentaneo disagio, per la maggior parte del pianeta è la normalità. Aprire un rubinetto e veder scorrere l’acqua, addirittura calda, mangiare tre volte al giorno, accendere l’irrinunciabile condizionatore sono privilegi che possiede meno del 10% della popolazione mondiale. Da queste parti il diritto alla vita, magari anche dignitosa, è un’immensa fortuna, o anche soltanto un’attesa karmica della prossima reincarnazione. In ogni angolo del Vietnam e della Cambogia che abbiamo percorso, grazie anche alla generosità di tanti amici, abbiamo lasciato una piccola traccia del nostro passaggio: una moneta, una carezza, palloncini per i bambini, qualche donazione alle scuole. Ciò che potrebbe sembrare un piccolo gesto, per loro è sempre un grande dono. Di sicuro lo è stato per noi.
Vietnam e Cambogia, 10 – 26 Ottobre 2015