Qualcuno si ricorda dello Spazio Scultura Gipsoteca Pellini Bozzolo , inaugurato più di un decennio fa in quel di Marchirolo? Lungo la provinciale della valle, esistono i cartelli che direzionano sulla "Gipsoteca", ubicata in un'ala dello stabile di proprietà comunale, già albergo, sede della Biblioteca Civica e delle scuole elementari.

Sarà la lunghezza un po' prolissa del nome, sarà la posizione un po' defilata, la gipsoteca che ospita una collezione di tutto rispetto, con modelli in gesso non secondari di Eugenio Pellini (nella foto in alto), Eros Pellinied Adriano Bozzolo , non ha sinora avuto un'esistenza felice. Se provate a visitarla, senza annunciarvi, c'è il rischio che facciate il viaggio, non sempre agevole, invano.

Inaugurata con tutta la buona volontà del caso, con un catalogo che (almeno lui) rimane a disposizione di studiosi e curiosi, a cura di Fabrizia Buzio Negri, a partire dall'Amministrazione subentrante a quella capitanata dal Sindaco Dino Busti (che fortemente volle realizzare l'opera), lo Spazio Scultura ha patito, se non l'oblio, un'esistenza stentata, rotta soltanto da qualche manifestazione sporadica.

Raggio di sole, di A. BozzoloRaggio di sole, di A. Bozzolo

Ad esempio, chi scrive partecipò alla mostra per il decennale dalla scomparsa di Eros Pellini, sperimentando di persona difficoltà e limiti vistosi legati alla gestione dello spazio in questione. Spazio che non è mai entrato nella vita e nell'esperienza del paese, vuoi per la carenza delle risorse destinate alla sua valorizzazione, vuoi perchè Marchirolo è un esempio clamoroso – da manuale di sociologia – della disgregazione di una comunità civile promiscua, assorbita dalla vita materiale e sprovvista di un'identità legata al territorio di residenza.

Fatto sta che qualcosa eppur si muove, dalle parti del Municipio, e non di poco conto. Nel frattempo, Dino Busti è "tornato in sella" e, da marchirolese DOC, non demorde e tenta un rilancio dello Spazio Scultura, se non dimenticato per lo meno trascurato, proprio dall'ente che doveva accudirlo. Il Comune si appresta infatti a cambiarne la sede, anche se forse non è lì che occorrerebbe incidere.

Quella attuale verrà destinata a refettorio scolastico, mentre è stato identificato un altro stabile di proprietà comunale, nel centro storico di Marchirolo, in via Garibaldi, anch'esso albergo sino a vent'anni fa, già venduto in asta a privati, ma con il vincolo di risanare il pianterreno al fine di adibirlo a nuova sede permanente della gipsoteca. La vendita pare già avvenuta, manca soltanto la formalizzazione notarile e l'appaltamento dei lavori che – assicura l'Ufficio Tecnico del Comune – rientrano nell'ordine della ristrutturazione e straordinaria manutenzione, questione, quindi, di mesi.

A proposito del trasloco della gipsoteca, a parte il sindaco Dino Busti, che ci crede fermamente, spinto dall'ottimismo della volontà, abbiamo interpellato lo scultore Adriano Bozzolo, colui che ha donato alcuni modelli alla gipsoteca e che ne è l'attuale presidente. Dalle sue parole – e dalla sua non più verde età – trapela una disincantata prudenza sul destino della gipsoteca che porta anche il suo nome. Coinvolto dall'amministrazione, non si è tirato indietro e auspica un vero rilancio della struttura, ma non si fa illusioni, alla luce del decennio trascorso.

Tutta la vicenda farebbe pensare a un tentativo di salvataggio condotto in buona fede, ma inefficace nei confronti dei veri problemi da affrontare. Non di un nuovo spazio c'era bisogno, ma di un curatore vero e di una politica culturale attrezzata e adeguata, oggigiorno da svolgere non da soli, ma coordinandosi con simili realtà del territorio.

Le gipsoteche non mancano, nella provincia varesina, soprattutto nella fascia di confine con la Svizzera, basti pensare agli esempi di Viggiù e di Cantello. Se è vero che le popolazioni residenti non sono più comunità omogenee, sensibili e legate alle proprie storiche radici di cultura e di mestiere, le amministrazioni pubbliche non possono sottrarsi al compito di salvaguardare e proporre, con modalità nuove ed efficaci, il patrimonio locale.

Non di spazi, si tratta, che anzi si continuano ad acquisire, non sempre a ragion veduta, ma di persone capaci e motivate. Le premesse (la volontà politica) e la sostanza (le opere dei due Pellini e di Bozzolo) dello Spazio Scultura di Marchirolo, non si discutono. "Soltanto" trasferirlo, non sarà un alibi?