Il carro ricostruito - Museo di ComoIl carro ricostruito – Museo di Como

Nella scorsa puntata Artevarese ha raccontato la storia più antica di Como, ora accompagna il lettore in un viaggio virtuale fra gli oggetti più significativi della cultura di Golasecca conservati nelle sale del Museo Giovio.

Sono ben diciotto le sale del Museo dedicate al periodo storico compreso fra VIII e IV secolo a.C, con reperti che mostrano l'evolvere della cultura nei secoli. In grande quantità sono presenti le urne funerarie, decorate dai triangoli, i cosiddetti denti di lupo, dove si conservavano le ceneri del defunto e anche gli oggetti del corredo, come bracciali in bronzo, pugnali e spade.

Ma ci sono anche gioielli e monili, come le collane in ambra-pietra preziosa proveniente dal Baltico-, catenelle con pendagli usati soprattutto dalle donne, e fibule, cioè fibbie, dalle più svariate forme, usate per tenere uniti i vestiti.

Fra gli oggetti si segnalano vere e proprie rarità, preziosi appartenenti agli esponenti di spicco della società golasecchiana. Un esempio è dato dalla cosiddetta tomba del carrettino, così chiamata dal modello di carro in miniatura conservato, probabilmente usato nelle cerimonie religiose. Sempre dalla medesima sepoltura provengono i morsi in bronzo di un cavallo: si può dedurre che l'animale, elemento di grande prestigio, uno status symbol della nobiltà guerriera, venne sepolto assieme al suo padrone.

Legati all'ambito sacro, sebbene la loro funzione non sia ancora nota, sono i cosiddetti doppieri, vasi a più bocche su più "steli", forse legati a qualche offerta religiosa; allo stesso modo i vasi paperella, così chiamati per l'aspetto che ricorda il ventre di una papera, probabilmente pertinenti al culto del sole, che ogni giorno su una barca dalla forma simile alla paperella stessa, percorre il cielo.
Non solo armi, religione, ma anche il banchetto, una usanza che il mondo golasecchiano riprese dal mondo etrusco, col quale comunicava attraverso fitti scambi commerciali. Ecco così comparire le situle, grossi contenitori svasati in bronzo, spesso lavorati a sbalzo, databili al secolo VII a.C., e in seguito, nel secolo IV a.C., di diretta importazione etrusca, le brocche per versare a tavola il vino.

La vivacità di questa cultura è evidenziata dagli oggetti di chiara importazione: sia Etruschi, come si è detto già, che antichi Veneti, di cui sono presenti nelle vetrine i tipici vasi decorati a bande rosse e nere, e ancora Greci stessi, come confermano frammenti di piatti a figure rosse rinvenuti nelle sepolture della ca' Morta.
Una delle ultime sale conserva due degli oggetti più particolari dell'intera collezione. Il primo è il carro, in parte ricostruito, in origine smontato e posizionato all'interno di una sepoltura, ormai nota come "la tomba del carro". Altro pezzo significativo, un coltellino svizzero ante litteram, cioè un servizio da toilette portatile, comodamente appeso ad un gancio, da portare cioè alla cintura, composto da pinzette e nettaorecchie. Prezioso anche nel materiale, lamina bronzea, placcata in oro.

Questo il primo assaggio della ricca collezione del museo di Como; prossimo appuntamento con la romanità.